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Il tuo bimbo ancora in utero ti ascolta e impara già prima di nascere

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Valentina Razumova/Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 07/10/21

Più la ricerca progredisce, più scopriamo la meraviglia della vita in utero, la complessità così ben orchestrata dello sviluppo embrionale e la ricchezza della relazione che si stabilisce da subito tra il feto e l'ambiente che lo circonda, anche oltre le pareti uterine.

In Corea saremmo tutti più vecchi di un anno perché la nostra età si calcolerebbe, arrotondando addirittura per eccesso, a partire dall’inizio della gestazione. Strano, in effetti, per il nostro stile di vita occidentale che ci appioppa solo alla nascita diritti e codici fiscali.

Eppure le prove che davvero non solo la vita intesa un po’ genericamente ma anche la storia personale inizi in utero sono sempre di più e sempre più dettagliate.

Leggendo nel numero di BenEssere di ottobre l’articolo della Prof.ssa Alessandra Graziottin, uno dei primi che vado a consultare, ho ripensato alla nostra primogenita, intonatissima, canterina da tempi immemori, alfabetizzata prima con le canzoni che con le frasi parlate e sì, in effetti è dei nostri 4 quella che si è goduta di più l’ascolto di musiche scelte apposta per lei già dal tempo della sua vita intrauterina.

Non è una prova di nulla, figuriamoci, ma è il dolce ricordo di come noi genitori iniziamo a offrire cibo e cose buone ai nostri figli parecchio prima che vengano alla luce.

Nel servizio a cui mi riferisco, la dottoressa risponde ad una lettrice che domanda quanto e come possa influire sul futuro talento di un bambino ciò che succede intorno a lui, destinato a lui, prima che nasca. Insomma, il tema della tabula rasa e dell’innatismo, ma con la novità dell’embriologia umana e del rapporto del bambino con l’ambiente esterno.

Mamma felice, bimbo felice?

Soprattutto con la prima gravidanza, se le condizioni della coppia e del contesto intorno ad essa sono normali e favorevoli, si è dolcemente inclini a raggiungere il piccolo ancora in formazione dentro le calde pareti uterine con stimoli positivi, soprattutto sonori. E la scienza ci conferma la bontà di questa tendenza:

Voci dolci, musiche rilassanti e melodie sono le invisibili, preziose carezze che raggiungono il piccolo: la qualità della gravidanza e degli stimoli, anche uditivi, che il feto riceve condizionano la sua salute fisica ed emotiva.

Benessere, ottobre 2021, p 38 ss

Ed è proprio l’udito il senso che gli permette di entrare in contatto anche con chi lo aspetta fuori. Dalla 22ma settimana di gravidanza questa facoltà si è già sufficientemente affinata per permettergli di seguire, apprezzare, memorizzare ciò che sente e imparare dagli stimoli che giungono da quel canale.

Lo studio dello sviluppo umano ci conferma anche un’altra tendenza particolarmente interessante: la crescita del concepito è dominata dallo sviluppo neurologico fin da subito.

Quello che diventerà il cervello è il motore trainante del processo che porterà alla nascita di un bambino e alla futura esistenza di un uomo adulto.

Il tubo neurale, che in seguito diventerà il cervello e il midollo spinale, si sigilla completamente tre settimane dopo il concepimento, un giorno dopo che il cuore inizia a battere. Entro la quarta settimana dopo il concepimento, occhi e orecchie hanno iniziato a formarsi, comprese le connessioni con il cervello in via di sviluppo.

Intervista a Katrina Furth, Neuroscienze dello sviluppo

Ti ascolto, mamma. Parlami

E’ talmente vero che i nostri bambini iniziano ad imparare dall’utero materno, e principalmente grazie ai suoni, che lo si vede addirittura da come piangono i neonati nelle diverse parti del mondo.

