separateurCreated with Sketch.

Vuoi lenire i dolori del parto? Ecco perché devi recitare il rosario

Nine-months-pregnancy-holding-a-rosary-shutterstock
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Silvia Lucchetti - pubblicato il 15/10/21
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Recitare il Santo Rosario può diventare per chi ha fede l'epidurale a rischio zero per affrontare il travaglio e il parto. Provare per credere

L’8 luglio scorso è nata con una settimana di anticipo la mia terza figlia, e anche questa volta ho sperimentato che ogni parto è a sé: la nascita è un evento allo stesso tempo sconvolgente e straordinario che si impone prepotentemente. 

I giorni immediatamente precedenti l'arrivo di Aurora ho scoperto la funzione calmante e "analgesica" della preghiera del Rosario. Lo devo ammettere, l’idea di recitare il Rosario durante le contrazioni preparatorie non è stata del tutto mia, o meglio ci ha messo lo zampino la mia primogenita.

Non riuscendo a stare sdraiata accanto a lei per farla addormentare, ho cominciato qualche sera prima del parto, a passeggiare avanti e indietro per la sua stanza recitando insieme a lei le preghiere della sera. Niente, Linda non ne voleva sapere di abbandonarsi al sonno. Perciò per non perdere la calma e riuscire ad accettare i doloretti delle contrazioni ho preso in mano il rosario e ne ho dato uno a lei.

Avevo necessità di muovermi per riuscire a "prendere" le contrazioni - come si prende/cavalca l'onda - e ho iniziato a recitarlo come lo ricordavo, senza seguire i misteri con il cellulare o con il libretto che uso di solito. Lo snocciolavo come veniva, mettendolo in sintonia con le fasi del respiro. E così la preghiera è fluita dalla bocca da sola, senza interruzioni, come una ninna nanna continua che rassicurava me e la mia bambina che poi crollava.

Qualche giorno dopo, ero sdraiata dopo pranzo sul letto, e ho sentito delle gocce scendere come un rivoletto sulle gambe. Stavo perdendo le acque. Borsa, figli con i nonni, partenza direzione ospedale. Ero molto agitata, forse più dei primi due parti, non so come fosse possibile ma è stato così. Mi sentivo debole, stanca, ero reduce da una brutta influenza gastro-intestinale, e pensavo: stavolta non so se ce la farò a partorire.

Senza dare troppo ascolto ai miei pensieri ho preso il rosario dalla borsa, me lo sono arrotolata al polso e, mentre il sole bussava forte sul finestrino nonostante il condizionatore, ho chiesto a mio marito di recitarlo con me. Intanto lui come un cavaliere a cavallo si destreggiava con l’auto in mezzo al traffico di Roma.

Era luminoso e sorridente come non mai. Euforico, "giovanissimo". Faceva battute che divertivano solo lui, e i suoi occhi parevano incandescenti. Pregò con me, e finite le litanie lauretane arrivammo in ospedale.

Ho continuato il travaglio a suon di Ave Maria, più era forte la contrazione più incalzavo con la preghiera. Prima silenziosa, sussurrata, durante il picco della doglia ben scandita. Sulla barella di quel corridoio, sola, in attesa che salisse mio marito ho pregato così.

In quel momento ho sentito davvero che il Rosario era un'arma, l'ho sperimentato sul serio. Arma e al contempo unguento, analgesico, farmaco del Cielo. Una sorta di epidurale naturale, biologica, ecologica, senza controindicazioni e nessun effetto indesiderato.

Anche per affrontare i dolori del primo parto ero riuscita a pregare un po', a invocare l'aiuto nella notte del sabato del mio travaglio San Pio, Chiara Corbella e Carmen Hernández. Travaglio che era iniziato un venerdì di quaresima: mi ricordo che andai alla Via Crucis con la camminata tipica di chi sta per partorire. Qualche passo e un doloretto. Mi fermai alla messa e dovetti stare quasi tutto il tempo seduta. Presi la Comunione, la confessione l'avevo fatta qualche giorno prima.

Perché un'altra cosa che faccio sempre poco prima di partorire è quella di confessarmi. Preferisco presentarmi all'appuntamento con la Vita, che potrebbe pure significare di dover donare letteralmente la mia, avendo ricevuto l'assoluzione dei miei peccati.

E come mi sento serena per aver preparato l'occorrente per il nascituro, rispettare l'appuntamento con il sacramento della riconciliazione prima del parto mi infonde davvero immensa gioia e tranquillità. Quando esco dal confessionale penso: ho davvero fatto tutto, vada come vada sono pronta, ci pensa Gesù.

PREGNANT, WOWAN, HOSPITAL

Per il mio secondo bambino ricordo di aver recitato tante Ave Maria sghembe mentre guidavo direzione studio della ginecologa in pieno travaglio. Tipo: "Ave Maria/tra le donne/del tuo seno Gesù". Pregavo affinché le contrazioni arrivassero al semaforo e non durante la marcia. La Madonna è intervenuta subito e ha fatto di più: nessuna contrazione nel breve tragitto casa-dottoressa. Appena parcheggiai ne arrivò una bella tosta, ma ormai ero al sicuro, con la macchina spenta.

Fu un parto velocissimo, non ebbi il tempo di cambiarmi ed indossare la camicia da notte. Partorii vestita: maglietta, cardigan, foulard, e al collo... il rosario. Così appaio nelle prime foto con il bambino appena venuto al mondo e poggiato sul mio petto impomatato di vernice caseosa.

Perché vi ho raccontato tutto questo?

Perché ho capito che per diventare mamme abbiamo bisogno prima di tutto della Mamma.