A 18 anni si è sposata e poi ha avuto tre figli, il primo dei quali è morto poco dopo la nascita. Il suo matrimonio è finito con un divorzio, e in quanto divorziata Mary si sentiva lontana dalla fede cattolica nella quale era stata allevata. Si è risposata, questa volta civilmente a Las Vegas, con un uomo di nome Carl Brenner. Insieme hanno avuto cinque figli, ma anche quell’unione è finita in un divorzio. Dio, ad ogni modo, “scrive dritto sulle righe storte”, e apparentemente lo Spirito Santo ha tenuto lo sguardo fisso su Mary Clarke Brenner per tutta la sua vita, disponendosi a effondere la sua grazia su di lei.
Mary si è coinvolta sempre più nelle opere caritative. Nel 1965 ha conosciuto padre Henry Vetter, che l’ha portata a distribuire cibo, medicinali e vestiti ai carcerati del penitenziario di La Mesa, a Tijuana. Le condizioni dei reclusi di La Mesa (considerata tra le prigioni peggiori del Messico) l’hanno colpita molto, e a poco a poco Mary ha concentrato la sua compassione e il suo amore per il prossimo sui carcerati, che sarebbero diventati l’obiettivo del suo ministero, il suo scopo di vita.
Mary Brenner ha trascorso i dieci anni successivi della sua vita andando avanti e indietro dalla prigione di La Mesa, portando generi di prima necessità ma soprattutto il suo amore e la sua misericordia. La sua presenza è diventata ben nota, e i prigionieri, sia uomini che donne, hanno iniziato ad aspettare con ansia le sue visite, cominciando a chiamarla “La Mama”. Il guardiano le ha perfino preparato un posto dove poter dormire.
Mary ha preso il nome di Antonia (dal suo mentore, monsignor Anthony Bowers) ed è diventata Madre Antonia Brenner. Si è cucita un abito da suora, l’ha indossato ed è andata dal vescovo Leo Maher di San Diego. Si è inginocchiata e gli ha raccontato la sua storia. Il presule sapeva già tutto di lei e le ha dato la sua benedizione, convalidando il suo ministero. Antonia ha quindi fondato un nuovo ordine, le Serve Eudiste dell’Undicesima Ora, un ordine per donne dai 45 anni in su che volevano servire i meno fortunati. Oltre alla benedizione del vescovo Maher, ha ricevuto anche quella del vescovo Juan Jesús Posadas di Tijuana. Aveva quindi ottenuto l’autorizzazione ecclesiale per il suo ministero da vescovi di due Paesi diversi.
Dopo che i suoi figli erano cresciuti, Mary ha dato via ciò che possedeva, ha lasciato la sua casa di Ventura e si è stabilita nella prigione di La Mesa, avendo ricevuto il permesso di vivere lì. La sua nuova casa era una cella di tre metri per tre nella sezione femminile della prigione. Avrebbe vissuto come qualsiasi altra reclusa, ricevendo solo acqua e cibo della prigione. Nella sua cella c’erano un crocifisso sul muro, una Bibbia e un dizionario spagnolo. Al mattino si metteva in fila con gli altri prigionieri per l’appello. Quella è stata la sua casa per i 32 anni successivi.