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12 consigli per dare una dimensione profonda e spirituale alle vostre amicizie

FRIENDSHIP

Syda Productions - Shutterstock

Edifa - pubblicato il 05/07/20

Il Cardinale John Henry Newman, studiando le relazioni amicali, ha scoperto vari metodi per creare ed intrattenere delle vere amicizie. Scopriteli senza più aspettare e imparate a coltivare le vostre amicizie.

Filosofo, teologo, poeta, l’inglese John Henry Newman (1801-1890) ha coltivato l’amicizia durante tutta la sua vita. Quest’uomo, canonizzato da papa Francesco nell’ottobre 2019, aveva un vero talento per costruire delle relazioni profonde con chi gli stava intorno. Ecco 12 consigli che ha dato per costruire un’amicizia forte e sincera.

L’amicizia umana è un riflesso dell’amicizia divina

Newman, dopo un’esperienza spirituale che ebbe nel 1816, concluse che ci sono solo due esseri assolutamente reali in tutto l’universo: “Me stesso e il mio Creatore”. Questa convinzione determinerà il suo rapporto con le cose e gli esseri. È all’interno di questo rapporto fondamentale che si svolgono le mediazioni che sono le nostre amicizie umane – come delle vetrate, delle icone, dei riflessi di quella prima e originaria amicizia. La dinamica dell’amicizia, per Newman, è quella di riportarci all’Essenziale. La vita nel mondo qui sulla terra passa velocemente ed è importante rimanere radicati in Cristo per tutta la vita. Renderlo più tangibile, più visibile in questo mondo che passa, è ciò che desiderava Newman.

Esistono delle predisposizioni all’amicizia

Newman attirava l’amicizia come una calamita attira il metallo. Era al tempo stesso molto distante e molto caloroso: un inglese autentico! Un detto dice che non si può che avere un solo vero amico nella vita, ma in realtà lui ne ebbe innumerevoli. Quando fu eletto cardinale, scelse come motto: Cor ad cor loquitur (“Il cuore parla al cuore”) ed aveva una capacità straordinaria di metterlo in pratica, attraverso l’accoglienza del prossimo.

La fedeltà, la prima condizione dell’amicizia

Ti scrivono? Scrivi. Ti parlano? Ascolta. Ti fanno una domanda? Rispondi. Ti chiedono consiglio? Aiuta e prevedi i bisogni dell’altro. Quando chiesero a Newman di fondare e di dirigere l’Università Cattolica di Dublino, dopo la sua conversione negli anni ’50 del XIX secolo, egli insistette per frequentare ogni lezione. Non per criticare gli studenti o i professori, ma per essere lì, per mostrare loro l’attenzione che aveva per ciascuno di loro e per il loro lavoro.

L’amicizia si coltiva attraverso la condivisione

Per Newman, l’amicizia si intrattiene andando a trovare gli amici ma anche grazie alla corrispondenza. Lui inviò più di 30.000 lettere. Scriveva dalle cinque alle dieci lettere al giorno. Newman lesse più volte l’Etica di Nicomaco di Aristotele (V secolo a.C.), in cui si spiega sia l’arte che la scienza di cosa sia l’amicizia, il suo fine, come intrattenerla, ecc. L’obiettivo, secondo il filosofo greco, non è quello di far diventare l’altro ciò che siamo, ma di aiutarlo a diventare migliore di noi. Amare l’amicizia infatti è desiderare il bene dell’altro.

L’amicizia non teme la differenza

Newman non ha mai avuto paura della “differenza” sociale o culturale. Ha sempre saputo essere vicino alla gente semplice, alla popolazione della classe operaia di Birmingham, che tanto si contrapponeva all’elitarismo di Oxford. La sera andava a visitare i poveri e li aiutava con dei gesti concreti. Queste persone non erano degli amici nel vero senso della parola, ma rappresentavano quel “prossimo” che lui voleva amare. Alla sua morte, più di 20.000 persone di tutte le classi sociali e confessioni, accorsero per onorare le sue spoglie. Vennero a salutare quell’uomo che era diventato per tutti un amico!

L’amicizia obbliga a mantenere una distanza

Per Newman, mantenere una certa distanza è una condito sine qua non affinché l’amicizia duri. Non solo per evitare una fusione affettiva sterile, ma anche per non perdersi mai di vista e per poter guardare l’amico attraverso lo sguardo di Cristo. È sempre alla luce di questo sguardo che l’amicizia viene messa alla prova, discernita e persino purificata quando necessario.

Non c’è amicizia senza verità

Per costruire una vera amicizia, bisogna amare l’altro “fuori dalle ombre e dalle immagini” e nella verità. E l’unico che permette di amare nella verità è Cristo, che conosce meglio di noi colui che ci dà come amico. La verità dell’altro passa da colui che è la Verità. Egli è anche Misericordia, e la sua grazia è indispensabile per perdonare l’amico che tradisce, inganna e mente. “C’è un solo Amante delle anime, ed Egli ama ognuno di noi come se non ci fosse nessun altro da amare”, scrisse Newman nel suo romanzo Callista.

L’amicizia al prezzo della libertà

Newman si convertì al cattolicesimo all’età di 45 anni, quando era una delle personalità più influenti dell’Inghilterra dell’epoca. Ma per diventare cattolico, dovette scegliere tra l’amicizia e la Verità e questa scelta lo escluse dalla sua comunità e perse tutti i suoi amici anglicani. Rimase quasi solo per molti anni, circondato da alcuni cattolici, tra cui Ambrose St John.

Accettare la delusione

Cristo, “l’Amico degli uomini”, come lo chiamano gli ortodossi, è l’unico amico che non delude mai. Tutte le creature deludono perché ci si aspetta sempre troppo da esse. Le imperfezioni e le delusioni possono essere perdonate solo con il Suo sguardo. La vera amicizia vuole qualcosa di diverso che un’affettività appagata. La vera amicizia desidera che l’amico cresca: “Lasciatelo crescere, e che io diminuisca”. In questo senso l’amicizia “serve” a qualcosa: a crescere insieme.

L’amicizia richiede tempo

L’amicizia implica una certa distanza fisica e richiede anche del tempo. Il tempo permette di far maturare i sentimenti e di approfondire la relazione. L’amicizia è come una terra che si colora in modo diverso a seconda delle stagioni: può essere “calda” ed estiva all’inizio, poi attraversa l’inverno e la sua nudità, poi riacquista i suoi colori… Ma una vera amicizia non finisce mai.

L’amico è un mistero

L’altro, nella sua verità più profonda, rimane un mistero che potrà essere rivelato solo nell’aldilà. Ora possiamo soltanto ruotare intorno all’altro: il suo ‘essere segreto’ ci sfuggirà sempre qui sulla terra. Così come non possiamo mai accedere completamente al nucleo del nostro essere, allo stesso modo non conosceremo mai veramente i nostri amici fino in fondo. Il mistero dell’altro rimane inesauribile, così come il nostro: ruotiamo intorno al nostro nucleo più intimo senza poterlo sondare del tutto.

I nostri amici ci rivelano chi siamo

San Bernardo disse: “C’è ciò che crediamo di essere. C’è quello che gli altri credono che siamo. E c’è ciò che siamo” e questo solo Cristo lo sa. C’è una separazione tra ciò che crediamo di essere e ciò che siamo. Nei nostri amici, in un certo senso, vediamo come un riflesso del nostro “io” profondo. Per comprenderlo, guardiamo i nostri amici: ditemi chi amate e vi dirò chi siete. Ma un vero amico è un dono raro e bisogna chiederlo al Signore.

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