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I tiepidi nella fede? Vanno all’inferno

I tiepidi nella fede? Vanno all’inferno

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia Team - pubblicato il 22/01/14

Un sacerdote francese, padre Michel-Marie Zanotti-Sorkine, scrive un libro per scuotere la coscienza dei credenti

“I tiepidi vanno all'inferno” è il titolo di un libro appena uscito in Italia (Mondadori, 190 pagine, 12,90 euro) e scritto dal sacerdote Michel-Marie Zanotti-Sorkine, pastore a Marsiglia (Francia) e soprannominato “il parroco che moltiplica i parrocchiani” tanto le sue celebrazioni sono frequentate.

Padre Michel-Marie è animato da “una santa irrequietezza” e ha ridato vigore a una comunità esangue “non con prontuari di buone maniere, ma col fuoco di un carisma raro” (Tempi, 21 gennaio). Nato nel 1959 a Nizza da una famiglia mezza russa e mezza corsa, orfano già giovanissimo, è stato educato dai salesiani. La passione per la musica lo ha portato ovunque gli venisse data la possibilità di cantare, anche nei night-club. Ha poi prevalso la vocazione al sacerdozio, intuita già da bambino. Ordinato nel 2004, nel suo ultimo libro esorta i sacerdoti a dare una testimonianza più forte della loro fede. “Siamo onesti, la verità è questa”, scrive. “Siamo noi, che non abbiamo più il sacro fuoco. L’immagine che diamo del sacerdozio è troppo insignificante. Non tocca più il cuore”.

Dal canto suo, “è fedele solo a un folle folle precetto: 'Non bisogna mai perdere nessuna piccola occasione per parlare di Cristo'”.

Il sacerdote sembra “l’incarnazione di quel che chiede papa Francesco quando domanda di andare verso le periferie esistenziali”, “e al tempo stesso sembra conservare il giudizio cristallino ratzingeriano che sa che non esiste accoglienza o bontà che non sia accompagnata da fascino e chiarezza”.

Padre Zanotti-Sorkine cura la liturgia – “Voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire” -, accoglie prostitute e senzatetto – “Do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto” – e chiede più sforzi ai suoi confratelli nel sacerdozio: “Il sacerdote è 'alter Christus', è chiamato a riflettere in sé Cristo. Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione; ma essere consci dei nostri peccati, della nostra miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale”.

Grazie al suo esempio e alla sua testimonianza, la chiesa di San Vincenzo de' Paoli alla Canebière, un'arteria centrale di Marsiglia, che anni fa doveva essere demolita o trasformata in un museo tanto era vuota, ora è affollatissima. Chi ci si reca ora la domenica vede, già prima delle dieci, “un accorrere di fedeli, alcuni perfino con un seggiolino sottobraccio tanto le panche sono gremite” (Avvenire, 21 gennaio).

“Scotta qualcosa, in questo prete. Scotta una fede che brucia dal desiderio di dirsi, di contagiarsi. Infatti nelle mattine feriali lo incontri nei caffè del quartiere mentre fa colazione con gli studenti, o per strada, la tonaca al vento in mezzo alle islamiche della Canebière col velo sul viso. La sua ansia è di entrare in contatto con i lontani, con quelli che mai entrerebbero in chiesa. E ogni occasione è buona: uno gli chiede dov’è la Posta, lui risponde: 'L’accompagno', si scambiano due parole, lo sconosciuto accenna ai suoi bambini, il prete sorride: me li porti, che li battezziamo”.

Padre Michel-Marie va in giro per Marsiglia sempre in abito talare. “Per me è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi mi incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre” (Avvenire, 29 novembre 2012).

“Chi mi cerca prima di tutto domanda un aiuto umano, e io cerco di dare tutto l’aiuto possibile. Non dimenticando che il mendicante ha bisogno di mangiare, ma ha anche un’anima. Alla donna offesa dico: mandami tuo marito, gli parlo io. Ma poi, quanti vengono a dire che sono tristi, che vivono male… Allora chiedo: da quanto lei non si confessa? Perché so che il peccato pesa, e la tristezza del peccato tormenta. Mi sono convinto che ciò che fa soffrire tanta gente è la mancanza dei Sacramenti. Il Sacramento è il divino alla portata dell’uomo: e senza questo nutrimento non possiamo vivere. Io vedo la grazia operare, e che le persone cambiano”.

A chi si stupisce del suo comportamento dice: “Io non sono un santo, e non credo che tutti i preti debbano essere santi. Però possono essere uomini buoni. La gente sarà attratta dal loro volto buono”.

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