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La tesi di Alessandro Manzoni: gli angeli festeggiarono la nascita di Gesù

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Alessandro Manzoni (1785-1873), è stato tra i maggiori poeti e scrittori italiani.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 28/12/21

Sapevate che il grande poeta e scrittore del Risorgimento ha dedicato alcuni suoi scritti a questa “festa”?

Secondo Alessandro Manzoni la prima grande festa cristiana della natività di Gesù, dovette essere una grande festa per gli angeli del cielo.

Prima di Manzoni, san Tommaso d’Aquino ha spiegato che sebbene Gesù, la seconda Persona della santissima Trinità, non abbia assunta la natura angelica ma umana, tuttavia il Verbo incarnato meritò anche la grazia e la gloria a tutti quegli celesti spiriti che in Lui umilmente obbedirono al progetto iniziale di Dio Padre. E a differenza dei diavoli non si ribellarono al suo progetto di redenzione (S. Tommaso, Comm, in Ioan., I, X; Suarez, De Incarn., p. I, disp, XLII, sect.I)

NATIVITY

“Il desiderio dei colli eterni”

Perciò, ci assicura lo stesso san Pietro (I Epist., 1, 12), è certo che fin dal principio dei tempi gli angeli non meno degli uomini desideravano la venuta del Salvatore che fu appunto chiamato “il desiderio dei colli eterni” dal libro della Genesi. Ossia il desiderio delle più eminenti e antiche creature quali sono appunto gli angeli. Si capisce quindi la grande festa che gli angeli dovettero poi fare intorno alla sua culla di Betlemme così ben descrittaci da Alessandro Manzoni.

E intorno a Li per l’ampia

Note calati a stuolo,

Mille celesti strinsero

Il fiammeggiante volo,

e acesi in dolce zelo,

come si canta in cielo,

a Dio gloria cantàr.

L’allegro inno seguirono

Tornando al firmamento;

tra le varcate nuvole

allontanassi, e lento

il suon sacrato ascese,

fin che più nulla intese

la compagnia fedel. (A. Manzoni, Natale).

L’annuncio agli uomini che piangevano

Ma il motivo di un tal tripudio di angeli intorno al presepio di Betlemme, non doveva soltanto essere la loro adorazione per il Messia, ma anche l’amicizia per gli uomini. Quei nostri celesti fratelli del cielo che costituiscono con noi la grande famiglia di Dio (Sant’Agostino, De Civ. Dei, 10, 7,) da circa quaranta secoli, piangevano amaramente, secondo la frase del profeta (Isaia,33,7), sulla sciagura degli uomini decaduti a causa del peccato originale dall’amore di Dio Padre. Appena poi il Salvatore finalmente apparve al mondo, uno degli angeli si fece subito premura di annunziarlo agli uomini. Che altrimenti non se ne sarebbero neppure accorti. L’angelo però, come ancora ben direbbe il Manzoni:

Non de’ potenti volgesi

Alle vegliate porte;

ma tra i pastor devoti,

al duro  mondo ignoti (A. Manzoni, loc. cit).

Inondati di luce

Infatti il Vangelo ci fa sapere come un angelo apparve in quella notte stessa in cui nacque il Messia ai pastori che vegliavano i loro greggi inondandoli tutti di luce (Luca, 2,9). E’ questa la prima volta nella Scrittura che chi vede un angelo non solo vede la luce, ma ne è pure circonfuso (Ven. Beda, in Matth. In h. l.). Infatti era conveniente che tanto splendore irradiasse quell’angelico messaggero di Dio che per primo predicava agli uomini la buona novella dicendo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore (Luca, 2, 11).

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