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Il mito di “amare in primo luogo se stessi”

baby son kiss father

© Ekaterina Shtern / Shutterstock

Michael Rennier - pubblicato il 24/05/16

Come trovo la mia felicità? Come posso imparare ad amarmi?

Di recente, Oprah Winfrey ha parlato con il pastore Joel Osteen, autore di un libro sul “potere dell”io sono’”. Giorni fa ho visto un tweet interessante di questo pastore: “Non sei responsabile della felicità di altre persone; sei responsabile della tua felicità”.

Cogliete il problema?

Ci ho messo un po’ per capirlo perché sembrerebbe un gran consiglio, al punto che non mancano guru di autoaiuto che cercano regolarmente di convincerci a pensarla in questo modo. Il problema è che il consiglio inizia e finisce con “IO”. Come trovo la mia felicità? Come posso imparare ad amarmi? E noi accettiamo questa idea! Un IO così potente fa sì che la persona si concentri su se stessa, sul suo egoismo. Anche se può essere una tentazione – e anche più facile – dimenticare semplicemente le altre persone e imparare per prima cosa ad amare se stessi, questo concetto è destinato al fallimento.

La meraviglia dell’essere umano è che siamo le uniche creature ad essere capaci di dare e ricevere amore. Siamo fatti a immagine di Dio, e se Egli è amore, allora siamo più simili a Lui quando amiamo. Se il nostro obiettivo è la felicità, la troveremo solo vivendo conformemente a ciò che ci dice. Nella nostra ansia di seguire i nostri desideri cercando la realizzazione personale ci perdiamo. Più pensiamo in primo luogo a noi stessi, meno siamo felici.

Ci son prove scientifiche concrete del fatto che le persone sono fatte così. Negli ultimi anni sono state effettuate molte ricerche sui bambini che vivono negli orfanotrofi. Uno studio ormai famoso ha dimostrato che gli orfani con meno di 5 anni che non hanno ricevuto un normale affetto umano hanno sofferto molto per questo, arrivando a volte perfino a morirne.

“Come potrebbe uccidere un bambino il semplice fatto di stare in un orfanotrofio?”, ha chiesto Maia Szalavitz, neuroscienziata che ha preso parte allo studio. “Fondamentalmente, i bambini muoiono per mancanza d’amore. Quando un bambino cade al di sotto del limite dell’affetto fisico necessario a stimolare la produzione degli ormoni della crescita e del sistema immunitario, il corpo comincia a lasciarsi andare”.

Purtroppo, anche i bambini che sopravvivono alla trascuratezza ne soffriranno. La buona notizia è che accolti in una famiglia amorevole, anche se tardi, possono riempire le profonde lacune emotive provocate dal fatto di essere stati trascurati.

Gli effetti estremi della mancanza d’amore riempiono troppo spesso i nostri feed di notizie. Ci sono moltissime teorie diverse sulla causa soggiacente alla violenza e sul motivo per il quale gli scontri a fuoco sembrano aumentare, ma un aspetto comune è che tutte le persone coinvolte sono state vittime in passato di negligenza, genitori assenti, famiglie sfasciate o isolamento sociale. Molti di coloro che sparano vogliono essere famosi. Questi assassini compiono le proprie scelte e si assumono la responsabilità del male commesso, ma dobbiamo anche riconoscere che il loro è un grido di aiuto, un modo per guadagnarsi l’attenzione che è mancata loro e di sentire che anche loro la meritano. Cercano disperatamente un contatto umano, ma visto che non hanno mai imparato ad amare cercano di rimediare alla propria solitudine con la violenza. Per loro essere momentaneamente famosi e poi venire uccisi è meglio che essere vivi e soli.

