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Giorni d’esame, anche per la Scuola italiana: il tema dell’Invalsi

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 19/06/13

Intervista a Claudio Gentili, direttore de "La Società", rivista della Fondazione Toniolo

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Giorno di esami di maturità, si parte questo mercoledì ma nelle settimane scorse anche i più giovani allievi delle medie hanno dovuto superare delle prove compresa quella Invalsi (dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione) che genera sempre perplessità e malumori nel mondo della scuola italiana (Famiglia Cristiana, 17 giugno).

Tuttavia il tema della valutazione va a braccetto con quello della qualità e dunque su quello che viene offerto nelle classi italiane dalla scuola, una situazione con luci ed ombre che ci consegna un Paese a macchia di leopardo (Tempi, 12 settembre 2012).

Abbiamo chiesto un commento circa l’utilità di questo tipo di valutazione e la situazione della scuola italiana a Claudio Gentili, direttore de “La Società”, la rivista di dottrina sociale del Chiesa della Fondazione Toniolo.

Invalsi: la valutazione nella scuola, un tabù o una questione di buon senso? Come si orienta la dottrina sociale della Chiesa?

Claudio Gentili: La questione relativa all’Invalsi è un tabù. Si capisce quando le prove internazionali Ocse-Pisa diventano oggetto di attenzione e di dibattito, mentre le prove Invalsi diventano oggetto di critiche feroci pure se similari nello standard e nello scopo. Tutto questo è frutto della sottovalutazione della valutazione e del profitto scolastico. Valutare serve ad aiutare, non a mortificare o a condannare. Se questo principio non entra nella scuola si fa un danno al Paese.

Da dove ripartire per una scuola che valorizzi la persona?

Claudio Gentili: Una scuola nuova che metta al centro la persona non può che partire dai quattro pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa:

1) La centralità della persona e non del collettivo. Nell’attuale amministrazione della scuola questo è un problema molto serio, tutto pensato ed immaginato attorno al collettivo, al collegio, mai attorno alle esigenze del singolo e alla sua autonomia, anche di giudizio.

2) La solidarietà. La scuola italiana non fa altro che certificare le differenze geografiche e di ceto che esistono. Meno risorse al Sud o nelle periferie cittadine, a conferma dello status quo.

3) La sussidiarietà. Il caso di Bologna è un caso ideologico, purtroppo. In Italia si conta la percentuale più bassa di scuole paritarie, eppure si ritiene che sovvenzionarle sia un danno. Vero l’opposto visto il servizio che offre alla comunità. Senza lo Stato dovrebbe spendere molto di più per ottenere lo stesso livello di servizi ai cittadini.

4) Il Bene comune. C’è una visione materialista, post marxista, legata ai "beni comuni" che è lontana sideralmente dall’impostazione della Dottrina Sociale della Chiesa che definisce il Bene comune con l’efficace formula di Maritain: "Non il bene collettivo delle persone, ma la vita retta della moltitudine". Sono i comportamenti come l’odio, la discriminazione, la mancanza di etica pubblica che generano i guasti nella società.

Oggi c’è stato il tema di maturità, ha letto le tracce? Cosa ne pensa? Quale avrebbe scelto?

Claudio Gentili: Noto che non c’è nessun riferimento al pensiero cattolico in relazione al tema su "Stato, Mercato e Democrazia" eppure ci sono autori come Rosmini, Sturzo e Toniolo che hanno prodotto cose di grande interesse. Ma penso anche a Ralph Dahrendorf e la sua riflessione sul mercato che nasce davanti al municipio, definendosi come il luogo in cui si ricerca il giusto prezzo, in prossimità al luogo dove si prendono le decisioni della città. Ridurre il tutto agli ultimi commentatori contemporanei rischia di rendere questo argomento molto più angusto…La traccia sui Brics mi ha lasciato un po’ perplesso ad essere sincero [ride, ndr] mi chiedo quanti studenti conoscessero il significato di quella sigla…Poi se posso dire la mia: è mancata una traccia sulla dimensione etica, che nella attuale crisi avrebbe potuto generare degli spunti interessanti tra gli studenti.

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