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Qual è il pensiero dietro al cartello “vietato lamentarsi” di Papa Francesco?

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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 21/07/17

Lo psicoterapeuta Salvo Noé spiega la logica dietro al suo appello al "pensiero positivo"

Ricordate il simpatico cartello che il Papa ha appeso alla porta del suo appartamento a Santa Marta? Dietro c’è il lavoro dello psicoterapeuta Salvo Noé che il Papa ha incontrato durante una udienza a Piazza San Pietro.

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VATICAN INSIDER - LA STAMPA / AFP

Per lo psicologo un problema ricorrente nelle persone della nostra epoca è quello di avere una cattiva attitudine verso le avversità, grandi e piccole. «C’è un’attitudine a lamentarsi senza motivo e questo non aiuta – osserva Noè in un colloquio con Avvenire –: se ci si focalizza sugli aspetti negativi infatti si entra in una cappa vittimistica, in un tunnel negativo, mentre invece bisogna cercare soluzioni per cambiare quella situazione o migliorarla».

La scritta proposta da Noé è un pensiero positivo che possiamo portare anche noi nelle nostre vite, e magari anche nei nostri ambienti lavorativi. «Se – assicura l’esperto – si punta su valori condivisi, sull’ascolto, sulla comunicazione positiva fatta di rispetto, si diventa produttivi».

C’è all’origine di queste poche righe una consapevolezza: il bene si trasmette per contagio, quindi è un fatto positivo costruire ambienti sereni e propositivi, ecco perché c’è un esplicito divieto di lamentarsi davanti ai bambini. I più piccoli infatti sono fortemente suggestionabili, non hanno filtri e imitano naturalmente gli adulti che li circondano. «Chi lo fa, insegna a farlo ai più piccoli che a loro volta, per processo imitativo, lo faranno e così i genitori avranno da lamentarsi perché i figli si lamentano», spiega lo psicologo. Questo non significa, precisa, che «non ci possano essere momenti di difficoltà» o che non ci siano coloro che «si lamentano perché soffrono davvero e stanno male, che devono essere accolti e aiutati». È innegabile anche che nel contesto attuale ci siano «tanti motivi per lamentarsi ». «L’aumento delle fobie, dei disturbi di ansia e delle dipendenze, soprattutto tra i ragazzi, sono – spiega Noè – un segnale del fatto che stiamo spostando l’attenzione dalla possibilità di vivere bene a quella di distruggerci».

Di questa relazione tra tendenza alla lamentela e salute psichica abbiamo parlato anche in un altro nostro recente articolo che spiega meglio il meccanismo biochimico che regola questo collegamento:

I pensieri negativi sono la causa dello stress. Come risposta, produciamo un ormone chiamato cortisolo. La scienza collega il cortisolo a problemi come difficoltà di apprendimento e memoria, diminuzione dell’immunità e della densità ossea, maggiore accumulo di grassi, aumento di pressione e colesterolo e dei rischi di problemi cardiaci. È collegato anche alla depressione e ad altri problemi psicologici (Aleteia, 20 luglio).

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