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Cosa accade quando auguro il male a qualcuno

ANGRY

Rainer Fuhrmann | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 17/06/22

Augurare il male mi rende meschino, invidiare quello che non ho togliendolo a chi lo ha mi rende una persona malvagia

Non capisco come sia possibile che desideri il male del mio prossimo. Voglio vincere, essere il primo, ma desidero il male di mio fratello? Questo non va bene, non è sano, non mi aiuta a crescere.

Oggi si respira un ambiente di grande competitività in ogni settore. Molta tensione, sminuire chi la pensa diversamente, invidia.

È ovviamente positivo competere, lottare per raggiungere una meta che non sembra essere alla mia portata. Il contrario sarebbero passività e trascuratezza, e non potrei crescere.

In questa lotta posso commettere degli errori, cadere ed essere sconfitto. Tutto è possibile, perché ci sono momenti nella vita in cui si può ottenere solo la vittoria.

Solo uno può riuscire a seguire il cammino che gli si apre davanti agli occhi. Non tutti possono farlo. Non so se quello che ho ottenuto mi converrà. A volte la sconfitta insegna più della vittoria.

In ogni caso, non desidero mai il male di chi lotta contro di me. Non desidero che il mio avversario perda.

Da dove viene l’invidia?

Desiderare il male è tipico del diavolo che si inserisce nel mio cuore. Da dove derivano la guerra, la rabbia, l’odio, l’invidia?

Sgorgano dal cuore malato, ferito. Voglio possedere quello che hanno gli altri, voglio strapparlo loro.

Tutto quello che mi permette di crescere come persona va bene. L’esigenza è sempre positiva. Lottare per vincere il mio avversario tira fuori il meglio di me, mi fa essere migliore nello sport, a livello professionale.

Desiderare che agli altri le cose non vadano bene, o che non vadano bene al mio nemico, mi danneggia.

E fa sì che sminuisca sempre quello che ho, o che pensi che c’è una persecuzione da parte di chi non desidera il mio bene. Questi sentimenti mi danneggiano.

Mi sento pregiudicato. Finisco per credere che queste cose accadano sempre a me. Questo modo di guardare la vita mi fa ammalare.

Guardare con gratitudine

Vorrei godermi di più la vita che ho. Applaudire chi ottiene un successo. Rallegrarmi per i trionfi altrui. Questo vorrà dire che il mio cuore è più grande, più ampio, più profondo.

Voglio guardare con gioia e gratitudine tutto quello che ho, la famiglia che Dio mi ha donato, quel lavoro che posso vivere con gioia.

Voglio rallegrarmi e lodare Dio per le compagnie, le amicizie, i familiari che Dio mi ha posto accanto per mostrarmi il Suo amore e insegnarmi ad amare.

Tutto il resto che possa privarmi della pace è veleno. E il veleno finisce per uccidermi e per togliermi anni di vita.

Odiare mi danneggia. Serbare rancore mi fa ammalare. Augurare il male mi rende meschino. Invidiare quello che non ho togliendolo a chi lo ha mi rende una persona malvagia.

Nuovi obiettivi

Per questo non smetto di alzarmi con nuovi obiettivi davanti. Non mi basta quello che ho ottenuto.

Posso sempre dare di più, allontanare da me quegli atteggiamenti egoisti che mi limitano. Posso crescere ed essere una persona migliore.

Non si tratta di ottenere sempre quello che desidero, quello per cui lotto. Diceva la psicologa Mirta Medici, “Non ti auguro un anno meraviglioso in cui tutto sia positivo. Questo è un pensiero magico, infantile, utopico”.

È vero, non voglio che tutto sia positivo nella mia vita. Non pretendo che tutto mi riesca bene e di ottenere tutto quello che desidero.

Abituarmi alla vittoria, al successo, può indebolirmi. La perdita e la sconfitta fanno sì che veda in esso un’opportunità per crescere, per cambiare le cose, per migliorarne altre.

Lo Spirito mi cambia

Vedere la vita così è bello. Il bene mi fa bene. Pensare bene degli altri restituisce la mio cuore l’innocenza perduta.

Credere nella bontà che c’è nell’essere umano mi fa essere positivo. Non voglio vivere con il veleno dello sguardo negativo su tutto, su tutti.

Posso migliorare ed essere più di Dio. Per questo ho bisogno che il Suo Spirito abiti in me. Solo Lui può rendere tutto nuovo in me.

Può cambiarmi dentro. Può darmi la pace che mi manca. Restituirmi la gioia che ho perduto.

Vorrei tenere solo ciò che c’è di positivo nel mio cuore e sradicare quel male che mi danneggia. Leggevo giorni fa: “C’è molto male nella nostra vita e ci fa trascurare il bene che incontriamo lungo il cammino” (Amelia Noguera, Escrita en tu nombre).

Non sono disposto ad augurare il male a nessuno

Penso a tutto ciò che c’è di buono intorno a me. A tutte le persone che tirano fuori il meglio di me. A tutte le opportunità per crescere che si dispiegano davanti ai miei occhi.

Voglio essere migliore, più di Dio. Mi pesano la carne e il peccato. Il dolore si infila nella mia anima quando mi offendono, mi mettono da parte, mi ignorano. Mi sento attaccato e reagisco con rabbia.

Il mio stato d’animo non può dipendere da tutto ciò che accade intorno a me. Non posso vivere in tensione in questo mondo in cui la bontà convive con la malvagità.

Ci sono molte ingiustizie, molto odio, molta rabbia. E io non voglio aumentare questa presenza del male intorno a me.

Non sono disposto ad augurare il male a nessuno. Non desidero avere nemici che non voglio vedere.

Prego per tutti, accetto tutti, amo tutti. Non devono pensare come me perché io li ami. Non devono fare quello che farei io per farsi accettare da me.

Li guardo con bontà, con allegria, con umiltà. Non possiedo la verità. Voglio solo che nel mio cuore abiti l’amore di Dio. È l’unica cosa che può davvero cambiarmi dentro.

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