Un parallelo tra l'Europa del XVII secolo e la situazione attuale del Medio Oriente porta ad alcune ipotesi per una pace concordata
Riceviamo e pubblichiamo questo lungo articolo di un giovane ricercatore italiano, una ipotesi per una pace in Medio Oriente frutto della diplomazia e non di un conflitto.
Il medio oriente in fiamme
Il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Africa sub-sahariana sono in fiamme. L’energia rivoluzionaria rilasciata dalla Primavera Araba si è ormai completamente trasformata – come aveva correttamente previsto il politologo Samuel Huntigton nel 1996 – in un vero e proprio “Inverno Islamico”. Le flebili tendenze laiciste e moderate della primavera araba sono del tutto scomparse, sostituite quasi uniformemente dal crescente fondamentalismo e terrorismo a matrice religiosa. La violenza religiosa e culturale non rappresenta solo un pericolo per l’Occidente: è una minaccia mortale per il Medio Oriente stesso, il quale è il luogo di nascita delle tre principali religioni monoteiste della storia e tuttora ospita un crogiolo di minoranze religiose, confessioni cristiane e declinazioni dell’Islam. Vero è che ogni stato del Medio Oriente soffre problemi individuali e issues specifici, ma il Medio Oriente nella sua interezza soffre – a diversi gradi – di un problema comune: la difficoltà dell’Islam politico ad accettare l’esistenza del diverso. Questo si ripercuote un po’ d’ovunque con l’emersione – a volte controllata con successo dalle elites nazionali o dai militari – di gruppi fondamentalisti che ambiscono a imporre una purezza di fede; laddove lo Stato è debole, questi gruppi hanno successo e raccolgono vaste schiere di proseliti. A complicare una geografia religiosa già di per sé confusa contribuiscono fattori etnici che spesso contribuiscono a creare ulteriori divisioni laddove, eventualmente, la confessione non rappresenta una barriera. Da ormai quasi un decennio, cioè dagli scontri tra Sciiti e Sunniti in Iraq durante gli anni dell’occupazione americana, il Medio Oriente è sconvolto da una guerra di religione che cresce di giorno in giorno, mentre opposti gruppi fondamentalisti si confrontano in crescenti atrocità supportati e finanziati da coalizioni di stati aderenti a opposte interpretazioni dell’Islam.
La guerra civile Siriana è ormai trasformata in guerra religiosa; la crescita apparentemente inarrestabile del Califfato Islamico in Iraq si è lasciata dietro una scia di massacri e pulizia etnica dedicata all’estirpazione delle minoranze rivali; la Libia è sconvolta da opposte fazioni religiose impegnate in una guerra per il controllo del territorio. L’Egitto è in bilico, colpito dalla crescita dell’ala radicale della Fratellanza Musulmana, dalla sempre più consistente presenza di Hamas, e dal fondamentalismo libico a pochi chilometri oltreconfine. Simili problemi caratterizzano gli stati parzialmente islamici dell’Africa settentrionale e sub-Sahariana.
Una minoranza importante
Tra le tante minoranze perseguitate del Medio Oriente e dell’Africa i Cristiani, sfortunatamente, detengono il triste primato di essere colpiti per primi ovunque il fondamentalismo islamico d’opposta matrice prenda il controllo del territorio. I cristiani rappresentano una minoranza consistente in Medio Oriente: ad oggi, i cittadini di fede cristiana (declinata nelle varie confessioni) rappresentano circa il 40% della popolazione Libanese, il 10% della popolazione egiziana, il 4% della popolazione siriana, il 2% della popolazione Giordana e l’1% di quella irachena; inoltre esistono minoranze cristiane importanti anche in Libia. Negli ultimi 5 anni vi sono stati episodi di massacri e persecuzioni sistematiche delle comunità cristiane in Egitto, Iraq, Libia e Siria. Mentre il colpo di stato militare in Egitto e la messa al bando della Fratellanza Musulmana ha sostanzialmente congelato la persecuzione nel paese (ponendo però le basi per un inquietanti sviluppi futuri nel caso in cui il governo collassasse) la situazione tuttora più tragica si verifica in Siria e Iraq, con episodi di reale pulizia etnica mirata all’estirpazione o alla conversione dei cristiani (oltre che di altre minoranze).