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Educare i bambini al web

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Umberto Macchi - pubblicato il 23/02/21

Perché nella nuova era digitale i divieti hanno poco senso

Dalla scuola al catechismo, a causa della pandemia, i bambini sono costretti davanti a uno schermo per buona parte della giornata. Il computer e il web, dunque, sono diventati uno strumento essenziale e quotidiano in questa nuova era, ma restano comunque una grande fonte d’ansia per i genitori e un pericolo per i giovanissimi a causa di fake news, chat dannose, pornografia e violenza. In che modo possiamo educare i nostri figli al web?

Divieti e restrizioni? Poco utili per i più grandi, ma tutelano i più giovani

Quando bisogna risolvere un problema, la soluzione più semplice è sempre la scelta più istintiva: e allora via ai divieti o alle restrizioni della legge. Ma non è così che si vince la sfida educativa che riguarda il web, soprattutto in questo ultimo anno, in cui i ragazzi sono stati soggetti a mille privazioni e in cui spesso l’unico contatto che hanno avuto con gli amici è stato proprio quello virtuale.

La questione dell’approccio alla tecnologia da parte dei minori è essenzialmente educativa. Tuttavia, la povertà educativa non coincide, il più delle volte, con quella economica. Tenendo ben presente il principio secondo cui non è “togliendo tutto” che si risolve il problema del “troppo internet” o dei “troppi social”, bisogna pur ammettere che educare significa anche saper dire di no. E oggi si dovrebbe avere il coraggio di sostenere che uno smartphone, inteso come strumento con libero accesso a tutti i contenuti della rete, non andrebbe dato ai bambini prima dei 12 anni. I social sono già vietati dai loro stessi codici prima di quell’età, ma purtroppo inutilmente. Eppure bisognerebbe pensare che un bambino di 10 anni non è in grado di gestire le complesse dinamiche di un social network, né il libero uso di uno smartphone: la rete può diventare una voragine in grado di “rubare l’infanzia”, soprattutto ai soggetti più fragili.




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Non solo, spesso diamo uno smartphone a un bambino solo perché “ce l’hanno già tutti”, soggiacendo a una dittatura culturale che andrebbe invece capovolta, se vogliamo rivoluzionare la questione educativa in senso comunitario. Uno smartphone genera dipendenza ed è un portale su un mondo sconfinato che noi adulti stiamo ancora imparando a conoscere e a gestire, come possiamo metterlo liberamente in mano a dei bambini che non hanno ancora l’uso completo delle proprie capacità intellettive?

Alcuni consigli per educare al web

Bisogna educare e monitorare i bambini e gli adolescenti, parlando con loro e osservando periodicamente come usano gli strumenti digitali. Come?

  • spiegando loro se un contenuto è appropriato o meno e perché possono/non possono vederlo;
    concordando insieme a loro le app e i giochi che possono utilizzare;
  • chiarendo perché si può o non si può usare un certo social network in base alle leggi attuali che ne vietano l’uso ai più piccoli;
  • non lasciando strumenti di pagamento registrati e controllando la cronologia dei siti visitati;
    concordando e limitando i tempi dedicati allo svago digital;
  • attivando, in taluni casi, le notifiche sul proprio account di genitore;
  • spiegando loro perché non devono mai accettare e sottostare a interazioni anonime o a inviti da parte di sconosciuti;
  • dialogando con gli amici dei nostri figli e con i loro genitori, affinché si eviti un gioco di “emulazione al rialzo” tra di loro.

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Il modo migliore per insegnare a un bambino a utilizzare bene uno smartphone è investendo nella sua educazione, come genitori ma anche come comunità. Ricordiamoci che (purtroppo o per fortuna) il futuro dei ragazzi sarà invaso dalla tecnologia, quindi meglio che ci si alleni insieme a convivere con questo “rischio”, invece di creare tabù che verranno screditati al loro primo spiraglio di libertà ritrovata.

Nel caso vogliate approfondire l’argomento, vi consiglio il libro di Stefania Garassini, Smartphone, 10 ragioni per non regalarlo alla prima Comunione (e magari neanche alla Cresima).

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