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“Venne con il suo doppio a casa mia”: le bilocazioni di Natuzza Evolo

Natuzza pochi mesi prima di morire

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 04/10/21
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Ecco le testimonianze di una presenza “doppia” della mistica di Paravati

Natuzza Evolo, la mistica calabrese morta in concetto di santità il primo novembre 2009, durante la sua vita fu protagonista di numerose bilocazioni.

In una cittadina calabrese abbastanza distante da Paravati, Taurianova, una coppia di coniugi nottetempo si sta godendo il meritato riposo. Il marito, Giovanni Lonardi, dorme già da qualche ora, mentre sua moglie Maria si accinge a cedere al sonno. 

Senonché la signora, proprio mentre sta per addormentarsi, ha un sobbalzo perché sente schiudersi la porta della camera da letto, e, con suo grande spavento, vede entrare una donna. Maria sta per lanciare un urlo, ma la voce le muore in gola perché altre forme entrano nella stanza: sono Natuzza Evolo e, dietro di lei, un aristocratico del luogo, il principe Serra, e un uomo con la gobba. 

E’ Natuzza a farsi avanti e sedersi sulla sponda del letto. La signora Maria si rende contro che Natuzza ha condotto con sé due ombre. Dopo che la giovane, mostrando la corona del rosario, le si è rivolta con pacate parole, che tuttavia le giungono poco distinte, la signora riesce finalmente a lanciare quelle grida che lo spavento aveva trattenuto. Il marito si sveglia, ascolta il racconto che gli appare inverosimile perché i visitatori notturni non ci sono più. Difatti la signora Maria ha visto le ombre svanire di colpo, come riassorbite dalla parete. 

A ogni modo il marito prende la pistola dal cassetto del comodino e si dà a perlustrare ogni angolo della casa, senza tuttavia imbattersi in alcun “ospite”. Tornato in camera e rimessosi a letto, mentre la moglie protesta dicendo che Natuzza era venuta accompagnando anime di defunti, Giovani si volta dall’altra parte brontolando e dicendo alla moglie che aveva semplicemente sognato. Il giorno dopo, però, di primo mattino i due coniugi decidono, per non protrarre dubbi e discussioni, di recarsi a Paravati, da Natuzza. Natuzza è lì, pronta a riceverli. Sorride, è calma e del tutto naturale. 

Prima ancora di ascoltare il motivo della loro venuta dice che è stata da loro quella notte perché così avevano voluto dei defunti, e in particolare certi lontani parenti. E Natuzza, davanti ai coniugi trasecolati, descrive in tutti i dettagli la loro camera da letto, che lei non conosceva così come non conosceva la loro casa, e descrive anche i pigiami che loro indossavano. 

Ecco un altro caso straordinario, riportato dal professor Valerio Marinelli, al quale si deve la più vasta raccolta di testimonianze sui fenomeni straordinari prodotti da Natuzza. L’episodio riguarda la signora Giuseppina Collòca, sposata Bartulli, residente a Vibo Valentia Marina. 

La signora ha raccontato allo stesso Marinelli: 

Natuzza ha dato prova della sua capacità di bilocazione anche in altri casi. Le bilocazioni avvengono, come tutti gli altri fenomeni, senza che la donna lo voglia o se ne renda conto. A volte si è verificata persino una rilocazione; più persone l’hanno vista contemporaneamente in due posti diversi, mentre lei se ne stava tranquillamente a casa sua, magari accudendo alle faccende domestiche. 

Come Natuzza stessa dice, la bilocazione si produce sia perché lei possa accompagnare le anime dei defunti desiderosi di stabilire un contatto con le rispettive famiglie, sia perché possa soccorrere, consigliare e confortare persone ammalate o comunque in difficoltà, ovvero per riparare a una dimenticanza, anche semplice e banale. Fu appunto per quest’ultima ragione che, una volta, non solo visitò con il suo “doppio” un’altra casa, ma addirittura portò via da questa un fazzoletto che aveva dimenticato (in parapsicologia quest’ultimo fenomeno è detto “asporto”). 

Natuzza si era recata a Catanzaro per fare visita a sua madre, ricoverata in ospedale. Però era giunta in città con troppo anticipo sull’orario concesso alle visite. Per occupare il tempo, pensò allora di andare da una sua conoscente, Italia Deodato. Da quest’ultima fu ricevuta con grande affabilità. 

Le fu offerta la rituale tazza di caffè e quindi, si fece l’ora dell’ingresso in ospedale, fu salutata con effusione. Natuzza nel congedo dimenticò su una poltrona il suo fazzoletto nero, quello con cui si copriva il capo quando entrava in chiesa. 

Quel giorno stesso, Italia si accorse che Natuzza aveva lasciato il fazzoletto a casa sua e perciò le telefonò per dirle di non affannarsi a cercarlo: l’aveva dimenticato a casa sua e lei, alla prima occasione, glielo avrebbe fatto recapitare a Paravati, tramite qualche conoscente. 

Il giorno successivo la donna non trovò più il fazzoletto, né interrogando le altre persone di casa riuscì a capire dove potesse essere finito. Sua prima preoccupazione fu allora quella di telefonare a Natuzza per avvisarla che il fazzoletto era sparito misteriosamente. “Non preoccupatevi” – si sentì rispondere. “Da stamattina il fazzoletto l’ho io. Prima di andare in chiesa mi è sembrato di venire a casa vostra: l’ho visto, l’ho ripreso e ora l’ho qui con me”.

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