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Come si fa a restare davvero svegli come ci chiede il Signore?

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Jan Faukner | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 27/08/20

Che la morte ci sorprenda da vivi, si e ci augurava Don Tonino Bello. Così dobbiamo farci trovare, concentrati sulla vita, certi della sua destinazione, memori del fatto che i padroni non siamo noi, ma solo servi e custodi.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.  
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti». (Mt 24,42-51)
“Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà”. Strano modo quello di Gesù di farci preparare all’esperienza della morte. La paragona a un ladro che non si lascerà scoraggiare dal venire a scassinare la nostra casa. Non ci sarà sistema d’allarme che riuscirà a trattenerlo, e l’unica cosa intelligente che potremo fare sarà rimanere svegli e sorprenderlo. “Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni”. Don Tonino Bello, straordinario vescovo che speriamo di vedere presto santo, amava dire: “che la morte ci trovi vivi”. Sarebbe davvero un buon modo di morire: da vivi, e non da morti in maniera anticipata. Infatti ci sono volte che diventiamo talmente tanto rinunciatari, da vivere come se fossimo già morti, con una rassegnazione che rasenta il rigor mortis. Ma c’è anche di peggio: ignorare la memoria che dobbiamo finire questo viaggio e pensare di poter vivere sempre da furbi, come quelli che non devono mai rendere conto di quello che hanno combinato: “Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti”. All’inferno non ci vanno quelli che sbagliano, ma quelli che scelgono di sbagliare pensando di essere più furbi degli altri, cadendo sempre in piedi. La morte è quel grande bagno di realismo che ci ricorda che non abbiamo le redini in mano per sempre.
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