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Il Vaticano: ecco il primo Osservatorio Internazionale sulla Famiglia

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/12/18

Coinvolte 15 nazioni. Monsignor Paglia: l'Italia deve fare di più

«Tenere i piedi per terra, e così servire con più forza ed energia, passione evangelica, l’amore tra l’uomo e la donna, cui è affidato il senso della storia e il destino del creato».

È questo l’obiettivo dell’Osservatorio Internazionale sulla Famiglia: una nuova iniziativa voluta dal Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” per gli studi sul matrimonio e la famiglia, in cooperazione con l’Università Cattolica di Murcia, il Cisf di Milano.

Ad annunciarlo ai giornalisti, in sala stampa vaticana, il 6 dicembre, è stato monsignor Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” e presidente della Pontificia Accademia per la vita, precisando che l’iniziativa si propone di rispondere «a quanto Papa Francesco ha chiesto più volte, in questi anni, ossia un’attenzione specifica al vissuto concreto delle famiglie».

Mons. Vincenzo Paglia
© MASSIMILIANO MIGLIORATO/CPP

Il primo triennio

Il primo triennio di attività dell’Osservatorio, ha reso noto Paglia, «sarà dedicato allo studio della povertà delle famiglie, intesa nel duplice registro relazionale-affettiva ed economica. Perché se c’è un’urgenza e insieme una ricchezza sorprendente quanto il Vangelo che la rivela, questa è la condizione dei più piccoli, di chi è minore, dell’escluso dalla storia, del non accolto nella città degli Uomini. Il metodo di lavoro di questo osservatorio sarà inclusivo e diffusivo», ha precisato il Gran Cancelliere (Agensir, 6 dicembre).




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Centrallità alla famiglia

Le priorità conoscitive essenziali dell’Osservatorio – che, in quanto «rete globalizzata», non avrà una sede fisica ma è domiciliato presso l’Università di Murcia – saranno lo sguardo permanente sul ruolo della donna, sulla condizione dei bambini e sull’influenza delle nuove tecnologie e dello sviluppo delle reti sociali digitali nel tessuto familiare. Soprattutto, però, si lavorerà per restituire centralità alla famiglia, «risorsa fondamentale della società» come affermato da tutti gli ultimi Papi, spesso dimenticata da governanti e rappresentanti politici.

I Paesi che la tutelano

Sono pochi, infatti, ha osservato Francesco Belletti, presidente Cisf, i Paesi che oggi possono essere definiti «family friendly»: «È difficile fare una graduatoria!». Sì, ci sono nazioni come Polonia, Ungheria, Francia che hanno adottato strategie di salvaguardia di questa istituzione, come pure territori del Sud America o dell’Africa che con le loro culture tradizionali ne tutelano la sacralità e il valore.




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Il caso Italia

L’Italia, ha detto monsignor Paglia – sollecitato da una domanda sulle nuove misure politico-economiche della manovra (dal congedo delle neo mamme lavoratrici al bonus per gli asili nido, fino al contributo per i seggiolini antiabbandono) – non sembra mostrare un reale interesse per le famiglie. «Ci sono cambiamenti interessanti, ma finora – ha osservato l’arcivescovo – ai tanti annunci non sembra tuttora seguire un deciso investimento nelle politiche familiari. Bisogna aspettare…».

Al progetto hanno aderito finora 20 istituzioni accademiche di 15 nazioni che opereranno congiuntamente.

A tal fine è stata coinvolta la Caritas Internationalis, «che permetterà di avere una rete di contatto con tutti i continenti», come ha evidenziato monsignor Paglia (La Stampa, 6 dicembre).




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