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L’I-diota dentro di noi

Catholic Link - pubblicato il 22/11/13

A volte non rischiamo di ridurci alla tecnologia o al tipo di sistema operativo che utilizziamo?

Il video di oggi è stato prodotto da Big Lazy Robot VFX, una compagnia che in realtà ama i robot e la tecnologia ma ha deciso di produrre questo video per “prendersi in giro”. Serve tutto per creare una sciocca atmosfera omogenea in cui siamo definiti in base a ciò che abbiamo.

Uno degli aspetti interessanti del video, oltre alla sua critica scherzosa della tecnologia e della società ossessionata dallo schermo che si dedica troppo al divertimento fine a se stesso (non negativo in sé se fatto con moderazione), è l'idea di dove concentriamo la nostra attenzione. Il telefono, le fotografie, i messaggi non sono negativi in sé per sé, al contrario. Il pericolo nasce quando queste cose diventano così appassionanti, così importanti, così autodeterminanti che perdiamo di vista e ignoriamo tutto il resto. Quanto è importante il tuo cellulare, il tuo computer, la tua macchina, la tua casa, per te, per l'immagine che hai di te, per il tuo rapporto con gli altri, con te stesso e con Dio?

Non colpisce il fatto che chiediamo “Sei Mac o Windows?” come se il modo in cui utilizziamo la tecnologia o la nostra scelta di un sistema operativo ci definisse realmente? Non rischiamo una tragica riduzione di chi siamo? Ci siamo rassegnati così a cuor leggero – noi, una società tanto affascinata dalla diversità – a identificarci con queste cose? Qualcuno potrebbe preoccuparsi o accusarmi di esagerare, il che probabilmente è vero, o perfino di essere ipocrita (io sono un Mac evangelist).

Questa critica, ad ogni modo, diventa più pungente nella misura in cui si constata l'assenza di altre domande relative alla nostra identità. Non ho problemi a dire “io sono un Mac evangelist” perché anch'io sono sempre consapevole e cerco di approfondire il fatto che sono Garrett, una persona, un cristiano, un figlio di Dio. È interessante notare, almeno in base a ciò che ho sperimentato io, che poche persone chiedono davvero “Chi sei?” o “Chi sono io?”. Se lo fanno, tendono a riferirsi più a quello che la persona fa o ha, o al suo status sociale. Se però non siamo capaci di superare questo livello di superficialità, in primo luogo con noi stessi e poi con coloro che vogliamo aiutare, come possiamo imparare ad andare oltre le cose che abbiamo?

Dire a qualcuno che la sua vita è più di ciò che ha è facile, aiutarlo a vedere cos'è più profondo e più importante è un compito molto più impegnativo. Dobbiamo quindi insegnare l'arte di porre domande, di immergerci in noi stessi per scoprire cosa c'è sotto, cosa c'è nel nocciolo. Una simile via di interiorità è una via ascetica, e si persegue al meglio nel contesto della preghiera. Solo Cristo può rivelare davvero chi siamo e come dobbiamo rispondere a questa identità nella nostra vita quotidiana. Altrimenti, siamo destinati a costruire la nostra vita del tutto inconsapevoli del nostro vero “io” e a diventare semplicemente pesci che nuotano nel torrente, seguendo ciecamente l'ultima moda, la tecnologia più recente, il social network più nuovo. In questo modo, diventiamo I-dioti.

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