di Pablo Perazzo
Chi non vuole essere felice? Chi non sperimenta nel cuore un anelito infinito di felicità? Una felicità che non finisca mai, che duri per tutta la vita. Una felicità che vada perfino al di là della morte. Per essere onesti, però, riconosciamo che non è frequente trovare persone che conoscono bene il cammino per vivere la felicità. Per questo vorrei menzionare quattro aspetti fondamentali che vi aiuteranno a raggiungere la felicità autentica.
1. Chiamati alla trascendenza
L’essere umano, a differenza di qualsiasi altra creatura viva della natura, partecipa a una dimensione che va al di là di questo mondo visibile. Abbiamo tutti esperienze spirituali, che toccano le fibre più profonde della nostra vita. Sono esperienze che ci fanno “uscire da noi stessi”.
Questo “uscire da noi stessi” non significa dimenticare o scollegarsi dalla nostra interiorità. Piuttosto, è indispensabile quella sintonia interiore per poter andare incontro ad altre persone, altre esperienze che riempiono il nostro vuoto interiore, e infine la comunione con Dio stesso.
Può sembrare paradossale, ma più usciamo dalla nostra piccola bolla, più viviamo una comunione con Dio e con gli altri. Scopriamo poi che possiamo realizzarci plasmando un progetto di vita che influisca sulla vita altrui. Si può alla propria vita un proposito che vada al di là dei nostri interessi particolari.
2. La ricerca della propria identità
Ci sono alcune domande a cui è fondamentale rispondere se vogliamo vivere felici, domande che orientano il nostro modo di vivere. In base alle risposte che troveremo, la nostra vita avrà più o meno valore. Tra queste, una delle più importanti è “Chi sono io?” La ragione non è molto difficile da comprendere.
Una persona che non si conosce non sa come vivere o cosa fare per essere felice. Per utilizzare un esempio molto semplice, è come usare una pistola come se fosse un martello, per mettere dei chiodi alla parete. Sarebbe una sciocchezza, visto che essendo una pistola in realtà potrebbe essere usata solo per sparare o uccidere.
Fatte salve le distanze, se non so che sono creato da Dio, a sua immagine e somiglianza, e che in Cristo, grazie al Battesimo, sono figlio adottivo di Dio Padre, chiamato a partecipare alla comunione d’amore della Trinità, allora non cercherò, ad esempio, di vivere una conversione quotidiana per assomigliare sempre più al Signore Gesù Cristo.
Non farò caso alle chiare parole che ci dice in Giovanni 14, 6, “Io sono la via, la verità e la vita”, e riporrò la mia felicità, ad esempio, nel denaro, o nella fama. Anziché agire liberamente come figlio di Dio, cercando la mia felicità nell’amore che Egli ci insegna, cercherò di realizzarmi personalmente nel denaro o a livello professionale.
3. I rapporti personali