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Dio si irrita quando mi comporto male?

GOD THE FATHER

Cima da Conegliano | Public Domain

padre Carlos Padilla - pubblicato il 24/06/20

Com'è possibile che un Dio onnipotente guardi con compiacenza un figlio che si è allontanato e si è perduto facendo il male e sprecando la sua vita?

Spesso arrivo a pensare che il peccato sia molto più potente della grazia. È come quella macchia d’olio che si estende lentamente rovinando i miei vestiti, le mie cose, la mia vita. Una macchia d’olio che contamina tutto.

Forse per questo mi spaventa peccare, cadere, cedere. Sento che con quel peccato piccolo o grande che mi danneggia mi allontano da Dio.

Sento di aver gettato via tutti i miei sforzi di rettitudine, e allora dubito della misericordia di quel Dio che mi dice che è sempre disposto ad abbracciarmi, qualunque cosa faccia.

Ma io non sono così, e mi costa proiettare fuori di me un Dio così diverso. Com’è possibile che un Dio onnipotente guardi con compiacenza un figlio che si è allontanato e si è perduto facendo il male e sprecando la sua vita?

Credo che ogni volta che pecco, per omissione o azione, quel Dio onnipotente mi guardi con una certa reticenza, disposto a esigere la mia conversione.

Non riesco a controllare la paura che ho nel presentare a quel Dio tutte le mie azioni fallite, i miei errori, le mie negligenze.

La Bibbia, però, dice che la grazia sovrabbonda rispetto al peccato. Il peccato di molti uomini non vale nulla di fronte alla misericordia e alla grazia di un unico uomo, Dio e uomo. Mi è chiaro quello che Gesù ha detto quando ha chiamato Matteo il pubblicano:

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Ora andate e imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”.

Gesù mi chiede di credere molto più nel potere infinito e guaritore della sua misericordia che nella forza distruttiva del mio peccato. Commenta Juan Antonio Pagola parlando della misericordia di Gesù:

“L’abitudine di Gesù di sedersi a mangiare con loro. Il suo modo di agire. Scandalizza. Sedersi a tavola è il gesto più forte del profeta della misericordia. Come senza chiedere una penitenza. Non mantiene le distanze. È amico dei peccatori. Non si avvicina come maestro della legge. Offre amicizia e comunione”.

Desidero credere che il suo amore sia più forte e il suo perdono sia più grande. Che sia il profeta della misericordia che vuole sedersi con me.

Spesso, però, mi vedo a cercare di ripulire con un panno qualsiasi macchia nella mia condotta. Per paura del rifiuto di quel Dio misericordioso in cui dico di credere con tanta forza.

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Oggi voglio pensare che sia Gesù che apre il suo costato per donarmi una forza invincibile, un’acqua pura che purifica tutto. Una grazia che diventa più potente di qualsiasi mio peccato.

Oggi voglio pensare che la mia vita non consista nel condurre una vita ineccepibile impossibile per l’uomo. Perché vedo che anche la mia condanna e il ripudio del peccato di altri uomini nascondono qualcosa di peccaminoso.

Mi credo giustificato, e mi riempio di vanità. La superbia e l’orgoglio colmano la mia anima del veleno dell’autosufficienza. Inizio a vedere che solo io e il mio modo di fare le cose sono nel giusto. E gli altri vivono nell’errore o nel peccato.

Voglio vivere per fare il bene, e che la mia vita possa essere una testimonianza di quel bene che desidero. Mi sento povero e bisognoso nella mia debolezza. Ho bisogno che Dio salvi la mia vita.

Non voglio vivere riprendendo chi non agisce come dovrebbe. So che vivere senza peccare non è possibile, ma so che posso aprirmi alla grazia che mi rende una persona migliore e più capace di fare il bene.

Desidero vivere senza la tensione di chi vuole schivare a ogni costo il precipizio. Voglio vivere con la gioia di colui che sa di vivere continuamente tranquillo tra le braccia del padre, e si sente non più giustificato, ma semplicemente amato. E sa che la grazia che riceve dall’alto è ben superiore a tutte le sue mancanze.

E capisce che smettere di fare ciò che fa male a volte non è possibile, e altre volte sarà possibile solo se una forza dall’alto verrà a illuminare e ad accompagnare tutti i miei passi.

Mi piace pensare a quel Dio che mi viene incontro disposto ad accogliermi ogni mattina e a dimenticare tutti i miei rinnegamenti. Desideroso che possa donargli tutto il mio amore, quel piccolo amore che porto dentro.

Il pentimento fa parte del mio cammino di vita. Ricomincio continuamente dopo essere caduto. Non importa quante volte cado.

Torno sempre a dire a Gesù che lo amo al di sopra di tutto, e il mio cuore torna a guardare il cielo.

Ho bisogno della sua grazia per capire che Egli è molto più grande e potente di tutto ciò che non faccio o che faccio male. È Lui che mi salva dalla tristezza e dal pessimismo, e riempie la mia anima di gioia e speranza. Il suo perdono mi sostiene e mi riempie di pace.

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