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Gesù svela la morte che molto spesso ci portiamo dentro

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/08/20

...e che rende infelice anche gli altri

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

Matteo 23,27-32

Il tema portante del Vangelo di oggi sembra essere quello della morte. Ma Gesù non vuole usare parole per introdurci nell’esperienza della morte, ma per rivelare la morte che molto spesso ci portiamo dentro: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità”. Se per un istante prendessimo distanza dal normale fastidio che ci procura un complimento simile, ci accorgeremmo che in fondo Gesù sta dicendo una verità di cui facciamo spesso esperienza. Infatti delle volte tutta la nostra vita procede esternamente bene, secondo le migliori aspettative, ma dentro coviamo rabbia, rancori, risentimenti, insoddisfazioni che molto spesso condizionano completamente tutta la nostra vita. Chi si porta il marciume interiore dell’infelicità, alla fine rende infelice anche la vita degli altri. E se non è attaccabile sul piano formale, in fondo però dovremmo dire che solo un infelice può comportarsi in maniera così brutta. È la bruttura di non riuscire mai a godere del bene degli altri. È la bruttura di cospirare sempre sulla miseria altrui. È la bruttura di non riuscire mai a godere le cose perché sempre intenti a macchinare tranelli. I morti dentro fanno stare male i vivi che incontrano. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti”. Il tema della morte prosegue con la grande retorica del “in memoria di”. Gesù smaschera quel brutto vizio che continuiamo ad avere in ogni tempo e in ogni epoca, di elogiare i profeti solo quando sono morti, e di perseguitarli invece quando sono vivi. Un esame di coscienza sul presente ci sarebbe d’aiuto, e ci farebbe accorgere che noi possiamo ripetere le stesse tragedie.

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