La Santa Madre Chiesa si preoccupa in modo particolare delle anime del Purgatorio e dedica la Commemorazione dei Fedeli Defunti, i primi otto giorni di novembre – arricchiti di indulgenze – e tutto questo mese a pregare per le anime dei fedeli defunti. Guardiamo alla dottrina sul Purgatorio.
Abbiamo un grande interesse a conoscere la dottrina della Chiesa sul Purgatorio e la condizione delle anime che sono lì, poiché un giorno ci toccherà, se la misericordia di Dio ce lo concede, di trovarci in quel luogo. Tale è lo scopo di questa breve esposizione, in cui vedremo innanzitutto l’insegnamento che San Tommaso d’Aquino ci dà sulle anime del Purgatorio, per poi passare a conoscere alcune rivelazioni, specialmente quelle di Santa Caterina da Genova contenute nel suo Trattato del Purgatorio.
Dottrina di San Tommaso sul Purgatorio
1) La prima cosa che San Tommaso ci insegna è che dopo questa vita c’è un Purgatorio. Le anime dei defunti, spiega il Santo, dopo aver lasciato questa vita, ricevono la ricompensa che hanno meritato con le loro azioni. Se l’anima è in grado di ricevere immediatamente la sua retribuzione, entra nel suo giusto posto: così i giusti che non hanno debiti con Dio sono ammessi immediatamente in Cielo, i malvagi che sono morti in peccato mortale vanno dritti all’Inferno. Ma se l’anima non è in grado di ricevere la ricompensa, perché essa è ritardata da qualche impedimento, come accade quando non può ancora entrare in Paradiso perché ha un debito da pagare, va in un luogo temporaneo, che chiamiamo Purgatorio.
Le colpe dell’anima
San Tommaso non manca di indicare la convenienza dei diversi inferni secondo la colpa dell’anima, e che è la sua vera giustificazione teologica:
– se l’anima, dopo la morte, si trova in peccato mortale, va immediatamente all’Inferno dei dannati;
– se si trova solo nel peccato originale, va nel Limbo dei bambini;
– se è trovata con il peccato veniale, va al Purgatorio;
– e se non ha alcun peccato, ma non può entrare nella gloria perché non l’ha meritata (come nel caso dei giusti pienamente purgati dell’Antico Testamento), va nel Seno di Abramo.
Così, negare qualcuno di questi luoghi, dice il Santo, sarebbe parlare contro la giustizia divina, resistere all’autorità della Chiesa e incorrere nell’eresia.
La distinzione dei luoghi
2) Insegna poi San Tommaso che il luogo in cui si purgano le anime e dove sono puniti gli empi, è lo stesso; un solo e medesimo fuoco brucia il peccatore come punizione e purifica l’eletto, nello stesso modo in cui lo stesso fuoco brucia la paglia e purifica l’oro (San Gregorio). Ciò che ci fa distinguere i due luoghi è:
– da una parte, la gravità della pena: il fuoco dell’Inferno è più intenso di quello del Purgatorio, essendo situato nella parte inferiore, mentre il Purgatorio, sebbene unito all’Inferno, si trova in una regione superiore;
– e, dall’altra parte, la condizione della pena: all’Inferno la pena del fuoco e del danno è eterna, ed esclude ogni speranza e ogni virtù soprannaturale; mentre in Purgatorio la pena del fuoco e la privazione di Dio sono temporanee, non si estendono oltre ciò che richiede la perfetta purificazione dell’anima, ed è accompagnata dalla grazia, dalle virtù infuse e dai doni dello Spirito Santo, con cui l’anima fu trovata al momento della morte.
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Le pene
3) Naturalmente, la pena del Purgatorio supera tutte le pene temporali di questa vita, e questo riguarda la doppia pena del danno e del significato:
– la pena del danno, o della privazione di Dio, sarà tanto più grave per quanto più Dio è vivamente desiderato, perché il corpo non frena più la tendenza dell’anima verso Dio, e perché l’anima vede chiaramente che per essa è arrivato il momento di godere del sommo Bene, e per questo si duole massimamente di veder ritardato tale godimento;
– la pena del significato, che viene dal fuoco temporaneo, sarà anche tanto più intensa per quanto l’anima la sente da sola, senza condividerla con il corpo, che non smette di alleviarla.
Il peccato e la giustizia divina
4) L’altra cosa che insegna San Tommaso è che la pena del Purgatorio non espia il peccato veniale quanto alla colpa, ma soddisfa solo la giustizia divina; o, in altre parole, le anime del Purgatorio non hanno più alcun peccato veniale, ma rimane in esse solo la pena dovuta per i peccati veniali, ed è per questo che devono offrire un’espiazione a Dio.
Insegna San Tommaso che la morte in stato di grazia cancella tutti i peccati veniali, perché con la morte viene distrutto l’incentivo del peccato, che era la nostra concupiscenza, e perché dopo la morte non rimane nell’anima l’attaccamento o la dipendenza sensibile dal peccato. L’unica cosa che rimane in essa è il disordine reale che hanno comportato alcune delle sue azioni, e che deve essere riparato con la debita pena, con la debita sofferenza che sia contraria alla volontà. In questo modo le anime, nel Purgatorio, per un verso sono perfettamente sante, nel senso che non hanno più il minimo peccato, la minima macchia che li affligge agli occhi di Dio; ma per l’altro, devono equilibrare la propria anima con quelle disposizioni che non hanno avuto a sufficienza in questa vita, come la conoscenza della gravità del peccato, il senso profondo della infinita maestà di Dio, il perfetto amore di Dio su tutte le cose, l’abbandono totale delle loro volontà alla volontà di Dio, ecc.
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Nessun potere sulle anime
5) Per questa stessa santità delle anime del Purgatorio, insegna San Tommaso, il diavolo non ha alcun potere su di esse, neanche di tormentarle; perché non è giusto che coloro che hanno già trionfato contro i demoni, morendo senza peccato mortale, debbano sottomettersi a loro per subire la loro parte di castigo. In questa vita, che è un luogo di lotta, Dio permette ai demoni di tentarci, attaccarci, tormentarci, come nemici propri nella nostra lotta, così come permette ai buoni angeli di aiutarci in questa lotta.
Ma dopo questa vita, l’anima non è più tormentata dai demoni, perché li ha vinti, né influenzata dai buoni angeli, perché gli spiriti benedetti non tormentano i loro stessi concittadini; e così resta solo la pena con la quale queste anime sono purgate, la quale viene dalla giustizia divina, e ancor più dalla carità divina, che per l’amore intenso che ha per queste anime, le dispone per poter entrare nella patria celeste e ricevere infine la ricompensa.