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A Scampia il buon pastore è un diacono

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Aleteia - pubblicato il 22/04/13

Ciro Manzo aiuta a dare speranza in una zona difficile

“A vent’anni mi sentivo sazio di tutto, cercavo risposte nelle cose più futili, poi ho incontrato don Vittorio”. Inizia così il racconto di quello che oggi viene considerato il buon pastore di Scampia, il diacono Ciro Manzo, sposato, tre figli.

Don Vittorio Siciliani, il giovane parroco di Scampia, “non aveva nulla di straordinario nell’abito o nei modi, non era circondato da gente importante”, ma Ciro capì “che era speciale, che poteva dare risposta alle mie domande e sollievo alla tensione interiore e all’amarezza che sentivo dentro di me, nonostante avessi successo e soldi”. Lo seguì fino alla parrocchia della Resurrezione, dove si sentì “accolto, sorretto, indirizzato”. “Da quel giorno non ho mai smesso di alimentare la vocazione, quel fuoco che covavo in silenzio nel cuore e che d’improvviso mi ha preso dentro” (Credere, 21 aprile).

Grazie all’appoggio di don Vittorio, Ciro ha iniziato il cammino che lo ha portato a diventare diacono e missionario “non in terre lontane ma sotto casa, nel suo quartiere”. Mentre portava avanti il lavoro di tecnico di radiologia al Policlinico di Napoli, su invito di don Vittorio ha iniziato il servizio pastorale con i detenuti del vicino carcere di Secondigliano. Dopo dieci anni di matrimonio ha cominciato la formazione all’Istituto diocesano per i ministeri, diventando nel 1991 diacono permanente. Nel frattempo curava con la moglie Gabriella, catechista, la preparazione delle coppie al matrimonio.

Nel 1988 don Vittorio ha chiesto il suo aiuto per trasformare un edificio comunale destinato a uso sociale e mai utilizzato in un centro di aggregazione, “avamposto della parrocchia”. È nata così l’Oasi Buon Pastore, con catechismo, consulenza legale gratuita, doposcuola, gruppi di preghiera, mensa per i poveri, corsi di ginnastica e laboratori di falegnameria. Intere generazioni sono già cresciute in questo luogo, e chi ha deviato una volta diventato grande ha confessato a Ciro in carcere di rimpiangere l’occasione che aveva avuto per non sbagliare. Anche se è impossibile recuperare tutti, è già una vittoria mostrare che un’altra vita è possibile.

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