C’erano un cinese, un francese e un tedesco

Studi rivoluzionari hanno dimostrato, per esempio, che i neonati cinesi si esprimono con un pianto che imita le tonalità della lingua cinese della mamma. I piccoli francesi piangono esprimendo toni crescenti, e i tedeschi invece toni calanti, rispecchiando le modalità sonore delle lingue delle rispettive mamme. L’apprendimento della lingua materna, dei suoni tipici che la caratterizzano, quella che parliamo con più disinvoltura e appropriatezza, che ci appartiene nel profondo e in cui ci riconosciamo, inizia già dal quinto mese di gravidanza.

Benessere, Ottobre 2021, p.38 ss

Lingua madre

Ecco perché è giusto, perfettamente adeguato, chiamare “madre” la nostra lingua. Perché lo è fino in fondo, secondo l’ampiezza stessa della parola madre: è fin da subito, da quando avviene il concepimento che inizia la vita del figlio e quella della maternità della donna.

Che meraviglia, a pensarci bene. Scusate l’incursione religiosa, ma sono questi i temi, quelli particolarmente legati alla nostra corporeità, che più di altri ci invitano a riflessioni di ordine spirituale. Tra i tanti episodi che la liturgia ci propone così come la recita del rosario, uno in particolare mi ha sempre interrogato e insieme confortato: la visita di Maria alla cugina Elisabetta.

Co-protagonisti della storia

«In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!»

(Lc 1, 39-42)

Ecco l’esempio più bello e completo di come il bambino in utero percepisca e reagisca alla vita fuori di lui entrando addirittura nella storia delle storie, quella della Salvezza.

Giovanni dopo che la mamma sente il saluto della giovane Maria, incinta di Gesù, sussulta nel grembo.

Ora, l’espressione è forse troppo poetica ma per tutti i genitori, papà compresi, è ben chiaro cosa significhi il “sussultare nel grembo” di un bimbo di sei mesi (forse era proprio all’inizio del sesto, il momento in cui anche l’udito ha raggiunto uno sviluppo sufficientemente complesso). Ecco, un calcio, una giravolta, un pugnetto ben assestato: che meraviglia, già si poteva interagire con nostro figlio anche dal di fuori. Persino il papà poteva avere esperienza di un vero dialogo, per quanto semplice e analogico.

Di questo Mistero della gioia ciò che amo di più è proprio questo: siamo dentro la storia della salvezza da subito, ne facciamo parte, e tutto il mondo attende il nostro contributo, fosse anche solo un colpetto alla pancia della mamma.

L’apprendimento prenatale

L’orecchio è un organo prezioso, già in utero per connetterci al mondo e iniziare ad abitarlo.

Per il feto del mammiferi, quali siamo, la mamma è la prima casa. L’utero materno è la prima culla, la prima cameretta, la prima scuola.

Dovremmo avere molta più attenzione e consapevolezza di quanto la vita emotiva, ma anche le potenzialità di apprendimento dei nostri bambini, inizino ben prima della nascita, già dentro l’utero.

Benessere, Ottobre 2021, p.38 ss

Ad uno sguardo distratto può sembrare che le cose grosse accadano fuori, che i giochi seri si decidano una volta venuti al mondo. Invece al mondo ci siamo già, grazie all’utero materno custoditi ma non esclusi, separati ma non estranei. Ne siamo parte, lo abitiamo e lo condizioniamo già, come esso condiziona noi ma attraverso il filtro protettivo della madre.

In quella cameretta notturna, l’embrioncino e poi il feto hanno una vita intensa, fisica ed emotiva, che cresce con il progredire della gravidanza. Il dialogo che il piccolo intrattiene con la mamma, e, attraverso di lei con il mondo esterno, mostra una straordinaria complessità.

Ibidem

La forma è contenuto

Dobbiamo prestare attenzione dunque a ciò che diciamo dal momento che nostro figlio sente e capisce a suo modo anche quando è in pancia?

