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Frustrazione, una messa alla prova benefica per il bambino

Child, agressive, angry

© NadyaEugene

Edifa - pubblicato il 11/09/20

Vogliamo sempre rispondere al meglio a tutti i desideri dei nostri figli. Ma soddisfare ogni loro voglia non li aiuta a costruirsi e ad armarsi per affrontare la vita nella società.

di Maylis Guillier

Alcuni genitori finiscono per abbandonare ogni nozione di limite e di costrizione nella loro educazione, di conseguenza i loro figli diventano inadatti alle esigenze della vita comunitaria. Didier Pleux, psicoterapeuta, dà una chiave essenziale per far sì che un bambino sia realizzato, socievole e forte: la “frustrazione”.

Avete paura di essere bollato come “tiranno”, quando parlate di frustrazione?

No, la tirannia non centra nulla! Attenzione, non parlo di frustrazione affettiva, ma di frustrazione a riguardo del piacere esagerato del bambino, ed è possibile che i genitori un po’ troppo permissivi non lo capiscano. Frustrazione significa mancanza, disappunto, attesa. Un bambino che è stato frustrato in modo intelligente non farà un dramma per andare a letto, per salutare, per mangiare nuovi cibi, per giocare con gli altri bambini…

È una soluzione per rimediare al desiderio onnipotente di molti bambini, ma amore e frustrazione sono inseparabili; l’uno senza l’altro sarebbe in effetti un ritorno all’autoritarismo. Non nego le conquiste positive della psicologia che valorizza il dialogo con il bambino, ma non dobbiamo dimenticare di insegnargli anche il senso di realtà, perché questo apprendimento non è innato. Molte famiglie hanno dimenticato ogni nozione di dispiacere, esigenze e vincoli per dare priorità solo alla comunicazione, alla valorizzazione del bambino e alla sua protezione. Ecco perché tanti ragazzi sviluppano un ego esagerato e una grande intolleranza alle contrarietà.

Perché l’apprendistato della frustrazione è così importante nell’educazione?

L’essere umano tende naturalmente al principio di piacere, al godimento, e all’immediatezza, il tutto ben lontano dalla realtà costrittiva e dai divieti. La frustrazione è indispensabile perché un figlio diventi autonomo; i figli hanno così tante richieste che hanno usurpato l’autorità degli adulti, sopprimendo qualsiasi gerarchia. Sono loro a decidere tutto, dai programmi televisivi agli orari dei pasti… La frustrazione permette di reintrodurre l’autorità in casa.

Attenzione però agli eccessi in un modo o nell’altro: frustrare troppo è annientare il desiderio del bambino, non frustrare affatto è lasciarlo in un desiderio onnipotente. Le abitudini, come il servizio in casa, devono essere incoraggiate, in modo che il bambino non viva solo secondo le sue voglie. Negargli alcune soddisfazioni immediate (TV, videogiochi, ecc.) serve per dargli il senso dello sforzo e della perseveranza.

Perché è difficile per i genitori vedere il proprio figlio frustrato?

È sempre stato detto loro che un bambino frustrato è un bambino malato! Invece sono i bambini che sono stati saggiamente frustrati che riusciranno a rimettersi in piedi nelle prove della vita. Molti piccoli non sanno più concentrarsi, creare o sognare; consumano, vanno in tilt e interrompono qualsiasi impresa non appena diventa difficile.

Con la televisione, con Internet, i videogiochi e con ogni tipo di dipendenza le nostre famiglie sono immerse nel breve termine. Il consumo ha indebolito la nostra tolleranza alla frustrazione: la vita è più difficile da sopportare (disoccupazione, divorzio…), ma nonostante ciò vogliamo un’infanzia inondata di relazioni, di amore e di gioia. È ora di ritrovare un po’ di buon senso!

Si tratta di uno sforzo dei genitori su sé stessi?

