Anziché rallegrarmi di quei rami gettati ai piedi del Maestro, mi copro di tristezza... Non può essere!
Inizio a camminare verso la Pasqua con una nuova Domenica delle Palme. Arrivo con Gesù alle porte di Gerusalemme. Risuonano in me le parole che i discepoli hanno detto a Gesù quando voleva andare a Betania dal suo amico Lazzaro:
“Maestro, proprio adesso i Giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là?”
Hanno paura. Gesù sembra non averne. E anche nella paura non lo lasciano solo:
“Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi, per morire con lui!»”
Neanch’io voglio lasciarlo solo in mezzo alle mie paure, in mezzo al mio dolore, nell’oscurità di quest’epoca. Guardo la solitudine della mia stanza, della mia cella, convinto che Gesù cammini con me tra tante paure, quando nulla è chiaro.
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Viviamo una Settimana Santa atipica, fuori dal normale. Una Settimana Santa senza processioni, senza lavanda di piedi, senza abbracci pasquali, senza baci sui piedi piagati di Gesù, senza abbracci allegri il Giovedì Santo in quell’Ultima Cena, senza la possibilità di comunicarsi e di ricevere Gesù che si fa carne per la prima volta in quel pane spezzato.
Tutto è tanto diverso e allo stesso tempo simile a quella prima Settimana Santa. È la stessa settimana santa di allora, e anche la stessa Pasqua di Resurrezione.
Forse ho più paura che mai di arrivare a questi giorni. Questa malattia e le sue cifre mortali mi fanno vivere con paura. Mi spaventa l’idea di ammalarmi, che si ammalino le persone a me care.
Tutta questa insicurezza mi avvicina alla paura dei discepoli in quei giorni in cui camminavano per le strade di Gerusalemme. La paura dei nemici di Gesù. La paura di una morte che sembra inevitabile. Gesù sfida la sua sorte.
Perché devono andare a Gerusalemme? È la Pasqua ebraica, ma è molto pericoloso. Troppo. Perché rischiare la vita? Gesù sembra un incosciente che affronta l’odio dei suoi nemici. Lì, a Gerusalemme, l’odio sembra tanto forte, tanto crudele.
Inizio questi giorni con la paura. Una minaccia invisibile, non la vedo. Quanto è strano camminare da solo unito a tanti che non vedo! Mi sembra strana quella compagnia spirituale tanto reale, tanto vera e allo stesso tempo così poco tangibile.