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Gli angeli musicanti apparsi al beato Giovanni della Verna

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Wikipedia - Public Domain

don Marcello Stanzione - pubblicato il 29/06/19

"Quando Giovanni ebbe riconosciuto in lui un angelo e lo ebbe debitamente venerato, questi si sedette vicino e cominciò un discorso sui segreti della croce"

Giovanni da Fermo (o della Verna), religioso dell’ordine di San Francesco, fu un mistico al quale è attribuito un rapporto unico e familiare con l’angelo custode, inteso non solo come poesia pia nei capitoli 49-53 dei “Fioretti” di S. Francesco ma in un senso molto reale.

Giovanni nacque nel 1259 a Fermo, da allora è conosciuto nella letteratura come “Giovanni Firmanus”. All’età di undici anni fu affidato ai canonici agostiniani per essere educato, ma alla fine entrò presso i seguaci di S. Francesco, sperando di poter vivere qui una vita severa e ritirata.

MUSICIAN ANGELS BY HANS MEMLING
Hans Memling (circa 1433 –1494)

Visitato spesso dagli angeli

Nel 1292 Giovanni lasciò la comunità dei suoi fratelli, coinvolti in alcuni movimenti di agitazione e divisione, ritirandosi sul Monte La Verna, dove in passato S. Francesco fu segnato da un serafino con le stigmate del Signore.

Qui visse per 50 anni una vita di mortificazione e penitenza in un eremo isolato. Con i suoi confratelli si incontrava solo per la preghiera collettiva nel coro.

Per gli angeli, e in particolare per il suo angelo custode, Giovanni della Verna ebbe una straordinaria reverenza. A sua volta fu spesso visitato e consolato da loro, particolarmente dal suo angelo custode. Una volta confidò ad un confratello amico, di aver visto entrare nella sua cella un giovane di straordinaria bellezza, proprio quando stava per iniziare a flagellarsi duramente davanti al crocifisso; questi gli disse di essere stato mandato per stare per qualche tempo da lui. Quando Giovanni ebbe riconosciuto in lui un angelo e lo ebbe debitamente venerato, questi si sedette vicino e cominciò un discorso sui segreti della croce, le gioie del cielo nonché di certe parole del Vangelo e delle lettere di Paolo. Per tre mesi l’angelo frequentò il suo romitorio come un buon amico abituato ad andare e venire come voleva.


GUARDIAN ANGEL

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Il carisma della saggezza

Dopo questi tre mesi l’angelo lo salutò dicendogli che lo scopo della sua visita era stato di spiegargli il senso della Santa Scrittura, e renderlo capace di avviare anche altre persone alla giusta conoscenza della Bibbia nel senso del carisma della saggezza.

Un’altra volta – era la notte prima della festa dell’ Arcangelo S. Michele – Giovanni di Valderna si precipitò, dal suo lontano romitorio, alla chiesa per la preghiera corale, per offrire all’Arcangelo Michele, insieme ai suoi confratelli, la dovuta venerazione. Alla fine della preghiera corale notturna (Mattutino e Lodi), Giovanni rimase nella chiesa per meditare sulla grandezza e magnificenza degli angeli. Quando poi si avvicinò al portale della chiesa, per tornare al suo eremitaggio, gli apparve un angelo con un’arpa da cui uscivano dolcissime melodie; fu talmente commovente che il mistico frate ebbe l’impressione che la sua anima, per la gioia e allegria di questa divina musica, si separasse dal corpo. Giovanni ritornò quindi al suo eremo, sempre accompagnato dell’angelo che suonava l’arpa.




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La protezione del Re

Nel suo romitorio si gettò a terra davanti al crocifisso, felice di ringraziare il Signore per le cose vissute. L’angelo stava sempre accompagnando la preghiera con la musica celeste, in un modo che il cuore di Giovanni fu riempito di miracolosa consolazione.

La reputazione della condotta di questo pio e carismatico francescano attirò molta gente sul Monte Alverna, addirittura pure il Re Enrico VII si recò da lui e fu talmente soddisfatto della conversazione spirituale con il frate che mise il Monte Alverna sotto la sua particolare protezione reale.

Giovanni passò i suoi ultimi anni viaggiando, su ordine di Dio, nelle città italiane per sollecitare tutti a fare penitenza. Con un presentimento di morte, ritornò nel 1322 sul Monte La Verna dove finì serenamente i suoi giorni. Papà Leone XIII confermò il suo culto.


Invocare il proprio angelo: una pratica che ci fa sentire protetti.

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