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Il marito soffre di amnesia, il figlio di paralisi cerebrale, il padre è malato. E lei sorride e si prende cura di tutti!

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María Ángeles - Arquivo Familiar

Alfa y Omega - pubblicato il 13/12/16

“Le vere croci sono là fuori, non sono la mia. Chiedi aiuto a Dio e Lui ti dà dei compiti. Ma ricompensano”

Il 24 agosto il cuore di Agustín si è fermato. Quando il sangue ha ricominciato a pompare, era “un uomo nuovo”… ma senza ricordi della sua vita.

María Ángeles è sua moglie e la sua apostola: ogni giorno gli ripresenta Gesù, il Gesù che lo aveva conquistato vari decenni prima in occasione di un Cursillo de Cristiandad, realtà ecclesiale nella quale la coppia spagnola fungeva da coordinatrice.

Ángeles veglia anche sulla fede dei figli, il più grande dei quali, anche lui di nome Agustín, ha una paralisi cerebrale. E si prende cura anche del padre malato, che vive con loro.


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Ora ha più tempo per farlo, perché a luglio ha perso il lavoro.

Ángeles legge la propria vita alla luce della speranza: “Ora ho più tempo per andare dai medici”. Nelle sue parole risuonano quelle di San Paolo, “Tutto concorre al bene di quelli che amano Dio”.

Stare con Ángeles è conoscere la donna forte della Scrittura. Mentre sorride – e non smette di farlo –, le lacrime le scendono dolcemente sul volto. Si intuisce che sono le sue compagne di cammino, e almeno in parte le responsabili del fatto che i suoi occhi grandi e profondi leggano la vita con tanta chiarezza.

Il 24 agosto i suoi amici hanno ricevuto questo messaggio: “Agustín padre ha avuto un infarto molto grave. Per favore, pregate perché si compia la volontà di Dio e, se possibile, perché possiamo continuare a rallegrarci con la sua presenza”.

Lei stessa ci ha raccontato un po’ della sua storia in questa conversazione:

Ángeles, come si è verificato quell’istante di lotta tra la vita e la morte?

Stavamo viaggiando in treno verso Barcellona quando ha avuto un arresto cardiaco. Hanno cercato di rianimarlo per 40 minuti. All’inizio nessuno riusciva ad aiutarci, e per questo ho telefonato a mia cognata, che è medico. Uno studente di Medicina è venuto in nostro aiuto. Poi è arrivata l’équipe di soccorso e ha provato due volte a rianimarlo, ma invano. Dicevano: “Non ne vale la pena. Se si sveglia come resterà?” Io ho risposto: “Per favore, ho un figlio con paralisi cerebrale, so bene com’è, non mi spaventa. Provateci! Siamo una famiglia, abbiamo bisogno di lui! Provateci!”

E ci sono riusciti?

Sì. Io pregavo: “È mezzo morto, ma Signore, puoi volere ciò che voglio io?” E nostro Signore è fedele!

Dice di pensare alla cananea del Vangelo, quando ha pregato Gesù per la figlia che soffriva…

Mi hanno detto che non sarebbe arrivato vivo all’ospedale, per questo mi sono concentrata sul preparare mia figlia. Le ho detto: “María, veniamo da giorni molto speciali, in cui papà e io abbiamo parlato molto di voi. Mi ha detto quanto è orgoglioso di voi. Abbiamo sempre pensato che il meglio della nostra vita siate voi. Che dono! Quando Dio lo chiamerà, papà andrà dritto in cielo”. Nostro figlio maggiore, che ha una paralisi cerebrale, è molto legato al padre. Ora sta soffrendo ancor di più e senza capire molto. Per noi tutto questo non è una croce, è un dono, alla fine dei conti, perché tirerà fuori il meglio di noi. So che tutto questo tirerà fuori il meglio da María, che deve servire a qualcosa. Quanto ad Agustinillo… con lui non ci sono problemi, perché andrà dritto in cielo.

Come sono stati quei giorni?

Quando pregavo con Agustín, gli mettevo in mano il crocifisso e dicevo: “Cristo conta su di te, ma anche noi, Agus. Se puoi, tieni duro!” Potevamo contare anche sui nostri amici e sulla comunità. Abbiamo celebrato l’Eucaristia in ospedale. Il sacerdote ha posto sulle sue labbra una goccia del Sangue di Cristo. È stato impressionante contemplare tutta la vita di Dio in mio marito in coma.

E ora?

Agustín ha un’amnesia. Non ricorda chi è, la sua storia. È un brillante avvocato, con una cultura straordinaria, molte capacità sociali e una fede profonda. E non sa chi è. Non si ricorda nemmeno della sua esperienza di Dio… Come siamo piccoli! E anche così, tutta una vita! Mi sento male quando penso: “Signore, come posso fare perché torni a conoscerTi?”


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A cosa si aggrappa quando lui la guarda e non la vede?

È una croce. È molto duro che non mi riconosca. È una sofferenza che chieda a nostra figlia chi è. Ma Cristo è qui. Chiedo consolazione ed Egli risponde. È un’opportunità per ricostruire quello che non era solido. Unisco la mia croce a quella di Cristo per la salvezza del mondo. Le vere croci sono là fuori, non sono la mia. Chiedi aiuto a Dio e Lui ti dà dei compiti. Ma ricompensano. Il nostro prezzo è questo.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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