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I tre doni e compiti del battesimo: sacerdotale, regale, profetico

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Dimensione Speranza - pubblicato il 13/01/14

L'insegnamento del Concilio Vaticano II sul sacerdozio battesimale e ministeriale

di Marino Qualizza

C’è un filo rosso che si snoda lungo tutti o quasi i documenti del concilio: il richiamo costante ai tre uffici o compiti che ricevono i credenti in Cristo, in virtù del dono del battesimo.

Sacerdozio battesimale e ministeriale

I tre doni e compiti del battesimo: sacerdotale, regale, profetico.

C’è un filo rosso che si snoda lungo tutti o quasi i documenti del concilio: il richiamo costante ai tre uffici o compiti che ricevono i credenti in Cristo, in virtù del dono del battesimo. La prima menzione avviene nel capitolo terzo della LG, quando si parla dei compiti dei vescovi. Vengono designati secondo l’elenco presente nel titolo. Poi la menzione si estende ai presbiteri in vari documenti, e raggiunge pure i laici, nel capitolo IV loro dedicato e ripreso poi nel decreto ‘Apostolicam Actuositatem’, l’apostolato dei laici. Questa trilogia fu vista all’inizio della discussione conciliare con un certo sospetto, perché si sapeva che era stata particolarmente sviluppata dalla teologia riformata, di ispirazione calvinista. Ma l’origine storica di una dottrina o meglio la sua accentuazione particolare in una confessione religiosa non impediva di vedere la sua origine biblica e in modo specifico cristologica.

Riferimento a Cristo

Infatti è in cristologia che viene sviluppato in prima istanza il tema degli uffici messianici propri di Cristo. Ogni introduzione all’opera di Cristo viene sviluppata su questa trilogia, dove appunto il Cristo appare come sacerdote, re e profeta. Oggi, con l’approfondimento degli studi biblici, è facile vedere il collegamento di questi titoli con la storia del popolo di Israele e delle sue istituzioni, in modo che ne risulti una continuità pur nella novità apportata dal Cristo. Poiché ogni cristiano, in virtù del battesimo è collegato a Gesù Cristo, appare molto chiaro che quanto il Cristo ha iniziato nella sua vita, è stato partecipato ai cristiani. Essi infatti, sono stati battezzati nella morte e resurrezione di Gesù, come non si stanca di ripetere san Paolo (cfr Rom 6). Resi partecipi della pasqua, continuano e rendono presente nella storia di ogni tempo l’opera di Cristo.

Funzione sacerdotale e cultuale

In questo capitolo concentriamo la nostra attenzione in modo speciale sui laici cristiani, avendo parlato nel precedente del sacerdozio comune. Seguiremo le indicazioni che ci dà la LG 34-36.

<> (LG 34).

È la funzione sacerdotale e cultuale che viene richiamata in questo passo. Ciò che è particolarmente significativo è l’estensione di questo culto a tutti gli aspetti della vita, perché ricevano poi la loro definitiva destinazione ed orientamento a Dio nella celebrazione eucaristica. Si realizza qui quella unione più volte desiderata ed auspicata tra la liturgia celebrata e la vita vissuta, come aveva già anticipato all’inizio dell’epoca moderna san Francesco di Sales.

Funzione profetica

(LG 35).

L’azione profetica, portata a compimento nella vita di Cristo, viene comunicata ai battezzati perché la attualizzino nel mondo d’oggi. Quest’azione non consiste solo in un annuncio teorico delle idee del Vangelo, perché, in questo caso, si tratterrebbe di continuare la ‘scuola’ di Gesù. Un’azione senz’altro importante, ma ancora lontana dalla piena verità del Vangelo. Infatti per essere profeti nella Chiesa cristiana non basta avere una competenza culturale; occorre il battesimo nello Spirito, cioè nella confermazione, perché solo nello Spirito Santo si entra nella vita di Cristo e si coglie il senso ed il valore della profezia, che diventa così una vita nuova ed uno stile di vita. Essere profeti è più della ripetizione di un annuncio; è farsi annuncio per la comunione mistica, cioè nello Spirito, con il Cristo. La profezia è il mondo di Dio, nel segno del Vangelo. Uno dei limiti vistosi nella vita di fede dei nostri giorni è dato dalla illusione che basti una informazione più capillare delle verità del Vangelo per avere un mondo nuovo. Sarebbe troppo facile. Qui non contrapponiamo annuncio e vita, informazione e adesione, perché sono inscindibili. Affermiamo che il Vangelo non si riduce ad una informazione né ad un aggiornamento, ma consiste nel vivere la storia sul modello di Cristo, nel far sì che il Vangelo diventi in certo modo la nostra vita. Infatti l’insegnamento di Gesù aveva come obiettivo il regno di Dio, cioè un qualcosa di non teorico, astratto, ma la presenza stessa di Dio che opera il nostro bene. La fede è una vita che si vive, non solo un pensiero che si svolge. Certo, il pensiero l’accompagna e la illumina, altrimenti sarebbe una vita cieca!

Funzione regale

(LG 36).

In questo breve capoverso, che fa parte di un testo lungo ed articolato, abbiamo la sintesi del servizio regale che i cristiani sono chiamati a svolgere nel mondo, sul modello e soprattutto nella forza che viene loro dallo Spirito di Cristo. Il programma è tanto vasto quanto il mondo e si estende a tutte le situazioni dell’esistenza. Questa visione così lungimirante del concilio apre il cuore, perché libera energie a lungo compresse nel corpo ecclesiale, anche se la loro valorizzazione è cosa tutt’altro che facile, come abbiamo visto in questi decenni postconciliari.

Basterà accennare solo ad alcuni ambiti, ben descritti nel n. 36. Qui viene richiamato in primo luogo lo spazio e la dimensione dell’azione e del servizio regale. Non si ferma al settore privato e intimo, come una certa politica vorrebbe suggerire anche oggi: la fede riguarda il privato. Nient’affatto! Riguarda la vita nella sua realtà e concretezza, anche se l’affronta non sovrapponendosi alla società civile e politica, ma inserendosi in essa con una sua precisa ispirazione. Più facile a dirsi che a farsi. Qui però trova tutto il suo spazio la dottrina sociale della Chiesa, con le sue indicazioni ed i suoi obiettivi. Solo questo richiamo apre ai cristiani quegli spazi che sono da sempre loro, ma che spesso sono stati ridotti ad una dimensione moralistica e devozionale.

Questo servizio regale richiede ai cristiani una adeguata formazione ed un senso della vita politica, sociale ed economica, inclusa quella culturale, che normalmente non ci accompagna. E richiede altresì un risveglio perché finalmente la Chiesa, non solo nei vertici, ma anche alla base, come dice il concilio, si renda presenza attiva e credibile nel mondo, a suo vantaggio, non di quello della Chiesa. Essa quando ha fatto il suo servizio per il bene del mondo, ha già ricevuto la sua ricompensa, e se ne rallegra.

articolo tratto da: http://dimensionesperanza.it/aree/formazione-religiosa/teologia/item/3867-4-i-tre-doni-e-compiti-del-battesimo-sacerdotale-regale-profetico-marino-qualizza.html

Tags:
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