Secondo gli studi, la struttura ordinata degli spartiti aiuta la mente a sviluppare meglio le proprie funzioni cognitive. Il ritmo e le note consentono di superare tante difficoltà interiori e di combattere lo stress...
di Dario Benatti
musicoterapeuta presso l’équipe Arico (Associazione per la riabilitazione dei comatosi)
La malattia, i problemi di salute, il disagio esistenziale e, in generale, gli stati in cui la persona vive nel malessere, possono avere cause molto diverse, distinguibili in due grandi categorie, quelle che hanno origine esterna (mi sono fatto male in un incidente, sono stato colpito da un virus…) e quelle che, invece, vengono, in vario modo, originate all’interno, prodotte, o almeno coltivate e alimentate da noi stessi.
Fanno parte di questo grande insieme la quasi totalità delle problematiche psicosomatiche, molte delle difficoltà psicologiche e neuropsicologiche e, ancora di più, quelle che nascono nello stress. La musicoterapia, come altre discipline che si occupano di relazioni d’aiuto, è utile al miglioramento di molte di queste situazioni problematiche. Alcune tecniche, usate soprattutto in Oriente, usano vibrazione, suono, musica, come mezzo curativo, una specie di farmaco. Ne sono un esempio le terapie con le campane tibetane o il canto terapeutico dei bija mantra.
Anche da noi, più recentemente, si cerca di usare la musica, la sua struttura ordinata, per aiutare la mente a sviluppare meglio le proprie funzioni cognitive. Ma la maggior parte delle metodiche della musicoterapia moderna, almeno in Occidente, più che un’azione curativa diretta, hanno la principale finalità di facilitare un processo di auto-aiuto, con lo sviluppo di risorse personali per il cambiamento. Come? La persona non fruisce “passivamente” degli effettidel suono, ma è invitata a vivere la musica da protagonista, con ascolto attivo di brani scelti, suonando assieme al terapeuta o in gruppo, improvvisando, cantando, danzando, dialogando con i suoni.
Questo, ed è basilare per l’obiettivo terapeutico, è fatto in modo che le varie attività non abbiano solo una funzione di piacere, come nell’uso abituale della musica, ma che facilitino e sviluppino nei presenti le proprie capacità espressive, creative, cognitive e psicomotorie.
Perché funziona? Al di là delle modalità specifiche, tutti noi sappiamo quanto la musica possa essere benefica. Come mai? La prima, fondamentale, ragione è data dal vissuto dei suoni che ognuno di noi ha avuto al principio della propria vita e che, quindi, fanno parte delle esperienze e degli imprinting primari.