La comunicazione umana ha un canale primario che resterà sempre preferenziale per tutta la vita, anche dovessimo diventare manager o consulenti finanziari o presidenti della Repubblica; altrimenti non si spiegherebbero le ininterrotte fortune di formatori e speaker che ci insegnano le regole del public speaking, gli errori da evitare, lo stile adatto ad ogni situazione e le frasi motivazionali che funzionano di più. Ciò che passa, sotto e prima del contenuto delle parole è sempre il tono, il ritmo, il volume e con essi l’intenzione.

Con che intenzione parli a tuo figlio?

Allora è importante domandarsi non tanto cosa diciamo, ma di che qualità siano i suoni che mandiamo al nostro bambino.

Il bambino ascolta. Ci ascolta. Che toni di voce usiamo? Gentili, affettuosi, o violenti? Quali parole, e quali musiche abitano le nostre case? E quali suoni, o rumori ambientali? I segnali, anche uditivi, che giungono al bambino attraverso la parete addominale, la parete uterina e il liquido amniotico modificano il suo sviluppo cerebrale, fisico ed emozionale: la cosiddetta neuroplasticità.

Ibidem

Non facciamoci prendere dai sensi di colpa

Ho presente come siamo noi donne incinte: non c’è una semplice tempesta ormonale in corso, siamo in pieno cataclisma; una sorta di Armageddon di estrogeni, progesterone e altri ormoni proteici necessari al buon andamento della gravidanza si abbatte benefico sul nostro organismo. Questo esercito biochimico si porta dietro, come una retroguardia piena di munizioni e rifornimenti, anche un carico di ansia, sensi di colpa a prescindere, incertezze, senso di inadeguatezza.

Per questo è fondamentale che chi sta attorno a noi ci aiuti a restare serene, a non dare troppo retta alle paure che inevitabilmente si affolleranno nella nostra mente.

Per esempio non dobbiamo farci del male pensando di avere irrimediabilmente danneggiato il nostro terzogenito perché, mentre eravamo incinte di lui, urlavamo scompostamente agli due già nati di mettere subito in ordine la cameretta e magari il nostro tono, in quelle precise circostante, non era sempre gentile e ovattato come avremmo voluto.

La bellezza chiassosa della normalità

In quel caso si trattava di semplice e necessario training per neoassunti: il nuovo nato, adeguatamente preparato al clima familiare, saprà così ambientarsi più facilmente una volta venuto al mondo e porterà senza problemi il proprio contributo con puntuali e ricorrenti risvegli notturni (suoi e dei fratelli e così ci si ritroverà tutti nel lettone, tranne il papà che sarà rotolato a terra per il sovraffollamento).

Vita intrauterina e scuola di sopravvivenza

E’ durante la gestazione che nostro figlio si esercita a vivere fuori; “il bambino fa le prove generali della scuola di sopravvivenza, della scuola di paura oppure della scuola di gioia, quando stimolazioni positive attivano i suoi sistemi di ricompensa (reward) e piacere”.

Fa soprattutto esperienza della multiforme varietà della vita familiare, della sua imperfezione ma anche della chiave e del modo in cui la sinfonia di quella famiglia viene eseguita: largo, adagio, allegro, con dolcezza…

Lo studio dello sviluppo fetale e del condizionamento ambientale non fa altro che offrire dettagli stupefacenti a ciò che per esperienza si sa o almeno si sospetta: ogni stimolo ha il suo effetto; un ambiente tendenzialmente sereno, dove si respira gioia pur in mezzo a incertezze e fatiche, è l’habitat migliore per accogliere un figlio e lo condizionerà nella sua vita futura.

Può una madre dimenticarsi del suo bambino?

Ma capitasse anche la peggiore delle condizioni possibili noi sappiamo, per fede, che “se anche una madre si dimenticasse” Dio che ci è Padre non ci dimentica mai e non smette di raggiungerci con parole e suoni d’amore.

Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se queste donne si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai.

Isaia 49, 15

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