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Vivere 24 ore su 24 con i propri figli senza volerli “uccidere”

KIDS

Shurkin_son - Shutterstock

Edifa - pubblicato il 28/03/20

Essere isolati in quarantena può generare conflitti all'interno di una famiglia, soprattutto tra genitori e figli. Cosa si può fare per evitare di litigare tutto il giorno? Quali regole di condotta e di comportamento devono essere stabilite?

di Fiorenza Brière-Loth

Confinati in casa, i tempi potranno essere molto lunghi per i grandi come per i piccini. Possono sorgere dei terribili conflitti, quindi come possiamo vivere insieme senza ‘ucciderci’ a vicenda? Come preservare una certa serenità familiare? Marie-Paule Mordefroid, psicologa, formatrice nello sviluppo personale degli adulti, ci rassicura: i conflitti sono normali, sta a noi gestirli al meglio ascoltandoli e rimanendo fermi.

L’armonia familiare è un’utopia?

Può essere un sogno per fuggire la realtà. L’armonia non ci impone di evitare conflitti, richiede l’accettazione delle differenze che si costruisce man mano. La vita familiare genera costantemente il confronto, e le controversie non nascono necessariamente a causa di un eventuale incompetenza dei genitori, ma per la natura stessa del rapporto, che porta in sé una parte di conflitto. Il rapporto asimmetrico tra genitori e figli non è un rapporto di uguaglianza: il genitore ha una missione di educatore ed il figlio deve costruire la sua identità.

Quando i genitori hanno paura del confronto non si assumono le loro responsabilità. Siamo in una società che valorizza il legame affettivo al punto che gli adulti temono di perdere l’amore dei loro figli, di soffrire e di conseguenza i genitori cercano costantemente di ‘smussare gli angoli’. Per poter affrontare gli scontri, dobbiamo sbarazzarci delle cattive rappresentazioni che ne abbiamo, spesso legate alla violenza, frutto di una maldestra gestione del conflitto.

Quindi per lei il conflitto non è solo inevitabile, ma anche necessario?

È assolutamente necessario, lo affermo, eppure non mi è mai piaciuto il conflitto. Dove c’è vita, c’è conflitto, è un modo per esprimere il disaccordo, la rabbia è un richiamo alle regole ed è utile per sanificare i nostri rapporti familiari, per imparare a comunicare meglio, per favorire la nostra crescita e quella dei nostri figli.

Ripenso a Quentin, quattro anni, che faceva delle scene terribili all’ora di andare a letto. Sua madre ha capito che erano legate alla partenza per diversi mesi del padre militare. Il fatto di parlare con lui della partenza ha smorzato la sua ansia ed il momento di andare a letto è tornato ad essere sereno. Attraverso le crisi della crescita impariamo molto, a patto che cerchiamo di viverle al meglio. Non esistono conflitti buoni o cattivi è il modo in cui li affrontiamo che li rende distruttivi o costruttivi e la capacità di vivere queste controversie è segno di relazioni sane.

La nostra risposta al conflitto dipende dalla nostra storia e dal nostro temperamento?

Riguardo a questo, ho constatato diverse reazioni:

– La strategia di uscita: “Vedremo dopo, è faticoso dover dire di no”;

– L’aggressività o l’autorità che vuole imporsi a tutti costi, efficace solo nell’immediato;

– Manipolazione o compromesso per mantenere l’unità familiare, rifiutando le differenze.

Tutti noi abbiamo un modo spontaneo di gestire il confronto, rivelatore della nostra identità e del nostro passato. Non si tratta di colpevolizzare i genitori, i fratelli e le sorelle della stessa famiglia non reagiscono forse in modo diverso tra loro? Ognuno ha la propria libertà; anche da bambini, facciamo delle scelte.

Possiamo cambiare il nostro modo di reagire per vivere meglio il conflitto?

È difficile cambiare la propria personalità, ma possiamo imparare a moderarne le asperità in modo che causi meno sofferenza ai nostri cari, così come a noi stessi. Già ascoltare i commenti degli altri, a partire da quelli del coniuge, dà qualche indizio, poi è anche utile rendersi conto che, di fronte alle avversità, si tende a mettere il pilota automatico, come se si fosse programmati. Infine, osservare i nostri pensieri e le nostre emozioni all’inizio del conflitto ci permette di realizzare quanto questi stati d’animo distorcano la realtà. A poco a poco, i genitori che si rimettono in discussione relativizzano certi principi educativi che sembravano loro assoluti, sviluppando qualità che avevano tralasciato. Per esempio, una persona molto comunicativa, molto brillante, ma che non sa ascoltare affatto, cercherà di sviluppare quest’attenzione verso l’altro.

Un’altra possibilità è che se una persona è abituata a fuggire le discussioni può imparare ad affrontarle a poco a poco nella sua vita coniugale o professionale, a partire dalle questioni meno importanti. È decisivo capire che se si può vedere il conflitto come un passo necessario e non violento, si cambierà il modo in cui lo si sperimenta.

Nella misura in cui siamo disposti ad evolvere i nostri figli impareranno a gestire i conflitti. Se li eviteremo o impediremo ai nostri figli di esprimere il loro disaccordo, non saranno in grado di affrontare i molteplici scontri che troveranno sul cammino della loro vita.

Come insegnare ai figli ad affrontare i conflitti?

