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Spiritualità
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E se in questa Quaresima facessimo un po’ di “elemosina spirituale”?

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fot. © Marcin Mazur/catholicnews.org.uk

Juan Ávila Estrada - pubblicato il 22/02/21

Quando parliamo di elemosina, quanto è facile dimenticare chi ha tutto fuorché ciò che è fondamentale!

La Chiesa si prepara a celebrare l’evento più straordinario della storia dell’universo: la Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

Questa celebrazione è preceduta da un tempo speciale che, se ben usato, apporta immensi benefici spirituali a chi lo prende sul serio e in modo disciplinato: la Quaresima. Quando ne sentiamo parlare, forse ci vengono in mente idee non sempre chiare sul suo reale significato spirituale, come “pesce sì, carne no”.

Tre atteggiamenti

Ci sono tre verbi che caratterizzano il senso del periodo della Quaresima: digiunare, pregare e condividere. Il Mercoledì delle Ceneri leggiamo un passo del Vangelo di Matteo (cap. 6) in cui Gesù ci ricorda l’importanza di questi tre atteggiamenti purificanti e purificatori che ci aiutano ad essere persone e cristiani migliori.

Ciò che a volte si dimentica è che questi tre atteggiamenti sono così intimamente uniti che l’uno senza l’altro è impossibile: chi digiuna e non prega sta solo passando la fame; chi digiuna e non condivide sta solo risparmiando denaro; chi condivide e non prega fa solo filantropia; chi prega e non condivide ha un dialogo egoista con Dio.

Papa emerito Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Quaresima 2012, menziona un passo della Lettera agli Ebrei (10, 24), e riprendendo le parole dell’autore sacro ricorda la necessità di prestare “attenzione gli uni agli altri”. Oltre a questo, ci invita a pensare che lo sguardo che si sofferma sull’altro serve a vedere non solo i momenti di carenza materiale, ma anche il vuoto spirituale e la possibilità di perdere la salvezza.

Solidarietà

Quando pensiamo alla Quaresima, pensiamo alla solidarietà; ricordiamo migliaia di persone colpite dalle catastrofi naturali, i più bisognosi, coloro che sono stati vittime della violenza, ma pensiamo poco alle altre persone, quelle che pur avendo tutto non hanno Gesù nel cuore.

Probabilmente pensiamo che non sia un problema nostro e che ciascuno debba trovare la sua strada di salvezza, ma anche in questo aspetto la Bibbia, che è la Parola di Dio, ci insegna la necessità e il dovere di pregare e vegliare gli uni sugli altri. Non recitiamo il Padre Nostro al plurale, pur stando da soli? Prestate attenzione a questa preghiera insegnata da Gesù e scoprirete che ogni richiesta è elaborata in modo tale che quando preghiamo non lo facciamo solo per noi, ma anche per gli altri.

A volte il rispetto umano e il timore ci portano a far finta di niente davanti al peccato altrui, e pensiamo: “Ciascuno faccia ciò che vuole della propria vita; non mi intrometto in quella di nessuno e nessuno si intromette nella mia”. Questa indifferenza dev’essere strappata da noi in questa Quaresima e per sempre, perché, anche se è necessario rispettare l’individualità e la privacy dell’altro, dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che, se Dio ci ha permesso di vedere o di conoscere il peccato altrui, non è per divulgarlo o per diffamare gli altri, ma per fare qualcosa per loro, per aiutarli a trovare la strada giusta.


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Sofferenza

Bisogna essere astuti come serpenti e più scaltri dei figli delle tenebre. Pensando al modo di vivere la Quaresima, non dedichiamoci solo a fare donazioni per alleviare la sofferenza fisica delle persone (cosa chiaramente importante!), ma pensiamo anche a chi non ha bisogno del nostro denaro, ma di una parola di incoraggiamento, una spalla amica, qualcuno che sia capace di correggerlo con amore.

Non basta cercare solo la solidarietà economica, serve anche la solidarietà spirituale. Devono procedere insieme: un pezzo di pane e una parola di motivazione, un pezzo di terra per i diseredati e un richiamo a chi provoca il male. Predicare il nome di Cristo a chi non lo conosce non può far parte di un “hobby” delle ore libere, ma dev’essere un dovere morale di chi sente l’altro come proprio simile.

Il dolore solidale nei confronti dei più bisognosi deve estendersi a coloro ai quali il vuoto del cuore fa sì che tutto nella vita sembri senza sapore, proprio perché nulla di ciò che esiste è in grado di soddisfare le necessità spirituali più urgenti del cuore. Avere senza essere è come un pacco senza contenuto, un corpo senz’anima.

Cosa possiamo fare

Se volete vivere una Quaresima davvero rinnovatrice, avrete bisogno di aprire non solo il portafogli, ma anche la coscienza e la volontà, per tendere la mano a chi ha più bisogno di voi, proprio perché, avendo tutto, può sentire che la sua vita non ha senso, visto che non conosce il Signore.

Immaginate un pasto delizioso, preparato con grande impegno, con ingredienti selezionati, ma che al momento dell’assaggio vi accorgete che manca di sale. Ha tutto, ma gli manca quell’elemento tanto semplice ed economico che ne cambia totalmente il sapore.

Non esistono persone danneggiate solo a livello materiale, ma anche persone con danni di tipo spirituale: quelle che sono state devastate da tsunami morali, da peccati di grande peso, e non sono capaci di alzare la testa e sentono il peso della vita come un’enorme massa di cemento che li schiaccia ogni giorno di più.

Prestiamo attenzione a tutti quei nostri fratelli e a quei membri della nostra famiglia che hanno paura di guardarsi allo specchio per la semplice ragione di trovarsi di fronte al proprio peggior nemico e aguzzino. Hanno bisogno di trovare qualcuno che non sia un poliziotto, qualcuno che si preoccupi di loro e dei loro problemi, qualcuno che non si chieda solo se l’altro ha da mangiare, ma anche se è in pace con Dio.

La Quaresima è un periodo non solo per “smettere di fare cose”, ma soprattutto per vedere “cos’altro possiamo fare”.

Guardatevi intorno, e scoprirete i volti che vi aspettano.

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