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Anche gli atei hanno un angelo custode, forse due

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Missionarie di San Carlo - pubblicato il 27/07/18

William ha 73 anni, è cieco e sulla sedia a rotelle: non crede in Dio eppure lo visitava la visione di un angelo, poi addirittura due hanno bussato alla sua porta

di Patrizia Ameli

Nella casa di cura dove andiamo ogni giovedì, la Broomfield Skilled, abbiamo incontrato William. Ha 73 anni, è cieco e vive su una sedia a rotelle. Quel giorno era incastrato tra il muro e la porta e non riusciva a liberarsi. Lo abbiamo aiutato e ci siamo presentate come suore cattoliche. William ha risposto: “Ah! The penguins!”. Aveva conosciuto la figura della suora guardando The Blues Brothers. Abbiamo iniziato a parlare: mi ha confessato che fino a un mese prima aveva la visione di un angelo ma che ora non lo vedeva più. Per lui, ateo convinto, la presenza dell’angelo significava che esiste un Dio. Gli ho risposto che non potevo aiutarlo in questo ma che avremmo potuto andare a trovarlo ogni giovedì ed aiutarlo a vedere con il cuore. Ha accettato e ogni volta, quando arriviamo, ci accoglie con gioia.


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Una delle prime cose che ci ha raccontato è che ha avuto cinque mogli e per un periodo ha convissuto con due di loro. Io ho pensato all’incontro di Gesù con la Samaritana che aveva avuto cinque mariti, e al grande potenziale del cuore di quest’uomo. La domanda più scottante che ci pone è sul senso della verginità. A volte rispondo, a volte gli chiedo di non fare certe domande: tra noi c’è ormai un rapporto di amicizia.
Un giorno ho incontrato la sua attuale moglie. Ho scoperto che è cattolica ma non ha mai parlato con il marito della fede perché per lei è un fatto privato. È rimasta stupita dal fatto che, nonostante le battute impertinenti del marito, noi continuiamo a fargli visita. Le ho detto che William ci ha sempre posto domande vere e leali.

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Un giorno gli ho chiesto da quale moglie si fosse sentito più amato. “Dall’ultima, perché mi cura senza avere nulla in cambio”. “Vedi? Questa è la verginità!” gli ho detto. Mi ha obiettato che, malato com’è, non può amare totalmente la moglie. Ho ribattuto che paradossalmente può amarla molto di più adesso, perché una donna ha bisogno di essere ascoltata e lui, con la sofferenza che vive, può capire sua moglie più di prima.




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Spesso gli ricordo che, per vedere con gli occhi del cuore, deve iniziare un dialogo semplice con Dio, parlando delle cose quotidiane e chiedendogli la forza. Non so se lo ha mai fatto. So che ogni volta ci chiede di tornare.

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