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Una guida per l’esame di coscienza da ripassare prima di ogni confessione

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De Visu/Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 10/11/17

di Silvana Ramos

Crediamo erroneamente che l’esame di coscienza riguardi il fatto di metterci sul “banco degli imputati” e di ricordare semplicemente tutto quello che abbiamo fatto di male durante la giornata, o di ricordare ogni cosa e catalogarla a livello di bene o male. L’errore che commettiamo è quello di mettere noi stessi al centro della storia quando invece il centro dell’esame di coscienza è Dio e il nostro rapporto con Lui. Per fare il nostro esame di coscienza, dobbiamo concentrarci sul suo amore infinito e sulla sua misericordia da Padre amorevole che è.

Per aiutarvi un po’ in questo compito vi lasciamo una serie di passi che vi aiuteranno a svolgere un buon esame di coscienza, che deve far sì che il vostro rapporto con Dio diventi sempre più stretto.

1. Aprite il vostro cuore alla presenza di Dio

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Cercate un luogo tranquillo – può essere un angolo della vostra stanza o una cappella vicina. Di fronte a un’immagine sacra prendete una candela. Prendetevi qualche minuto per respirare e rilassarvi e iniziate facendo il segno della croce. Quando un bambino gioca, di tanto in tanto si gira a guardare se la mamma o il papà lo sta osservando, trovando in questo sicurezza e incoraggiamento. Questo primo momento del nostro esame di coscienza ci mette alla presenza di Dio per riscoprire l’amore che nutre per ciascuno di noi. Anche leggere un breve passo delle Scritture può aiutare.

2. Lasciate che Dio vi mostri il suo album di foto

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Vi siete mai seduti accanto a vostro nonno mentre apriva il suo album di fotografie? Ricordate il calore, la tenerezza, l’affetto e l’intimità che avete condiviso? Ora è il momento di lasciare che Dio faccia lo stesso. Prima di riesaminare la nostra giornata, l’idea è ricordare chi siamo agli occhi di Dio: i suoi figli amati. Cercate di ricordare qualche passo delle Scritture (l’album di foto di Dio). Lasciate che Egli vi dica come ha riscattato Israele, come ha tirato fuori Giuseppe dai guai o come ha perdonato David. Guardate la pazienza e la fiducia che Dio ha dimostrato al suo popolo, Israele. Ricordate le tante volte in cui la fragilità umana sembrava avere l’ultima parola, fino a quando Dio trovava il modo per dimostrare che Egli è il Signore della storia, anche della nostra. Ricordate tutte le persone che Gesù ha amato, tutti i cuori che ha toccato e tutte le ferite che ha guarito. Pensate a come avrà parlato loro e ricordate che Egli pensa a voi nello stesso modo in cui pensava a loro.

3. Raccontate a Gesù la vostra giornata

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Tenendo tutto questo a mente, ripercorrete la vostra giornata, ma fatelo dialogando con Gesù. Concentravi sui punti essenziali, quelli più importanti: cosa vi ha colpiti, qual è stata la cosa più bella, qual è stata la cosa più brutta, quale quella più difficile, cosa non vi è chiaro, ecc. Non c’è bisogno di essere rigidi. Date alla vostra memoria un po’ di tempo e di spazio e lasciate che le cose escano da sé. Quando avete terminato, fate una pausa e restate in silenzio. Ascoltato attentamente con il cuore. Ricordate che è un dialogo, non un monologo. Prima di entrare nei dettagli, cercate di meditare su ciò che credete vi stia dicendo il Signore o sulla direzione nella quale pensate che vi stia indirizzando con le esperienze che avete avuto nella giornata, gli incontri che avete vissuto, i pensieri, le prove che avete affrontato, le vittorie, ecc. Signore, chi mi chiami ad essere? Signore, chi vedi quando mi guardi? Signore, cosa stai facendo con la mia vita? Dove sei, Signore? In che modo mi sto avvicinando a Te? In che modo mi sto allontanando da Te? Sto mettendo altri al centro della mia vita? Sto cooperando con te? Sto percependo e ascoltando la tua voce?

4. Ammettete i vostri errori

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Ringraziate profondamente Dio per il modo in cui sta operando nella vostra vita, perché non si è mai dato per vinto con voi, né vi ha abbandonati. Facendo questo, è naturale riconoscere che ci sono stati momenti in cui non siete stati un buon figlio o una buona figlia. Avete inciampato nel cammino, avete negato la vostra identità. Avete respinto lo sguardo di Dio e di altri e avete imposto il vostro. È importante cercare di riconoscere entrambe le cose. Cosa avete fatto e i possibili motivi per cui lo avete fatto. Cosa vi ha portati ad agire in quel modo? Come potete evitarlo o migliorare la prossima volta? Questa parte può essere difficile, ma confidate nel fatto che la fedeltà e la misericordia di Dio sono presenti. Quando riconoscete i vostri errori, non nascondetevi come Adamo ed Eva. Ammettete che siete stati voi e che siete responsabili delle vostre azioni. Senza responsabilità non ci può essere riconciliazione.

