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Vescovo sopravvissuto alla bomba atomica su Nagasaki parla nel 75° anniversario della tragedia

NAGASAKI

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John Burger - pubblicato il 07/08/20

La perdita di fiducia nell'umanità è stato l'effetto peggiore, dice Mitsuaki Takami

Mitsuaki Takami sarebbe nato tre mesi dopo quando il 9 agosto 1945 la sua famiglia visse l’inferno. Nonostante molti suoi parenti siano stati uccisi dalla bomba atomica sganciata quel giorno sulla città giapponese di Nagasaki – secondo uso di un’arma nucleare nella storia dopo Hiroshima – o siano morti nei giorni e nelle settimane a seguire, Takami si è salvato.

Oggi, 75 anni dopo gli eventi tragici che portarono alla resa del Giappone e alla fine della II Guerra Mondiale, Takami è l’arcivescovo cattolico romano di Nagasaki e presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Giappone.

Mentre il mondo ricorda il 75° anniversario del lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, l’arcivescovo Takami ha riflettuto in un forum promosso dalla Georgetown University sul significato e sulle implicazioni della decisione statunitense di usare quelle armi.

Nagasaki è una zona del Giappone con una ricca storia cattolica.

Maryann Cusimano Love, professore associato di Relazioni Internazionali presso la Catholic University of America, ha affermato in un’introduzione all’evento online che è ironico che gli Stati Uniti, attraverso l’uso della bomba su Nagasaki, abbiano fatto quello che secoli di persecuzione non sono riusciti a raggiungere: “distruggere il centro del cristianesimo in Giappone e in Asia”.

“La vita dell’arcivescovo Takami è la testimonianza di un miracolo – il fatto che sia sopravvissuto a una catastrofe che ha ucciso tante persone –, ma anche delle pietre viventi che hanno ricostruito la Chiesa e il Giappone con la loro vita. Sacerdoti e suore sono stati tra i primi a rispondere all’emergenza a Hiroshima, curando le necessità dei sopravvissuti alla bomba, ricordando che anche nell’orrore della guerra l’amore è possibile, la pace è possibile, la pace è pratica, la pace è la nostra chiamata. Piuttosto che porre fine alla Chiesa o innescare cicli di vendetta e violenza, Nagasaki è risorta dalle ceneri per educare, sostenere ed essere ambasciatori di pace, portando il messaggio da Nagasaki in tutto il mondo”.

L’arcivescovo Takami ha affermato che quando la bomba è stata sganciata, 14 parrocchiani della chiesa Urukami della città stavano per confessarsi in preparazione alla festa dell’Assunzione. Insieme a due sacerdoti sono rimasti uccisi istantaneamente. Circa 8.500 dei 12.000 parrocchiani di Urukami sono morti per via dell’esplosione o delle radiazioni.

Nonostante la perdita di vite umane e la distruzione, l’arcivescovo ha affermato che quel giorno è stata persa una cosa più importante: molti cattolici hanno perso la propria fede e hanno abbandonato la Chiesa.

Citando Takashi Nagai, radiologo cattolico e autore di Le Campane di Nagasaki, l’arcivescovo Takami ha lamentato che la gente abbia perso la fiducia nell’umanità.

Anche il vescovo David Malloy, della diocesi di Rockford (Illinois, Stati Uniti), presidente della Commissione per la Giustizia e la Pace Internazionali della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, è intervenuto al forum.

“Non possiamo permettere che una cosa come questa diventi un’astrazione”, ha dichiarato. “In quei momenti ci sono sempre persone, famiglie e storie coinvolte”.

Il forum è stato ospitato dal Berkley Center for Religion, Peace, and World Affairs della Georgetown University in partnership con l’Institute for International Peace Studies, Keough School of Global Affairs dell’Università di Notre-Dame, dallo Sheil Catholic Center della Northwestern University, dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici del Giappone, dal Japan Catholic Council for Justice and Peace, dall’Ufficio per la Giustizia e la Pace Internazionali della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, dall’Institute for Policy Research and Catholic Studies della Catholic University of America, dalla Federazione Internazionale delle Università Cattoliche e da Pax Christi International. È una delle iniziative del Progetto per la Rivitalizzazione dell’Impegno Cattolico sul Disarmo Nucleare.

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