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Quando si muore, l’anima va direttamente in Paradiso o all’Inferno?

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Catholic Link - pubblicato il 30/01/21

del dr. Kevin Vost, Psy.D.

San Tommaso d’Aquino ha affrontato la questione nella Summa Theologica, e conformemente alla Scrittura e agli insegnamenti della Chiesa chiarisce che alcune anime vanno direttamente in Paradiso o all’Inferno. Le anime di coloro che muoiono senza alcuna colpa o debito non pagato anche per peccati veniali nell’anima andranno direttamente in Paradiso.

Chi muore in stato di grazia, unito a Dio in carità, senza peccati mortali nell’anima, otterrà il Paradiso. Riprendendo 1 Giovanni 5, 16-17, Tommaso ci ricorda che alcuni peccati sono mortali e altri non mortali, ma semplicemente veniali.

Peccati mortali

La parola “mortale” per indicare i peccati mortali deriva dal termine latino “mors”, morte. I peccati mortali provocano la morte spirituale e ci escludono dalle grazie di Dio, portando alla dannazione, e non alla salvezza, se non ci pentiamo. Nel peccato mortale ci allontaniamo in modo deliberato ed egoista da Dio a favore dei beni terreni. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1857), leggiamo che perché un peccato sia mortale servono tre requisiti: “È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso”. I peccati veniali (dal latino “venia”, perdonabile), sono trasgressioni morali inferiori che riguardano questioni meno serie. Implicano una concentrazione non ordinata o inappropriata sui beni terreni, ma non un allontanamento deliberato da Dio. Non ci escludono dalle grazie divine, ma “attraverso i peccati veniali gli affetti dell’uomo sono bloccati al punto da essere lenti nel tendere a Dio” (ST, III, 87, 1).

Peccati veniali

Tommaso dice che i peccati veniali sono “legno, paglia, stoppie” che vengono ripuliti e consumati dal fuoco del Purgatorio (1 Cor 3, 12). Le punizioni del Purgatorio ci ripuliscono dal debito della punizione per i peccati mortali che sono stati confessati e la cui colpa è stata perdonata, ma la loro punizione non è ancora stata soddisfatta durante la vita. Circa i peccati veniali, Tommaso chiarisce che non dovremmo mai diventare compiacenti o negligenti nei loro confronti, visto che una compiacenza totale e la mancanza di contrizione potrebbero portare al peccato mortale. Per quanto riguarda i peccati veniali in sé, ad ogni modo, le punizioni del Purgatorio possono estinguere non solo il debito, ma anche la colpa.

Possiamo constatarlo nel caso di una persona che potrebbe morire nel sonno in stato di grazia senza peccati mortali nell’anima, dopo aver commesso qualche peccato veniale per il quale non ha ancora sperimentato la contrizione. In un esempio ipotetico (che forse rivela il debole del Dottore Angelico per il pensiero elevato e astratto), Tommaso descrive il caso di un uomo che commette un peccato veniale e “non ha pensato realmente di essere perdonato o di rimediare a quel peccato, ma pensa forse a un triangolo che ha i tre angoli uguali ad angoli retti, e mentre è impegnato in questo pensiero si addormenta e muore”. Tommaso dichiara che un uomo del genere verrebbe “ripulito” dalla colpa del suo peccato veniale nelle fiamme del Purgatorio dopo la morte “perché la punizione, qualora sia volontaria, avrà il potere, in virtù della grazia, di espiare quel peccato visto che è compatibile con la grazia stessa”. Chi muore senza pentimento, con un peccato mortale nell’anima, ha rifiutato scientemente l’amore e la misericordia di Dio e ha scelto di escludersi dal Paradiso. La sua anima va direttamente e irrevocabilmente all’Inferno.

Ascesa al Paradiso

È interessante che Tommaso paragoni la situazione delle anime dopo la morte al modo in cui la gravità influisce sul corpo fisico. Gli oggetti più leggeri dell’aria si elevano immediatamente, mentre i corpi più pesanti cadranno subito, a meno che qualche ostacolo non glielo impedisca. Un’anima liberata da ogni debito di peccato si eleverà immediatamente al Cielo, mentre un’anima in peccato mortale scenderà all’Inferno. Un ostacolo che può impedire alle anime prive di peccato mortale di ascendere al Paradiso è il debito del peccato veniale, “per cui l’ascesa dev’essere rimandata finché l’anima non viene ripulita”.

Il Catechismo insegna che dopo la morte tutti affrontiamo un “giudizio particolare” immediato, in cui Cristo stabilisce se la nostra anima andrà direttamente in Paradiso o all’Inferno o dovrà prima sottoporsi a un periodo di purificazione (1022).

Tommaso spiega che ogni persona è sia persona individuale che membro della razza umana. Nel giudizio particolare veniamo giudicati come persone individuali. Quando Cristo tornerà per il Giudizio Finale, le nostre anime saranno riunite al corpo e verremo tutti giudicati insieme come membri della razza umana.

Chi raggiungerà il Paradiso sperimenterà una benedizione inesprimibile a parole, visto che con un corpo luminoso vedrà il volto di Dio, origine e fonte di ogni bene, il Corpo glorificato di Cristo e l’universo perfetto.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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