Pigrizia, noia, assenza di pietas, perdita di memoria. Così l'allora Padre Jorge tratteggiava i mali della Chiesa
Un cattivo superiore o un cattivo vescovo. Ecco come riconoscerli. A spiegarlo è direttamente Papa Francesco in un volume del 1983.
L’allora padre Jorge Mario Bergoglio aveva scritto un saggio dal titolo “Il cattivo superiore e la sua immagine“. Si riferiva al superiore all’interno della Compagnia di Gesù che ha una precisa missione pastorale.
La Civiltà Cattolica, in un articolo di padre Diego Javier Fares (Quaderno 4013, 5 settembre), spiega: per Bergoglio-Francesco, il superiore e pastore è un uomo ad aedificationem. Edificare implica, oltre che la costruzione della Chiesa con pietre vive, anche la capacità di condannare: «Sant’Ignazio c’insegna che edificare comporta la capacità di condannare».
Tale capacità è stata ed è un tratto distintivo di Bergoglio-Francesco. I suoi “no” sono chiari.
IL CATTIVO SUPERIORE
Bergoglio individua tre caratteristiche del superiore cattivo. La prima è quella di essere «pigro», e segno distintivo ne è «la cattiva stanchezza». La seconda è che «egli perde la memoria», e segno caratteristico ne è «la noia esistenziale». La terza caratteristica è propria del superiore che è «carente di pietas», e segno distintivo ne è «uno spirito lamentoso».

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IL CRITERIO DELLA CROCE
Come si capisce se queste tre caratteristiche non logorano il superiore? Bergoglio dà come criterio sicuro quello della croce. Se c’è di mezzo la croce del Signore, si può «fiutare» la presenza di un buon superiore; quando invece compare il «negoziare» e il voler fare bella figura, è probabile che si abbia a che fare con un cattivo superiore.
IL CRITERIO DELLE SOFFERENZE
La domanda chiave che ogni superiore deve porsi riguarda le proprie sofferenze e tristezze, per capire di che segno sono. «Lo spogliano sempre più di se stesso e lo avvicinano a Cristo crocifisso? Allora sono di Dio, sono la forgia della passione».
«Alimentano in lui qualche risentimento? Gli propongono ambizioni future a compensazione di insuccessi precedenti? Allora sono del cattivo spirito, forgiano fariseismo nella sua anima, lo portano alla sterilità e lo trasformano in un asino».
IL CRITERIO DELL’EREDITA’
Bergoglio offre un ultimo approfondimento in chiave di paradosso, giocando sulla differenza che intercorre tra «non vedere» ed «essere cieco». Un ulteriore criterio per distinguere il buono e il cattivo superiore. «Se un superiore accoglie l’eredità ricevuta e vuole trasmetterla fedelmente, non può fare altro che accettare di “non vedere” la pienezza di quell’eredità. Perché la legge della fedeltà a qualsiasi eredità consiste nel “consegnarla” e nel rinunciare a goderne la pienezza».
Questo «non vedere» è il contrario del «negoziare», che rende cieco chi non vuole trasmettere l’eredità, ma piuttosto godersela.
ABRAMO CONTRO SANSONE
Le immagini bibliche che ispirano Bergoglio, e che si contrappongono totalmente a quelle scelte per illustrare che cosa sia un cattivo superiore, sono quelle di Abramo e degli anziani Simeone e Anna: persone che «hanno il coraggio di salutare la promessa da lontano» ed esultano nella speranza (cfr Gv 8,56).
Completamente agli antipodi di queste immagini sono quelle che Bergoglio sceglie per illustrare che cos’è un cattivo superiore.