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Trucchi per mantenere la calma con dei bambini discoli

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fizkes | Shutterstock

Edifa - pubblicato il 22/04/21

Ansia, stanchezza, rabbia: sono i sentimenti provati davanti ai figli quando non ci danno retta. E se avessero i nostri stessi difetti?

di Christine Ponsard

Vorremmo tutti essere dei bravi genitori, pieni di amore e di pazienza. Sogniamo di non ferire mai i nostri figli e di non essere mai ingiusti con loro. Tuttavia, constatiamo che siamo imperfetti e peccatori. Di fronte a questi figli, che amiamo più di noi stessi, ci capita di essere arrabbiati e di pronunciare troppo in fretta delle parole dure, di gridare o di rimproverare ingiustamente. Perché perdiamo il controllo di noi stessi in questo modo?

Quando l’ansia e la stanchezza si accumulano

La stanchezza è spesso la causa della rabbia. Quanti genitori si arrabbiano con i loro figli e gridano perché sono esausti? Non è una mancanza di fede o di coraggio riconoscere i propri limiti e dire: “Non ce la faccio più!”. Piuttosto che stringere i denti fino al punto di rottura, piuttosto che fare buoni propositi di pazienza, mai mantenuti (perché impossibili da mantenere), è meglio prendere di petto il problema e trovare dei mezzi concreti per porvi rimedio, come dormire di più, farsi aiutare e, se possibile, chiedere agli amici di occuparsi dei bambini di tanto in tanto.

Ma anche la preoccupazione può generare talvolta delle ingiustizie. Marion è in prima media e i suoi risultati sono insufficienti. Dall’inizio dell’anno scolastico, suo padre la tormentava in tutti i modi possibili e immaginabili, moltiplicando rimproveri e punizioni. Sentiva di esagerare, di essere ingiusto e che il suo comportamento era controproducente e finiva solo col paralizzare Marion che ormai tremava al pensiero di non avere un buon voto nelle interrogazioni e nelle verifiche (e che non otteneva, ovviamente). Finché un giorno si è reso conto che questa aggressività derivava dal fatto che, trent’anni prima, era stato bocciato in prima media e aveva vissuto molto male questa esperienza. Temeva che sua figlia vivesse lo stesso fallimento e voleva proteggerla da questo. Quando ha deciso di non preoccuparsi più, tutta la tensione è cessata. Invece di affliggere Marion, ora la incoraggia con serenità e i suoi risultati scolastici sono nettamente migliorati!

Quando si hanno dei figli, la preoccupazione e la stanchezza possono accumularsi. Questo succede per esempio quando un bambino si mostra particolarmente difficile e non si sa più come gestirlo! È sano poter “passare la mano” di tanto in tanto, affidarlo ai nonni, ad una madrina, a degli amici per poter riprendere fiato.

Attenzione al circolo vizioso della collera e della violenza

Il rifiuto di perdonare sé stessi è spesso la causa dell'”autopunizione” mascherata. In generale, i difetti che ci irritano di più nei nostri figli sono quelli che non accettiamo in noi stessi. Per essere gentili con gli altri, dobbiamo cominciare con l’essere gentili e misericordiosi con noi stessi. Spesso, però, facciamo esattamente il contrario: più siamo violenti, più ci sommergiamo di rimproveri e disprezzo, alimentando così in noi la fonte della violenza. Perdonare sé stessi non significa cadere nell’autocompiacimento: al contrario, significa riceversi da Dio come una meraviglia, infinitamente più grande del proprio peccato e dei propri limiti apparenti.

Il rifiuto di perdonare gli altri rinchiude inoltre in un circolo vizioso: Jerôme subisce un’ingiustizia dal suo capo senza poter replicare; tornato a casa, pieno di amarezza e risentimento, si arrabbia con la moglie per un’inezia; ferita a sua volta, lei ingoia le lacrime ma si arrabbia con il figlio che non sta composto a tavola; il figlio, innervosito, prende a calci il cane, ultimo capro espiatorio di questa catena di violenza. Il contagio della violenza è ben noto nelle relazioni familiari. L’unico modo per rompere questa spirale infernale è il perdono.

Stanchezza, paura, amarezza, risentimento… Le cause della nostra violenza sono molteplici e spesso complesse. Questi pochi punti di riflessione non pretendono in alcun modo coprire l’intera questione, ma vogliono essere semplicemente un invito a riconoscere la violenza che è in noi: se riusciamo ad individuarla e ad offrirla all’Amore Misericordioso del Signore, Lui la trasformerà in dolcezza e mitezza.

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