Il più grande autore della canzone italiana, da sempre associato all'indimenticato Lucio Battisti, si racconta a Famiglia Cristiana e dichiara senza timidezza la centralità della propria fede cattolica. E ai ragazzi che incontra dice di impegnarsi e studiare con gente seria. (E che quasi nessuno sa quanto grande sarebbe potuto diventare!)
Un uomo di 82 anni che fa progetti dalla mattina alla sera e ha investito tutti i proventi dei diritti d’autore in una scuola dedicata ai giovani che vogliano coltivare -sudando!- il proprio talento. Direste mai che una delle parole chiave della sua vita sia “rassegnazione”?
E invece è così. Ma è proprio grazie a questa sua posizione così integralmente e coraggiosamente umana che Giulio Rapetti, in arte Mogol, riesce a macinare progetti, costruire opere, tirare su giovani artisti pensando prima di farne degli uomini.
Nella ricca intervista rilasciata a Famiglia Cristiana racconta il suo impegno per la scuola fondata nel cuore dell’Umbria e costruita secondo un’idea di bellezza vera, seria, che tiene conto di come sia fatta davvero la creatura umana. Si capisce bene che nella sua lucida visionarietà Mogol scorge la statura gigantesca di ogni persona, spesso ridotta per ignoranza, pigrizia o contro-educazione a camminare gobba, a farsi piccola e meschina.
Mi pare di ritrovare insomma in questo rapido schizzo di una vita lunga che ne intreccia altre migliaia le tinte forti tipiche del paradosso cristiano che conosce i limiti e le altezze di quello strano ibrido che è l’uomo, corpo e anima, bassi appetiti e aneliti sublimi. E in esso trova anche la sola possibile composizione: accettati, lasciati conoscere, dialoga col Padre, curati, procedi entro gli argini che ti trovi attorno e scorri impetuoso fino al mare.
Missione pop: nei giovani che si misurano con la musica vede uomini capaci di servire il bene
Nel Cet – il Centro europeo di Toscolano – la cittadella che ha costruito tra i boschi umbri, in cui ha investito «tutti i diritti dei miei testi», l’autore più famoso della canzone italiana forma i giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, come autori, compositori, interpreti: «Questa scuola è la mia missione». Il suo motto? «Formiamo l’uomo per formare l’artista». Ma quale idea di uomo ha in mente? «Sono cattolico e cerco Dio. La mia idea parte da ciò in cui credo: formare una persona responsabile, che capisca qual è il senso della vita e comunichi cose utili a tutti». (Famiglia Cristiana)
Non è questo il vero talent show di cui abbiamo bisogno? Non è così che si prendono sul serio desideri, speranze e alti ideali dei nostri giovani per aiutarli a metterli al servizio di un bene più grande? Più che aizzarli gli uni contro gli altri salvo poi vendersi come comprensivi pacieri in programmi dove tutto è filmato, proposto, montato allo scopo di suscitare curiosità e accendere tifoserie, qua si educano persone.