Sì, certo che lo è! È una lotta personale perché non ci piace vedere nostro figlio frustrato, ma la gente confonde un bambino infelice con un bambino frustrato. Molti genitori sono stati minati nella loro autorità da letture di psicologia che hanno detto loro che tutto era nella relazione, altri rifiutano di essere esigenti perché la loro vita è difficile e vogliono evitare di entrare in conflitto con il loro figlio. Se si è esigenti in termini di igiene del bambino, lo si può essere anche in altri ambiti: il gioco, l’alimentazione, il ritmo di vita… E questo non significa che sia castrante!

I genitori attenti a volte si scoraggiano. Cosa gli rispondete?

Lo scoraggiamento esiste perché il bambino resiste. Certo, non dirà mai: “Grazie, mamma e papà, mi state frustrando, è fantastico, perché mi fa crescere!” Invece il ragazzino dirà: “Voglio un’altra storia, un altro cartone animato, ancora giocare, ancora…”.

La realtà è frustrante! Fin dai primi giorni presso la tata, l’asilo nido o durante l’intervallo a scuola, il bambino si confronta con la vita: quello più grande prenderà il gioco da quello più piccolo, un altro, portato per il lavoro manuale riceverà più complimenti di lui. Una delle chiavi per armare il giovane di fronte all’esistenza e dargli fiducia in sé stesso è renderlo consapevole delle sue debolezze e delle sue qualità.

Come crescono i bambini intolleranti alla frustrazione?

Questa intolleranza può crescere e diventare esponenziale, i giovani sono poi sempre più fragili. Non condivido il punto di vista degli psicologi sulla famigerata crisi adolescenziale; è vero, c’è una fase difficile legata alla pubertà, le prime pene…

I “bambini re” tendono a diventare depressi. Quando raggiungono i quindici o i sedici anni, la scuola fa loro meno regali e si è meno bravi nonostante si lavori di più. Il bambino che resta concentrato su sé stesso, adulato dai suoi genitori, non capisce perché l’insegnante non lo ritenga così geniale, mentre l’altro, che era tenace al pianoforte, invece di cambiare strumento ogni sei mesi, sarà premiato a 16 anni perché ha divorato le tappe. Non dovremmo chiederci perché alcuni adolescenti si rifugiano in un mondo virtuale, i videogiochi e le dipendenze come la droga, sono fughe da un mondo troppo difficile da guardare in faccia!

Come evitare di abbattere il bambino con una frustrazione mal dosata?

Un figlio deve essere rispettato, perché è una persona a sé stante e non sarà in grado di capire le restrizioni se non gli vengono insegnate in un’atmosfera amorevole, stimolante e rispettosa. I vincoli dei genitori devono essere presenti nelle piccole cose della vita quotidiana: mettere il piatto nella lavastoviglie, non spargere i giocattoli per tutta la casa, ecc. Il problema sta nell’autorità che i genitori hanno abbandonato.

Cos’è l’autorità giusta? Come evitare di cadere nell’autoritarismo, nel permissivismo o nella verbosità?

Dobbiamo a tutti i costi evitare di intervenire sotto l’influenza delle emozioni, la rabbia sarà quindi sproporzionata e le punizioni saranno sterili e inappropriate. Alcuni genitori ricordano la loro infanzia e hanno paura di riprodurre un modello che hanno vissuto: “Mio padre era autoritario, non alzerò mai la voce!” Essendo fermi fin dall’inizio si può mantenere il controllo.

Questa è in sostanza la mia teoria per essere autorevoli : metto in guardia e impedisco al bambino di oltrepassare il limite, anticipo i suoi eccessi imponendo piccole frustrazioni, per esempio al mattino porta la sua tazza nel lavandino, si allaccia le scarpe da solo… Si possono pretendere queste cose e non cadere nella verbosità che consiste nel dover spiegare tutto in continuazione. Un bambino non ha l’autonomia di giudizio per poter dire: “So quando devo andare a letto, fare i compiti…”. Questa è un’illusione!

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