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Una canzone toccante sul suicidio e una risposta di fede

RAGAZZA CANTA PIANOFORTE AL GOT TALENT IN SPAGNA

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Catholic Link - pubblicato il 11/10/22

Siamo degni di tutto il bene e siamo indispensabili. Il mondo senza di noi sarebbe un posto peggiore e più brutto

di Carla Restoy

Elisabet è una ragazza che, nel famoso programma musicale Got Talent, ha eseguito una canzone in catalano sul suicidio, in omaggio a suo padre. La sua esibizione le ha guadagnato una standing ovation da parte del pubblico e ha emozionato anche il giurato meno sentimentale, Risto Mejide, che non è stato in grado di pronunciare una parola dopo la sua performance.

Il brano, composto da Elisabet, esprime il dolore che i suicidi lasciano alle persone che erano loro accanto e il senso di colpa, di rabbia, di abbandono e tristezza che provano i superstiti, e che la ragazza ha provato in modo particolare dopo il suicidio del padre.

L’ultimo pensiero

Nella canzone che ha presentato a Got Talent, Elisabet reclama la verità sul suicidio del genitore.

“Se un giorno ti vedrò nei miei sogni, sarai te stesso, un ricordo di ciò che eri. Se un giorno ti vedrò in un’altra terra, non ti lascerò andare finché non mi dirai la verità. Dì se hai pensato a me. Dimmi se hai mai pensato che avresti potuto pentirtene”.

Non riesco a immaginare quanto sia facile pensare di non essere stati abbastanza per far sì che quella persona cara lottasse per la sua vita. Elisabet vuole e ha bisogno di pensare che, all’ultimo momento, quando non c’era più ritorno, il padre avrebbe voluto non averlo fatto:

“Se un giorno mi vedrai piena di rabbia e vorrai che smetta di piangere e urlare, dimmi la verità. Dì se in qualche momento hai pensato a me. Dimmi se all’ultimo minuto hai pensato che avresti voluto rimanere qui”.

Nella nostra società, purtroppo, ci sono sempre più casi di depressione grave e di persone che vedono nel suicidio l’unica soluzione a una vita che ritengono non si possa più vivere.

Queste persone non sono libere di riconoscere il valore della loro vita e di quella che li circonda. Sono incapaci di vedere il dono che è la loro vita e quella delle persone che hanno accanto.

Il senso di colpa di chi resta

Mettendomi nei panni di Elisabet, una figlia il cui padre si è suicidato, o in quelli di chiunque si trovi nella sua stessa situazione, non posso fare a meno di pensare e provare quel senso di colpa.

Da un lato penserei che avrei potuto fare di più per quella persona, dall’altro che quella persona non mi amava e non mi apprezzava abbastanza da capire che avevo bisogno di lei nella mia vita.

Sono reazioni e pensieri naturali conseguenza di questa esperienza, e in fondo sono frutto dell’incomprensione nei confronti di ciò che è accaduto.

La canzone e la testimonianza di Elisabet mi fanno pensare che quando qualcuno decide di porre fine alla sua vita, pone un po’ fine anche a quella dei suoi cari. A mio avviso, come la vita dà vita, la morte trascina e distrugge il cuore.

Siamo tutti fatti per la Vita

Mi viene da pensare e da dire che, nonostante l’enorme incomprensione che circonda la questione del suicidio – soprattutto quello di persone concrete che decidono di eliminare la loro vita dal mondo – e il grande dolore che provoca questo atto, è un segno inequivocabile del fatto che non siamo fatti per la morte. Che siamo fatti per la vita.

Un’altra idea che risuona in me quando mi emoziono per la canzone di questa figlia a suo padre è che nonostante l’incomprensione, l’ingiustizia e il dolore che inonda il cuore, l’amore trascende la morte.

Sono convinta che quell’amore sarebbe in grado di perdonare quella persona che senza libertà ha deciso di prendere una decisione che ha colpito e sconvolto il mondo intero.

Dare il Cielo alle persone che incontriamo

Perché, per quanto possa sembrarci impossibile, il mondo conta su ognuno di noi. Siamo tutti imprescindibili, nessuno è indifferente.

Ogni persona è degna e merita l’amore più grande e la vita più bella del mondo. Per questo, non posso fare a meno di pensare che, se tutti quelli che incontro meritano il Cielo, ho il dovere prezioso di far sì che quella persona sia in un pezzetto di Cielo. Di anticiparle in qualche modo il Cielo che merita.

Perché non possa mai passarle per la testa che il mondo sarebbe lo stesso o migliorerebbe se non ci fosse, né tantomeno pensare che la sua vita colma di dolore, solitudine o incertezza sarà sempre impossibile da vivere.

Accompagniamo ogni persona perché sappia di essere degna del Cielo a cui aspira. Viviamo affinché tutti si sentano amati e imprescindibili, perché non c’è verità più certa di questa: siamo infinitamente amati per quello che siamo.

Siamo degni di tutto il bene e siamo indispensabili. Il mondo senza di noi sarebbe un posto peggiore e più brutto.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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