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Il giorno in cui Bergoglio sorprese tutti pregando per Néstor Kirchner

ARGENTINA

NA | AFP

Esteban Pittaro - pubblicato il 28/10/20

10 anni fa, il futuro Papa Francesco ha vissuto sulla propria pelle l'iter di riconciliazione che propone nella “Fratelli Tutti”

Esattamente dieci anni fa moriva Néstor Kirchner, ex Presidente dell’Argentina (2003-2007), nel 2010 deputato nazionale e marito dell’allora Presidentessa Cristina Fernández de Kirchner.

I rapporti tra Bergoglio e i Kirchner

Come Capo di Stato, Kirchner aveva incontrato l’arcivescovo di Buenos Aires nei primi Te Deum del 25 maggio, ma già nel 2005 aveva deciso di partecipare alla tradizionale celebrazione per il primo Governo patrio di Santiago del Estero, decisione sorprendente visto che gli eventi del 25 maggio 1810 avevano avuto come epicentro Buenos Aires.

Il Governo di Kirchner percepiva severe critiche nei confronti della sua gestione nelle parole dell’allora arcivescovo, e come ha scritto il giornalista Francisco Lindner nel suo libro Historias de espías (y espiados) [Storie di spie (e di spiati, NdT], i servizi di intelligence avrebbero spiato anche quella che sarebbe stata la sua omelia per il Te Deum del 2016 per avvertirlo di non essere duro con il Governo.

Di fronte ad alcune menzioni dell’allora portavoce dell’arcivescovado, già nel 2006, quando il rapporto con la Chiesa è sembrato entrare in una strada senza uscita, Kirchner si è espresso durante un atto con parole che avevano come destinatarie – secondo quanto ha interpretato la stampa locale e nessuno del Governo ha smentito – la Curia di Buenos Aires: “C’è un Dio, e il Dio è di tutti, non è di qualcuno in particolare. Dio, il Signore, è di tutti, ma attenzione! Anche il diavolo arriva a tutti, a noi che usiamo i pantaloni e a quelli che usano la tonaca, perché il diavolo penetra ovunque. Dobbiamo averlo molto chiaro”.

Secondo quando ha pubblicato la stampa politica dell’epoca, Kirchner considerava Bergoglio una capo spirituale dell’opposizione. Quel malessere è arrivato alla porta del cardinale. “Davvero non mi sopportava (Néstor Kirchner). I rapporti erano molto tesi”, ha ricordato Francesco una volta diventato Papa nel libro Nei tuoi occhi è la mia parola, di Antonio Spadaro.

Perdonare e riconciliarsi

Dopo l’inaspettata morte di Kirchner il giorno del censimento del 2010, Jorge Bergoglio ha mostrato un aspetto della storia argentina ancora non riconosciuto nel modo dovuto e che serve come esempio di riconciliazione nazionale.

Nel settimo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti, Francesco scrive dell’“impegno arduo per superare ciò che ci divide senza perdere l’identità di ciascuno”. Il Capo di Stato defunto lo aveva criticato in modo privato e pubblico, ma l’arcivescovo di Buenos Aires ha organizzato una Messa in suffragio e nell’omelia ha affermato:

“Sarebbe un’ingratitudine molto grande se questo popolo, d’accordo o meno con lui, dimenticasse che quest’uomo è stato investito dalla volontà popolare. Tutto il popolo, in questo momento, deve unirsi alla preghiera per chi ha assunto la responsabilità di guidare”. “Le fazioni abdicano di fronte alla contingenza della morte, e lasciano il loro posto nelle mani misericordiose del Padre. Quelli che lo hanno accompagnato più da vicino, come la famiglia, gli amici e i compagni di militanza, sentono la solitudine lacerante e pregano per lui, ma è proprio il popolo che deve abdicare da qualsiasi tipo di atteggiamento antagonistico per pregare di fronte alla morte di una persona investita per volontà popolare… per quattro anni è stato investito per guidare i destini del Paese. Si abdica da tutto e si prega. E oggi siamo qui per pregare per un uomo di nome Néstor, che è stato accolto dalle mani di Dio e che è stato investito dal suo popolo”, ha concluso.



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Dicono che Cristina Fernández de Kirchner sia venuta a conoscenza di queste parole solo anni dopo, quando Bergoglio era già Papa Francesco, e il suo atteggiamento nei confronti di quello che ora era il Sommo Pontefice sia completamente cambiato.

La ricerca della pace in vista del bene comune presuppone che tutti, indipendentemente dalle loro idee, lavorino insieme. “Occorre cercare di identificare bene i problemi che una società attraversa per accettare che esistano diversi modi di guardare le difficoltà e di risolverle. Il cammino verso una migliore convivenza chiede sempre di riconoscere la possibilità che l’altro apporti una prospettiva legittima – almeno in parte –, qualcosa che si possa rivalutare, anche quando possa essersi sbagliato o aver agito male”, scrive il Papa.

Parole che in gesti come quello che ha avuto dopo la morte di Néstor Kirchner predica ormai da anni.

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