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Perché tanti crateri della Luna portano il nome di un Gesuita?

MOON CRATERS

WikiImages | Pixabay

John Burger - pubblicato il 19/07/19

Dalla fondazione dell'Ordine, la Compagnia di Gesù ha sempre avuto un approccio reverente e saldamente scientifico all'universo

Uno dei primi membri dell’Ordine religioso noto come Compagnia di Gesù (Gesuiti) dipinge un’immagine del fondatore che dimostra i profondi sentimenti che nutriva nei confronti del creato.

Sant’Ignazio di Loyola, ha scritto Diego Laynez, di notte saliva sul tetto di casa sua e “sedeva lì in silenzio, in assoluto silenzio”.

“Si toglieva il cappello e guardava a lungo il cielo, poi si inginocchiava, inchinandosi profondamente davanti a Dio, e le lacrime iniziavano a scorrergli sulle guance come un torrente”.

Si può affermare che i seguaci di Sant’Ignazio, membri della Compagnia di Gesù, seguano ancora oggi le orme del loro fondatore, emulandone la profonda ammirazione per l’universo. Molti di loro indagano infatti sui misteri della creazione divina studiando la scienza e la realtà fisica.

Nel corso dei secoli, molti Gesuiti hanno dato contributi tali alla scienza che 34 crateri della Luna portano il loro nome.

È stato un sacerdote e astronomo gesuita, Giovanni Riccioli, ad aver fornito nel 1651 molti nomi della Luna, come quello del Mare Tranquillitatis, dove i primi astronauti hanno toccato la superficie lunare il 20 luglio 1969.

Nessun cratere lunare porta il nome di Ignazio, ma un asteroide sì, e vari asteroidi portano il nome di altri Gesuiti.

Uno dei più grandi crateri lunari porta il nome di Cristoforo Clavio, S.J. (1538-1612), il cui genio matematico e astronomico ha giocato un ruolo di spicco nella formazione del calendario gregoriano, che ha ampiamente sostituito il sistema giuliano.

Un altro cratere molto noto è il Boscovich, dal nome del Gesuita croato Ruggero Giuseppe Boscovich, S.J. (1711-1787), fisico, astronomo, matematico, filosofo, diplomatico, poeta, teologo ed esperto di molte altre discipline. Boscovich elaborò un antenato della teoria atomica e diede molti contributi all’astronomia, inclusa la prima procedura geometrica per determinare l’equatore di un pianeta in rotazione da tre osservazioni delle caratteristiche della superficie e calcolare l’orbita di un pianeta da tre osservazioni della sua posizione. Nel 1753 scoprì anche l’assenza di atmosfera sulla Luna.

Angelo Secchi, S.J. (1818-1878), è stato invece un pioniere della spettroscopia astronomia, e uno dei primi scienziati ad affermare che il Sole è una stella.

Come sottolinea la rivista America, i contributi gesuiti all’astronomia continuano presso l’Osservatorio Vaticano, affidato appunto ai Gesuiti.

“Secondo fr. Macke, Richard D’Souza, S.J., e il suo collaboratore dell’Università del Michigan Eric Bell hanno scoperto di recente che la galassia di Andromeda era unita a un’altra galassia circa due miliardi di anni fa”, si legge sulla rivista. “Fr. Macke è ispirato dai suoi colleghi astronomi gesuiti che stanno studiando un’ampia serie di campi astronomici: fr. Guy Consolmagno i meteoriti e gli asteroidi, fr. Richard Boyle gli ammassi stellari, padre David Brown e padre Chris Corbally l’evoluzione stellare, padre Gabriele Gionti la gravità quantistica e la cosmologia, padre Jean-Baptiste Kikwaya-Eluo gli asteroidi e le comete vicini alla Terra”.

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