Project Debater
Nello stesso anno, Noam Slonim, scienziato presso il più grande centro di ricerca IBM al di fuori degli USA, quello di Haifa, in Israele, propone Debater, un progetto “scientificamente interessante e stimolante”, con “un valore commerciale”, “qualcosa di grande, qualcosa che cambia le cose”.
Mentre Watson è un supercalcolatore capace di rispondere a domande poste in un linguaggio naturale, l’idea di Slonim invece è di sviluppare un sistema di IA in grado di sostenere veri e propri dibattiti, anche su temi complessi.
Il progetto parte nel 2012 a Haifa sotto la guida di Ranit Aharonov. A differenza di Deep Blue o Watson, “il nostro obiettivo non è sviluppare un altro sistema che sia migliore rispetto agli umani nel fare qualcosa”, spiega la Aharonov. Lo scopo di IBM è infatti creare un software capace di confrontarsi “con un essere umano abbastanza competente, ma non necessariamente un campione del mondo”, aggiunge a sua volta il direttore di ricerca dell’azienda, Arvind Krishna.
Per essere convincente, un software come quello del Project Debater deve essere ben informato sui vari temi che dovrà affrontare. Per raggiungere questo obiettivo, l’équipe della Aharonov ha caricato sul cervellone miliardi di dati prelevati da 300 milioni di articoli di giornale, riviste ecc.
Un giudizio
Il dibattito organizzato a giugno “è l’inizio di qualcosa che possiamo esplorare per molti, molti anni”, ha dichiarato l’ideatore del Project Debater, Noam Slonim. Infatti, la prestazione del sistema di IA è stata definita dal professor Chris Reed, che faceva parte del pubblico, “davvero impressionante”.
Secondo il docente di Informatica dell’Università di Dundee, anche se siamo solo ai primi esordi del percorso di comprensione dell’intelligenza artificiale, il computer di IBM ha saputo produrre “un discorso di quattro minuti, al volo, su un argomento selezionato a casaccio da un elenco di 40, su cui non era stato preparato a discutere”.
Ma come oratore, deve imparare ancora molto. “Il sistema ha solo nozioni molto rudimentali di struttura argomentativa e molto spesso devia dal tema principale”, osserva Reed. “Non presta attenzione al suo pubblico, né al suo avversario, e non ha modo di adattare il suo linguaggio o di sfruttare le centinaia di argute tecniche retoriche che aiutano a conquistare il pubblico.”