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“Con Cristo o con la Verità”. Cosa significa questa frase di Dostoevskij?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/05/17

Bisogna comprendere realmente cosa significa che il Verbo si è fatto "carne"

“Con Cristo o con la verità?”. Come sciogliere il “dilemma” di Fedor Dostoevskij? E sopratutto il più grande letterato russo con queste parole cosa voleva intendere?

Nell’ambito del convegno “Dostoevskij. Abitare il mistero” in programma a Roma il 27 e 28 aprile, e promosso dalla Facoltà di Comunicazione istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, Adriano Dell’Asta, docente di letteratura russa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e di Milano, ha spiegato il senso di quell’affermazione.




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LA BELLEZZA DI CRISTO

Uno degli elementi costanti in Dostoevskij è quell’identificazione tra la bellezza e Cristo che già aveva colpito il principe Vladimir e che noi possiamo ritrovare continuamente e costantemente approfondita, nei taccuini, nelle lettere e nelle opere letterarie dello scrittore: Cristo è l’incarnazione della “bellezza dell’ideale” dell’umanità, come si legge in un abbozzo di articolo del 1865; è “l’ideale della bellezza“, come si precisa in una lettera del 1876; così che “il mondo diventerà la bellezza di Cristo”, secondo quanto si dice in uno degli appunti preparatori per i Demòni (Il Sussidiario.net, 27 aprile).

LA LETTERA A FONVIZINA

Il legame tra la bellezza e Cristo, oltre che nei passi citati, è presente in un altro testo, decisamente più famoso, oltre tutto, di quelli precedenti; si tratta della notissima lettera del 1854, nella quale Dostoevskij, descrivendo alla signora Fonvizina le caratteristiche della fede che gli ha permesso di superare la tremenda esperienza della galera, così la definisce:

“Mi sono formato un simbolo di fede in cui tutto per me è chiaro e sacro. Questo simbolo di fede è molto semplice, eccolo: credere che non v’è nulla di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, di più coraggioso e di più perfetto di Cristo; e non solo non c’è, ma con amore geloso io mi dico che neppure può esservi. Ma v’è di più: se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità“.

Il senso della sua affermazione va cercato in un’altra direzione, ben diversa da quella della semplice contrapposizione tra verità e Cristo, o tra ragione e fede, razionalismo e irrazionalismo.




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LA “LUCE DELLA RAGIONE”

In realtà, per Dostoevskij, che dalla Chiesa d’Oriente ha imparato che Cristo è la “luce della ragione” (“svet razuma” come si canta nel tempo di Natale), la vera alternativa alla fede in Cristo non è mai innanzitutto la ragione quanto piuttosto l’ateismo, un ateismo che però Dostoevskij intende in maniera particolare: non come la semplice negazione di Dio ma come la riduzione di Dio alla sua idea; in questo senso, appunto, Dostoevskij parla del socialismo ateo, che per lui è ateo appunto nel senso che difende le idee di Cristo, ma senza Cristo o, per usare un’espressione che si trova nell’Adolescente, le “virtù senza Cristo”.

LA VERITA’ INCARNATA

Se si legge la lettera alla signora Fonvizina alla luce di questa concezione di ateismo il suo contenuto diventa immediatamente più chiaro: la vera alternativa posta dall’affermazione di Dostoevskij non sarebbe l’alternativa tra una verità senza Cristo e un Cristo o una fede irrazionali, ma sarebbe piuttosto quella tra un’idea di verità o una verità ridotta a un’idea – eternamente contestabile e riducibile proprio in quanto idea – e la Verità incarnata, ciò che effettivamente è Cristo.

LA SALVEZZA DEL MONDO

Né una delle tante idee di verità, ma neppure la semplice verità, perché Cristo è piuttosto la Verità incarnata, così che per Dostoevskij è un punto assolutamente irrinunciabile quello che viene espresso in uno degli appunti preparatori ai Demòni: “molti pensano che sia sufficiente credere nella morale di Cristo, per essere cristiano. Non la morale di Cristo, né l’insegnamento di Cristo salveranno il mondo, ma precisamente la fede in ciò, che il Verbo si è fatto carne“. (…)

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