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Bibbia e numeri: alcune simboliche maggiori

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Waldemar Brandt

Mathilde De Robien - pubblicato il 07/06/21

Nella Bibbia si evoca un gran numero di cifre, ma non tutte si capiscono di primo acchito. Al di là del senso quantitativo che siamo abituati a conferire loro, le cifre bibliche hanno spesso un senso simbolico, e talvolta anche ghematrico. La conoscenza di queste sottili matematiche è preziosa per rischiarare e comprendere la Parola di Dio.

Per noi moderni le cifre hanno uno scopo ben preciso: designare una quantità. Nel Vicino Oriente Antico, invece, esse comportavano oltre al senso quantitativo un senso simbolico e uno ghematrico. Nella Bibbia le cifre assumono dunque queste tre distinte realtà. Per questa ragione Jérôme Martineau, biblista canadese e già direttore della rivista Notre-Dame du Cap, oggi responsabile di una comunità dell’Arche in Québec, invita ogni lettore della Bibbia che incontra un numero a chiedersi: questo numero indica una quantità o racchiude (anche) un messaggio? Per aiutarci a vederci più chiaro, egli è tornato sulla simbolica dei numeri in un articolo comparso sul sito Interbible.org.

Il senso simbolico 

Il numero 1 

Simboleggia Dio, l’unico. Esso esprime esclusività, primato, eccellenza. Così Gesù Dice: «Il Padre e io siamo una cosa sola» (Gv 10,30). Allo stesso modo san Paolo dichiara: «Non c’è che un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio» (Ef 4,5). Il numero 1 simboleggia l’ambiente divino. 

Il numero 2 

Rappresenta l’uomo, nel quale esiste una dualità, una divisione interiore, conseguenza di quello che si sarebbe poi chiamato “peccato originale”. Questo senso permette di risolvere alcuni enigmi contenuti nei Vangeli. Ad esempio a Gerico, secondo san Marco (10,46) un solo uomo, di nome Bartimeo, viene guarito dalla cecità, mentre nel racconto matteano della medesima scena (20,30) i ciechi sono due. Chi dice la verità? Probabilmente entrambi: forse Marco ci sta consegnando una lettura cronachistica dei fatti, mentre Matteo propone un piano simbolico. 

Il numero 3 

Esprime una totalità in rapporto con le tre dimensioni del tempo: passato, presente e futuro. Nella Bibbia dire “tre” equivale spesso a dire “la totalità” oppure “sempre”. Così i tre figli di Noè racchiudono la totalità dell’umanità rigenerata dal lavacro del diluvio; i tre rinnegamenti di Pietro simboleggiano tutte le volte che Simone è stato infedele al Maestro; le tre tentazioni che Gesù subisce da parte del diavolo rappresentano l’insieme delle tentazioni a cui egli dovette far fronte nel corso della vicenda terrena. E quando nel Primo Testamento si chiama Dio “il tre volte santo” s’intende che Egli possiede la pienezza della santità. 

Il numero 4 

Simboleggia il kosmos, il mondo, a partire dai quattro punti cardinali. Dunque quando Ezechiele invoca lo Spirito dai quattro venti perché soffi sulle ossa inaridite, ciò non vuol dire che i venti sono (solo) quattro, ma che lo Spirito del Signore riempie tutto il mondo. Allo stesso modo, quando l’autore dell’Apocalisse parla del trono di Dio, circondato da quattro esseri viventi, egli intende che tutta la Terra è il suo trono. 

Il numero 5 

Significa “alcuni”, una quantità indeterminata. Così Gesù, nell’episodio della moltiplicazione dei pani, prende cinque pagnotte; al mercato, “cinque passeri” si vendono per due soldi; Elisabetta, la madre del Battista, dopo aver concepito si tiene nascosta in casa per “cinque mesi”. Più volte, nelle parabole, Gesù impiega il numero 5 per esprimere quest’accezione d’indeterminatezza: le cinque vergini sagge e le cinque stolte; i cinque talenti, le cinque paia di buoi comprate da uno degli invitati al banchetto… 

Il numero 7 

Rappresenta la perfezione. Gesù disse a Pietro che bisogna perdonare fino a 70 volte 7. Il 7 appare spesso in relazione con le cose di Dio. L’autore dell’Apocalisse è quello che vi ricorre più frequentemente (54 volte) per descrivere simbolicamente delle realtà divine: le sette Chiese d’Asia, i sette spiriti attorno al trono di Dio, le sette trombe, i sette candelabri, le sette corna e i sette occhi dell’agnello, i sette tuoni, le sette piaghe, le sette coppe. Il 7 può anche designare la perfezione nel male, come è il caso quando Gesù insegna che, se uno spirito immondo esce da un uomo, esso può farvi ritorno con «altri sette spiriti peggiori di lui», o quando nel Vangelo leggiamo che il Signore ha liberato Maria Maddalena da «sette demonî». La Tradizione cristiana è rimasta assai impressionata da questo simbolismo, fissando in 7 il numero dei Sacramenti e dei doni dello Spirito. 

Il numero 12 

Esprime l’elezione. Si parla infatti delle 12 tribù di Israele (laddove nel corso dell’Antico Testamento se ne menzionano più di 12): ma la scelta indica che le tribù sono elette. Il 12 apostoli di Gesù, detti “i Dodici” per antonomasia, sono eletti dal signore. L’Apocalisse parla di 12 stelle che coronano la donna, nonché delle 12 porte della Gerusalemme Celeste, dei 12 angeli e dei 12 frutti dell’albero di Vita. 

Il numero 40 

Rappresenta la sostituzione di un periodo con un altro, oppure la durata di una generazione. Così il diluvio si prolunga per 40 giorni e 40 notti, il tempo del passaggio a una nuova umanità. Gli israeliti peregrinano per 40 anni nel deserto, il tempo necessario perché la generazione infedele venga rimpiazzata da un’altra. Mosè resta 40 giorni sul Sinai, Elia cammina 40 giorni. Gesù digiuna 40 giorni per segnare il proprio passaggio dalla vita privata alla vita pubblica. 

Il senso ghematrico 

Oltre al senso quantitativo e a quelli simbolici, il terzo senso che un numero può avere nella Bibbia è quello ghematrico: particolarità delle lingue semitiche e anche della greca, la ghematria è una forma di esegesi che associa a ogni lettera dell’alfabeto un numero. Così una parola può designare anche un numero, quando si addizionano le “lettere-cifre”. 

Il più celebre gioco ghematrico della Bibbia, secondo Jérôme Martineau, è quello che si trova nell’Apocalisse sul numero 666, che designa la Bestia. L’autore afferma che si tratta di un “numero d’uomo”. È dunque stata formulata l’ipotesi che il referente della cifra sarebbe l’imperatore Nerone. Effettivamente, il valore numerico del suo nome – se vi si aggiunge il titolo di “Cesare” – è 666: 

QSAR NERON = 100 + 60+ 200 + 50 + 200 + 6 + 50 = 666

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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