Osando accettare, come genitore, di trovarsi faccia a faccia con i nostri figli, ammettere di essere il baluardo, il limite contro il quale si scontreranno. Un adolescente è come una persona che sale su una barca per lasciare il continente dell’infanzia e per allontanarsi dalla riva, deve dare un colpo di remi sul bordo. Se i genitori sono un bordo di granito, i bambini possono andarsene, ma se sono una palude inconsistente, rimangono invischiati. Confrontandosi con loro, imparano a vivere il conflitto.

Come si può fare evolvere concretamente il rapporto genitore-figlio in quei momenti di tensione?

In questa relazione delicata i genitori si muovono costantemente tra paradossi: coniugare affetto e autorità, affermazione di sé ed ascolto, sicurezza ed assunzione di rischi. In famiglia, non spetta forse a noi stabilire il modo? Il nostro comportamento influenza, è sempre rivelatore vedere una bambina di tre anni che sgrida la sua bambola imitando le espressioni della madre. Il rispetto per i bambini è già un antidoto alla violenza, dobbiamo essere consapevoli dei nostri errori, sia verso di loro che verso il nostro coniuge. Infine, bisognerebbe evitare di criticare l’altro coniuge in pubblico, al fine di una buona crescita del figlio.

Cosa è essenziale per permettere ad un bambino di costruirsi?

È il lavoro dell’educazione, molto semplicemente. Capire che amare non è solo provare emozioni e sentimenti, ma desiderare il bene e questo implica porre dei limiti, farsi rispettare, esercitare la giusta autorità, viverla in un rapporto triangolare, tra il genitore, il figlio e la legge.

L’adulto non basa la sua autorità sulla forza, ma sul suo status di genitore, che gli impone di indicare le regole della famiglia e della società: questo è il terzo termine del rapporto. Se Paolo non vuole mettere il casco sulla moto ed il padre gli ricorda la legge, non è un conflitto di persone dovuto alla sola volontà del genitore, ma una trasgressione di un principio esterno. Se non è d’accordo, non è contro la persona del padre, ma contro la regola, a rischio di incorrere nelle sanzioni previste, allora si esce dal rapporto di forza ed il giovane, in questo modo, è portato a responsabilizzarsi.

Aiutiamo i nostri figli a conoscere gradualmente la realtà del mondo, fidandoci di loro, esercitando un controllo che permetta o di estendere tale fiducia o di abbassarla se è stata tradita.

Come evitare la trasgressione delle regole della famiglia da parte dell’adolescente?

Per sapere come comportarsi i genitori devono capire cosa c’è in gioco a questa età: passare dall’essere bambini all’essere adulti. Il giovane deve scoprire ciò che c’è di buono nelle regole genitoriali per appropriarsene e smettere di agire per pura obbedienza o per paura. Agnès ha preso l’abitudine di fare uno spuntino verso le 18 per poi andare a studiare tutta la sera. Suo padre non sopportava la sua assenza a cena e dopo una spiegazione, si è giunti ad una buona soluzione, dove ognuno ha trovato la propria soddisfazione. È importante avere la collaborazione dell’adolescente: questa fascia d’età non è più il momento della sottomissione, ma dell’introspezione.

Questo non si fa facilmente e spesso comporta opposizione e trasgressione. I genitori non sempre rispettano le tappe che possono precedere la disobbedienza: il giovane deve prima discutere per capire le loro ragioni, deve avere il diritto di non aderirvi necessariamente e di potersi spiegare. “Perché non sei d’accordo con me?” Quando gli viene concesso, generalmente non sente più il bisogno di trasgredire. Oggi i genitori dicono che parlano con i loro figli, nei fatti per lo più negoziano, sotto forma di ricatto: “Se fai questo, otterrai quello”, invece di portare avanti le loro argomentazioni sostanziali.

Quando la situazione è bloccata, l’allontanamento può essere una tappa?

In questo caso è meglio cercare aiuto piuttosto che sfinirsi volendo gestire tutto da soli. La soluzione può essere trovata dal proprio coniuge o da qualcuno vicino a lui, dalla famiglia, da un collega o da un educatore. A volte la soluzione è dentro di noi: basta che uno dei genitori chieda aiuto per sbloccare la situazione. Se uno dei genitori accetta di rimettersi in discussione, si crea una possibilità, e un rapporto difficile con un figlio può allora evolvere.

È allarmante se un bambino non è mai in conflitto?

Nelle famiglie dove non c’è diritto al conflitto, la sottomissione può essere un rifugio. Qualunque sia l’origine, è una situazione molto delicata, perché chi fugge dal conflitto lo fa a suo danno, non rispetta sé stesso, nasconde e reprime i suoi disaccordi per paura, o per piacere all’altro.

Come agire quando in un conflitto le opinioni dei genitori divergono?

I bambini hanno bisogno di sentire la solidità coniugale, anche se non si lasciano ingannare dalla differenza dei punti di vista. Quando un coniuge non è d’accordo con l’altro, è bene tacere davanti al figlio per evitargli di doversi schierare. Da adolescente, può sentire che i suoi genitori non sono d’accordo, purché si riaffermi l’amore dei suoi genitori: “Non sono completamente d’accordo con tuo padre, ma lo sostengo”. Questo è un buon modo per affinare il legame tra amore e verità, capirà che opporsi a lui in una discussione non toglie niente all’amore che i suoi genitori hanno per lui. Questo è importante oggi quando si tende a confondere la persona con le sue opinioni e a favorire il legame emotivo: “Lo amo, quindi sono d’accordo con lui”.

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