Alcune volte possiamo essere eccellenti giustificando o addolcendo i nostri peccati. Gesù è misericordioso e ci ama infinitamente, ma è anche giusto. Cercate di capire se qualcosa è peccato o solo una tentazione.

5. Rinnovate il vostro Battesimo: dalla morte alla vita

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Spesso anziché ricordare i nostri errori o i nostri peccati la tentazione consiste nel pensare: “Bene, e ora come posso sistemare questa cosa?” Il peccato a volte si può sistemare, ma non con le nostre forze. Il peccato dev’essere perdonato. Produce ferite, e le ferite hanno bisogno di essere trattate e curate. Se non si curano si possono infettare.

Quando arrivate a questo punto del vostro esame di coscienza, è il momento di immergervi nelle acque del fiume Giordano. Siamo battezzati una sola volta, ma spesso dimentichiamo di rinnovare la consapevolezza del nostro Battesimo. Spesso dimentichiamo che “il Battesimo è il primo e principale sacramento per il perdono dei peccati: ci unisce a Cristo morto e risorto e ci dona lo Spirito Santo” (CCC, n. 985). Deponete allora i vostri peccati sull’altare e permettete che lo Spirito Santo trasformi quelle realtà di morte in realtà di vita. Il pentimento autentico fa sì che lo Spirito Santo possa agire, e la disobbedienza nei confronti di Dio si trasforma in obbedienza. È nato qualcosa di nuovo, qualcosa di buono, qualcosa di bello: lo spirito del Figlio sta gettando radici nel vostro cuore.

Tenete a mente che questo atto di pentimento quotidiano dev’essere accompagnato da una confessione mensile. È quello che i Padri della Chiesa definiscono il “tipo di Battesimo più laborioso”. Il sacramento della penitenza è necessario per la salvezza di coloro che sono caduti dopo il Battesimo. Se prendete coscienza e vi rendete conto di aver commesso un peccato mortale, dovete cercare di confessarvi il più rapidamente possibile (e astenervi dal ricevere la Comunione). Se non siete sicuri o non conoscete la differenza tra un peccato mortale e uno veniale, consultate il Catechismo della Chiesa Cattolica.

6. Progettate un piano d’azione

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Nello sport, un buon allenatore cercherà sempre un momento per analizzare cos’è successo nella partita precedente con tutta la squadra. Nella vita spirituale possiamo seguire lo stesso schema. Dopo aver analizzato la vostra giornata, prendetevi un momento per vedere come poter migliorare il giorno successivo. Non bisogna essere ingenui, in un giorno non passerete dal campionato locale alla Champions League (scusate il confronto), ma se non andiamo avanti andremo irrimediabilmente indietro. Cercate di trovare una forma semplice che vi permetta di crescere in quello in cui credete che Cristo vi stia chiamando a crescere. Tenete a mente questa idea e cercate di ricordarla la mattina dopo quando vi svegliate. Può essere una buona idea scriverla su un foglio per non dimenticarla (può essere una frase a cui avete pensato, un passo delle Scritture che vi ha commosso o semplicemente una parola). La nostra giornata dipende in gran parte dai primi momenti della giornata. Prendete l’abitudine di mettere in pratica quello che vi ha rivelato il vostro esame di coscienza. Può essere molto salutare per la nostra vita cristiana.

7. Rendete grazie

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Ricordate infine che l’esame di coscienza non è un modo scrupoloso di indicare o ingrandire le cose negative nella vostra vita per poi sentirvi male per questo. L’esame dev’essere una sorta di gioia, di redenzione. Prendetevi un momento per rallegrarvi e rendere grazie a Dio per ciò che avete vissuto. Come dice padre Rupnik,

“In esso impariamo un solido realismo che rivela le nostre illusioni morali, disciplinari o psicologiche sulla perfezione, perché sperimentiamo la grazia di una trasformazione continua a causa della morte e resurrezione di Cristo. Un esame di coscienza fatto in questo modo ci porta a quello che Dostoevskij apprezzava immensamente: sentirsi liberi in una relazione con Dio, vivere in libertà come suoi figli. (…) Solo i figli liberi possono essere presenti ed essere testimoni del volto autentico del Padre”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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