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Santa Sofia torna una Moschea

Hagia Sophia

LizCoughlan | Shutterstock

Lucandrea Massaro - pubblicato il 10/07/20

Alla fine l'ha spuntata il premier Erdogan che aveva deciso di rompere con la "neutralità" dell'antica Basilica

La decisione, fatta passare non da un atto parlamentare o dell’esecutivo ma da quello della giustizia, con una sentenza della 10/ma sezione della massima Corte turca, segna la fine formale della Turchia laica (o meglio laicista, sotto il quale dire “Dio” in Parlamento era considerato un crimine). Erdogan ha vinto: Santa Sofia torna edificio religioso e non ha più quello status “neutrale” di museo, lo dice l’ANSA:

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato la riapertura ufficiale di Santa Sofia come moschea, dopo la decisione del Consiglio di stato turco che ha annullato il suo status di museo. “È stato deciso che Santa Sofia sarà posta sotto l’amministrazione della Diyanet”, l’autorità statale per gli affari religiosi, che gestisce le moschee della Turchia, “e sarà riaperta alla preghiera” islamica, si legge nel decreto, firmato da Erdogan e diffuso sul suo profilo Twitter. La decisione è già stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.

Lo storico Franco Cardini, su Avvenire inquadra questo strappo come una questione eminentemente politica, di consenso interno alla Turchia e verso i paesi che affacciano sul Mediterraneo, su cui il “Sultano” sta tentando – complice l’assenza geopolitica dell’Europa e degli USA – di ricostruire una sua egemonia:

Erdogan persegue da anni una linea di ricerca di consenso in ambienti religiosi che vanno dal pietismo al fanatismo; ciò accade anche in molti altri Paesi musulmani nei quali i governi sembrano consentire sempre di più spinte religiose di vario genere, magari per motivi strumentali; e, spiace dirlo, si rilevano gli stessi atteggiamenti anche nel nostro Occidente laico e democratico. Dietro la volgarità demagogica – e obiettivamente blasfema – dei simboli religiosi ostentati e della preghiere scandite al microfono dinanzi a piazze piene di militanti, è questa nuova strategia di uso del Sacro che coinvolge molti: musulmani, ebrei, cristiani. Contro questi atteggiamenti è necessario vegliare con il massimo rigore al fine d’impedire l’insorgere di equivoci (Avvenire)
Santa Sofia a Istanbul riaperta ai musulmani – fr
@DR

Di recente parole molto appassionate – che finiranno per inasprire i rapporti tra Turchia e Russia, ma anche tra la Turchia e le aree più conservatrici del cristianesimo occidentale – erano state pronunciate dal Patriarca Russo Kirill, su cui Aleteiasi era soffermata per una disamina storica e spirituale di tale posizione:

[…] La storia di relazioni tra la Rus’ e Costantinopoli ha conosciuto vari periodi, tra cui quelli abbastanza difficili. Però il popolo russo rigetta con indignazione e rammarico, ora come prima, ogni tentativo di umiliare o rinnegare il patrimonio spirituale della Chiesa di Costantinopoli. Qualsiasi minaccia a Santa Sofia è una minaccia a tutta quanta la civiltà cristiana, e quindi anche alla nostra spiritualità e storia. Fino ad oggi per ogni fedele ortodosso russo Santa Sofia è un grande santuario cristiano.

Il compito di ogni stato civilizzato è di mantenere gli equilibri, di placare le contraddizioni nella società invece di inasprirli, di unire gli uomini invece di dividerli.

Oggi le relazioni tra la Russia e la Turchia si sviluppano molto intensamente. Però allo stesso tempo deve essere tenuto presente che la Russia è un paese a maggioranza cristiana ortodossa. Perciò qualsiasi cosa dovesse accadere a Santa Sofia, ciò provocherà un profondo dolore nel popolo russo.

Spero nella prudenza delle autorità turche. La preservazione dell’attuale status neutrale di Santa Sofia, uno dei capolavori più grandi della cultura cristiana, chiesa-simbolo per milioni di cristiani in tutto il mondo, favorirà ulteriore sviluppo delle relazioni russo-turche e il rafforzamento della concordia e pace interreligiosa.

La prudenza – a quanto pare – è venuta meno, prevale la volontà di innalzare muri e di fomentare i fanatismi di entrambe le religioni, chi esaltato dalla potenza del simbolo, chi indignato da quello stesso gesto. La via della pace è sempre in salita…




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