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Toymail, il pupazzo che trasmette messaggi di mamma e papà

Giocattolo toymail

© DR

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 05/12/13

L'ultimo gadget diffuso in Regno Unito e Stati Uniti è un pupazzo che funziona come casella vocale dei saluti dei genitori per i figli piccoli

Cinque pupazzi di forme diverse che si connettono alla rete Wi-Fi di casa e permettono a papà e mamma di spedire messaggi vocali ai figli. Prima di trasmetterli, però, un’app applica una serie di filtri vocali per aumentare il divertimento e dare un tocco creativo alla comunicazione. Viene presentato così Toymail, un gadget regalo di Natale, che si sta preparando ad essere l’oggetto del desiderio negli Stati Uniti e Regno Unito da parte dei genitori che costretti per lavoro o altre ragioni a stare distanti dai figli piccolissimi (è pensato per i bambini tra 6 mesi e 3-4 anni) non vogliono far mancare la propria vicinanza. Ma davvero si può sostituire così una presenza? Lo abbiamo chiesto a p. Stefano Gorla, direttore del settimanale “Il Giornalino”, il settimanale per i ragazzi delle Edizioni S. Paolo.

E’ un modo per restare in contatto o per alleviare i sensi di colpa per la distanza dai figli?

Gorla: Credo si tratti più della seconda ipotesi. Ha la stessa funzione del cellulare con gli adolescenti: una specie di “guinzaglio elettronico” che serve al genitore per essere rassicurato sul fatto che il figlio risponde e sta bene. Se poi per il figlio “stare bene” significa andare a 300 km all’ora sull’auto guidata dall’amico neo-patentato per il genitore è difficile da sapere…Anche Toymail esprime un po’ il delirio di onnipotenza dei genitori sull’”esserci”. Sarebbe meglio andare a casa e rendersi presenti con un abbraccio, usare il tempo per giocare con i figli. La tecnologia è importante e positiva ma intenderla come strumento di mediazione relazionale mi sembra destinato al fallimento, soprattutto con bambini molto piccoli.

I genitori fanno fatica a giocare con i figli?

Gorla: Noi abbiamo realizzato un’indagine insieme a Doxa Yunior sui nostri lettori sia per la fascia da 3 a 6 anni che in quella 7-12. Abbiamo constatato che il 50% dei genitori, anche iper-tecnologici, esercita molta consapevolezza nella scelta della rivista e nel gradimento delle varie rubriche. Ciò che apprezzano di meno sono quelle attività proposte che invitano a “fallo con mamma e papà”. La motivazione è sempre la stessa: non ho tempo. Si manifesta una tendenza a delegare l’accompagnamento del figlio ad altri strumenti rimarcando che “io ci metto la qualità del poco tempo che ho”. Certo il bambino non deve essere un tiranno attorno al quale tutto gira e il tema del distacco e della capacità di giocare da soli è sano e importante ma bisogna anche giocare insieme, cosa che fa molto bene soprattutto ai genitori. La tecnologia può aiutare ma non sostituire: ti invio messaggi che una voce ti racconta in modo buffo come fa Toymail? Davvero riesco a starti vicino o è il nostro ego che si espande ? I nostri genitori quando ci vedevano un po’ giù – qualsiasi educatore è in grado di cogliere questi momenti – semmai scrivevano due righe o ti portavano a prendere un gelato. Era un modo di lasciare aperta la porta per parlare e non solo in relazione a qualche problema ma per stare insieme.

In che misura è cambiato il rapporto genitori-figli?

Gorla: Nonostante ci sia una maggiore fragilità degli adulti, il rapporto tra genitori e figli è qualitativamente cambiato in meglio. Naturalmente se gli adulti sono persone strutturate e non si comportino in maniera più adolescenziale dei propri figli. Oggi, da ciò che percepisco dai rapporti mediati attraverso la rivista ma anche di quanto conosco di oratori, gruppi scout e altre associazioni, c’è una maggiore attenzione da parte dei genitori e più confidenza, con una modalità più paritaria e dialogica che nel passato. Tuttavia, più che nel passato, i genitori vivono la fatica della presenza perché sono trascinati da molte tensioni, compreso il desiderio di trovare degli spazi per se stessi non venendo però meno agli impegni di lavoro e familiari. La relazione comporta una dimensione donativa e di sacrificio che però viene anche largamente ripagata in gioia e affetto.

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