I tossicodipendenti o gli alcolisti sono in una situazione molto diversa, ma anche loro stanno cercando di trovare una compagnia umana. Di recente Johann Hari, un giornalista britannico che ha trascorso anni studiando la guerra contro droghe e vizio, ha proposto una teoria sorprendente su ciò che provoca davvero la dipendenza. A suo avviso, “l’opposto del vizio non è la sobrietà. È la connessione umana”. Vincere il vizio può non essere una questione di forza di volontà o di cure mediche. Quando i tossicodipendenti o gli alcolisti sono circondati da amici e familiari e si sentono amati, sono molto meno propensi a cadere nel vizio o ad avere ricadute se sono già in fase di recupero.

La mancanza d’amore può letteralmente distruggere, mentre la sua presenza può “restaurare” la vita, come nel caso di un bambino prematuro dichiarato morto alla nascita che è tornato in vita quando la madre e il padre lo hanno abbracciato e gli hanno espresso il loro amore. Oggi è vivo e felice.

L’amore non è meno importante per noi nella vita quotidiana, man mano che procediamo nella nostra vita e cerchiamo di trovare la felicità. Sì, esistono alcuni matrimoni dolorosi e poco salutari – qualsiasi tipo di unione fa sì che questi danni a lungo termine debbano essere trattati. Sentiamo parlare di matrimoni che finiscono con un divorzio perché uno dei coniugi ha bisogno di spazio, o perché non si soddisfano più le necessità dell’altro. È sempre più comune rimandare il momento di avere dei figli, perché sono un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi individuali, come la carriera o i viaggi. E tuttavia sappiamo che essere semplicemente sposati fa sì che le persone vivano più a lungo.

Non sto dicendo che non abbiamo bisogno di un po’ di tempo per noi stessi. Io, ad esempio, ho la tendenza a ritirarmi quando sono stressato o stanco, il che è salutare, ma a volte mi ritiro anche perché è la cosa più facile da fare. Ma facile non vuol dire sempre migliore. Non possiamo dare amore a noi stessi, perché l’amore è prezioso solo quando viene donato. Darò ai miei cari ciò di cui hanno bisogno, loro mi daranno quello di cui ho bisogno e saremo felici insieme.

Chi sono io è riflesso nelle persone che amo. Sono loro la mia identità.

Per me l’amore è molto facile. È semplicemente ricordarsi di telefonare a mia madre e chiederle com’è stata la sua giornata, permettere a un amico di sfogarsi se ha avuto una giornataccia, fare un gioco da tavolo con mia figlia o non prendere lo smartphone quando sto parlando con qualcuno perché sappia che lo sto ascoltando. È il semplice impegno ad essere presente per gli altri e a considerare le loro necessità, non solo le mie. Non riesco in tutto quello che faccio, ma l’importante è provarci.

E allora, Oprah, è così che rispondo alle sue domande:

“Cosa devo fare per arrivare dove devo stare?” Smetti di concentrarti tanto su ciò che hai bisogno per te stessa e inizia ad aiutare gli altri a raggiungere i loro obiettivi. E probabilmente raggiungerai anche i tuoi e ne sarà valsa la pena. Ottenere un nuovo impiego o una casa grande è bello, ma non porterà gioia se sto da solo.

“Come posso creare la vita che desidero?”. Non posso creare il tipo di vita che voglio senza le persone che amo. Posso però aiutarli ad avere una vita felice essendo presente per loro, che lo noteranno e mi restituiranno il favore. Creiamo il tipo di vita che vogliamo insieme, non individualmente.

Avanziamo insieme. Siamo felici insieme. I bambini trascurati in orfanotrofio si riprendono quando vengono inseriti in una famiglia. Anche se siamo caduti nella trappola di pensare in primo luogo a noi stessi, non è mai troppo tardi per intraprendere una svolta e iniziare ad amare. Come il bambino nato morto che ha ricevuto amore ed è tornato in vita, per tutti noi c’è la possibilità di una vita nuova.


Michael Rennier vive a St. Louis (Missouri, Stati Uniti) con la moglie e i cinque figli. Collabora con Dappled Things, una rivista di arte e letteratura.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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