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Sindaco ucraino liberato parla con Papa Francesco – La fede delle popolazioni indigene in Canada – & altro…

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Antoine Mekary | ALETEIA

i.Media per Aleteia - pubblicato il 19/04/22

Ogni giorno, Aleteia offre una selezione di articoli scritti dalla stampa internazionale sulla Chiesa e le questioni principali che preoccupano i cattolici nel mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli degli editori.

Martedì, 19 aprile 2022

1. Un sindaco ucraino descrive la sua prigionia nelle mani dei Russi e il suo appello a Papa Francesco

2. La fede persiste tra le popolazioni indigene in Canada 

3. La Chiesa tedesca risponde alle accuse di scisma

4. Il Venerdì Santo, Papa Francesco ha optato per la cortesia come strategia geopolitica

5. “Quello che i Russi stanno facendo in Ucraina potrebbe farlo a noi la Cina”, avverte un vescovo filippino

1. Un sindaco ucraino descrive la sua prigionia nelle mani dei Russi e il suo appello a Papa Francesco

Ivan Fedorov, il sindaco di Melitopol, rapito dalle forze russe per quasi una settimana, si è recato a Roma per testimoniare la drammatica situazione in cui si trova la sua città, ma anche le condizioni disumane che ha sopportato durante la sua prigionia prima di essere rilasciato in uno scambio di ostaggi. Durante il suo soggiorno a Roma, il leader ucraino ha incontrato e parlato con Papa Francesco prima della Veglia di Pasqua, chiedendogli di intercedere presso Vladimir Putin per garantire corridoi umanitari a Mariupol e rinnovando l’invito del Governo al Pontefice a visitare l’Ucraina, dicendo che potrebbe “fermare questa guerra”. Due giorni dopo, il maggiore Serhiy Volyna, membro della Marina presente a Mariupol, ha chiesto al Papa di aiutare a salvare le donne, i bambini e i feriti che si trovano ancora in città.

Reuters, inglese

2. La fede persiste tra le popolazioni indigene in Canada 

A luglio, Papa Francesco potrebbe recarsi in Canada per chiedere ancora una volta scusa alle popolazioni indigene del Paese dopo una richiesta iniziale a Roma il mese scorso. Nel suo soggiorno, indica il media canadese La Presse, il Pontefice potrebbe incontrare molti membri delle comunità di fede indigene. Nonostante le rimostranze che persistono contro la Chiesa cattolica canadese tra queste popolazioni – nella fattispecie riguardo alle ex scuole residenziali –, molti loro membri sono ancora cattolici. Un membro della comunità Métis dell’Ontario ha spiegato che questo deriva dal rispetto per gli anziani, elemento fondamentale in tutte le società indigene. I nonni indigeni sono spesso cattolici, e oltre alle tradizioni secolari delle varie “Nazioni” canadesi trasmettono la loro fede in Cristo. Molti ponti esistono poi tra la saggezza indigena e il cattolicesimo, indica il giornalista Mathieu Perreault, che ha intervistato vari Inuit, Métis o cattolici “indigeni” che non esitano a mescolare erbe ancestrali e incenso.

La Presse, francese

3. La Chiesa tedesca risponde alle accuse di scisma

Il vescovo Georg Bätzing, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha risposto il 14 aprile a una lettera firmata da più di 70 vescovi – soprattutto americani e africani – che mette in guardia sul fatto che il percorso sinodale del Paese potrebbe portare a uno scisma nella Chiesa cattolica. “Il Percorso Sinodale è il nostro tentativo in Germania di affrontare le cause sistematiche degli abusi e della loro copertura, che hanno provocato indicibile sofferenza a tanta gente nella Chiesa”, ha scritto il vescovo tedesco all’arcivescovo di Denver, Samuel Aquila. A suo avviso, il sinodo è il mezzo per rendere “nuovamente possibile il nostro tentativo di realizzare una proclamazione credibile della Buona Novella”. Definendo le “accuse” avanzate nella lettera “sorprendente”, ha affermato che il processo sinodale non mina l’autorità della Chiesa, inclusa quella di Papa Francesco, che dice che ha chiesto una “risposta coraggiosa alla situazione attuale”.

CNA, inglese

4. Il Venerdì Santo, Papa Francesco ha optato per la cortesia come strategia geopolitica

La mossa di Papa Francesco di mantenere la formula della cerimonia della Via Crucis al Colosseo ha avuto successo? Solo il tempo potrà dirlo. Nonostante le proteste circa la tredicesima stazione della Via Crucis e il boicottaggio da parte delle reti televisive in Ucraina che hanno rifiutato di trasmettere l’evento, il Vaticano ha scelto di far portare la Croce insieme a una donna russa e a una ucraina. Il vaticanista John Allen sottolinea che Papa Francesco non voleva essere indifferente alle realtà dell’invasione russa e non è stato quindi ingenuo, scegliendo però di porre la speranza della riconciliazione tra i due Paesi al centro della sua strategia diplomatica.

Crux, inglese

5. “Quello che i Russi stanno facendo in Ucraina potrebbe farlo a noi la Cina”, avverte un vescovo filippino

In vista delle ormai imminenti elezioni presidenziali nelle Filippine, il vescovo Broderick Pabillo, già Amministratore Apostolico della diocesi di Manila e Vicario Apostolico di Taytay, sull’isola di Palawan, dice la sua sulle questioni che il prossimo Governo del Paese si troverà ad affrontare. Con i diritti umani visti sempre più come “un peso nel progresso dei progetti governativi” e l’economia in recessione, il presule filippino esorta i cattolici a scegliere il candidato migliore, soprattutto perché l’offensiva russa in Ucraina spaventa: “Se lasciamo che i Russi agiscano impuniti, i Cinesi si sentiranno incoraggiati a fare lo stesso con noi o con Taiwan”. Di fronte a questo pericolo, il vescovo Pabillo si unisce alla “condanna dell’invasione russa” e denuncia il “controllo” delle menti attraverso i media da parte di Putin e Xi Jinping.

Asia News, inglese 

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