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Educazione affettiva e sessuale: come parlarne al figlio adolescente?

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Edifa - pubblicato il 08/03/21

Come si fa a parlare di sessualità con i propri adolescenti? Bisogna dare loro delle risposte poetiche o delle informazioni tecniche? I genitori, come i loro figli, sono spesso smarriti, impotenti e imbarazzati quando queste conversazioni hanno luogo. Ecco qualche consiglio pratico da una sessuologa.

di Olivia de Fournas

I genitori sono attrezzati per parlare di amore “in verità”? Verso l’inizio della scuola media, sono a volte imbarazzati quando vogliono affrontare l’argomento della sessualità con il proprio figlio, e spesso sfoderano un discorso dogmatico già pronto. Ma attenzione, l’adolescente pensa: “Aiuto” quando i suoi genitori arrivano in modalità: “Ho bisogno di parlarti”! ”, dice Thérèse Hargot sessuologa, filosofa e autrice francese di Une jeunesse sexuellement libérée (ou presque). Come possiamo quindi affrontare questa questione? Iniziando molto presto, replica la specialista: “La sessualità si costruisce durante la prima infanzia, direi addirittura dal grembo materno, nel modo in cui i genitori s’immaginano il bambino, cambiano i pannolini, curano il corpo, promuovono la modestia e il pudore.”

Il discorso dei genitori deve cambiare tra la scuola media e la scuola superiore

Il ruolo dei genitori è quindi molto più ampio di quello di un educatore che lavora in ambiente scolastico, ad esempio, perché fornisce informazioni nel tempo, in particolare attraverso il linguaggio non verbale. Il clima in cui il bambino sarà cresciuto, se i genitori si amano, se essi stessi sperimentano una sessualità in linea con i messaggi che trasmettano, plasmerà la sua visione. “Il modo in cui i genitori vivono ed esprimono il loro amore è meglio di tutti gli altri discorsi”, riassume Thérèse Hargot, “e un genitore a suo agio non si pone la domanda: come parlare di sessualità, o quando”. Tuttavia, questa educazione non verbale e a lungo termine non dovrebbe eliminare qualsiasi altro discorso più diretto sull’argomento. Ma anche qui i genitori dovranno dare prova di pedagogia e pazienza. Oggi, per passare da un discorso qualsiasi che banalizza le esperienze sessuali, ad una sessualità magnificata dalla teologia del corpo, è necessario avanzare in modo progressivo.

“Ogni cosa a suo tempo”, insiste Thérèse Hargot. Alle scuole medie, il preadolescente scopre un corpo al quale si adatta con più difficoltà a mano a mano che questo cambia. Interrogandosi sulla propria identità, può ascoltare ciò che dice l’educazione affettiva come disciplina intellettuale. Al liceo, invece, un discorso spirituale avrà molto più peso su un terreno affettivo già preparato, ” Ci vuole una maturità emotiva per poter integrare la gioia della castità prima del matrimonio”.

Trappole da evitare

Infine, i genitori devono fare attenzione ad evitare due insidie. La prima è quella di parlare di sessualità solo sotto forma di divieti. La seconda è quella di parlare solo della bellezza del corpo o della meraviglia del neonato. Nel primo caso, l’adulto non raggiunge le realipreoccupazioni del ragazzo che sta scoprendo il suo corpo e il sentimento d’amore. Nel secondo, “passa sotto silenzio che il bambino non è il fine della sessualità, ma solo il suo frutto”.

La sessuologa propone invece di appoggiarsi alle emozioni del bambino, per mostrargli che un giorno quelle unioni gli porteranno la gioia che spera, facendo in modo di trasmettergli, naturalmente, che il piacere sessuale non è l’obiettivo dell’unione, ma l’espressione dell’amore che lo accompagna. 

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