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Sardegna, il governatore dice “sì” alle messe. I vescovi frenano: decidiamo noi

SANT'EUSTORGIO

A ntv-(CC BY-SA 3.0)

La basilica di Sant'Eustorgio a Milano, senza fedeli.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/05/20

"Ogni decisione spetta all'autorità ecclesiastica". E in Trentino, il vescovo precisa: chiese di nuovo aperte, ma solo per preghiere personali

Il governatore della Sardegna Christian Solinas ha aperto alle funzioni eucaristiche in chiesa nella Fase 2 dell’emergenza virus, ma i vescovi dell’Isola frenano.

Dopo l’annuncio dell’ordinanza dove, tra l’altro, si consentono, oltre ai funerali, anche le messe (in deroga, tra l’altro, a quanto stabilito dal Decreto emanato il 26 aprile dal presidente del Consiglio Conte), i vertici ecclesiastici dell’Isola hanno chiesto di poter fare ulteriori valutazioni, prima di dare il proprio assenso.

La nota dei vescovi

«I Vescovi sardi pur apprezzando l’attenzione che il Presidente Solinas ha rimarcato (…) verso l’apertura delle chiese alle ‘celebrazioni eucaristiche’ – ha detto il presidente della Conferenza episcopale sarda, monsignor Antonello Mura, a nome di tutti i prelati della Sardegna – si riservano di leggere e valutare il testo dell’ordinanza regionale che verrà firmata, tenendo conto che non sono stati consultati precedentemente e che decisioni di questo tipo competono unicamente all’Autorità ecclesiastica» (Unione Sarda, 2 maggio).

La posizione della diocesi di Cagliari

«La possibilità di poter celebrare con la presenza dell’assemblea liturgica corrisponde al forte desiderio dei fedeli e dei loro pastori, pertanto nei prossimi giorni, come previsto dal dispositivo regionale, potranno essere avviate, d’intesa con l’Autorità sanitaria regionale e con la Conferenza episcopale sarda, le opportune iniziative per l’indicazione delle apposite linee guida in vista dello svolgimento in sicurezza delle celebrazioni».

Lo scrive in una nota inviata ai parroci, il responsabile dell’ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Cagliari, monsignor Giulio Madeddu. Che precisa: «Solo a partire da quel momento, secondo le indicazioni che saranno fornite, sarà possibile celebrare con la presenza del popolo» (Sardinia Post, 3 maggio).

Le condizioni per tornare in chiesa (a pregare) in Trentino

A partire da giovedì 30 aprile sono riaperte le chiese della Diocesi di Trento per la sola preghiera personale. Lo ha disposto l’arcivescovo Lauro Tisi, sentite anche le Autorità provinciali e l’Azienda Sanitaria. Resta in vigore il divieto di qualsiasi forma di preghiera comunitaria e di qualsiasi convocazione dei fedeli.

L’indicazione della riapertura è stata comunicata ai parroci nel pomeriggio di lunedì 27 aprile, con l’invito a valutare quali delle chiese sul rispettivo territorio aprire al pubblico, preferendo quelle più spaziose. Nella nota si precisano anche alcuni accorgimenti necessari alla tutela della salute dei fedeli.

Mascherine e acquasantiere

Si potrà accedere esclusivamente alla chiesa più vicina al luogo di abitazione oppure a quella situata lungo il percorso consentito a ciascun fedele. L’accesso alla chiesa sarà possibile a condizione di evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi; sarà necessario igienizzare le mani all’entrata e all’uscita dalla chiesa, indossare la mascherina, rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro. Le acquasantiere rimarranno ancora vuote.

Ai parroci viene inoltre chiesto di garantire la presenza – durante gli orari di apertura della chiesa – di una persona che verifichi il rispetto delle prescrizioni.

“Ripensare un nuovo modo di vivere il Vangelo”

«La riapertura delle chiese che abbiamo concordato con le autorità provinciali e sanitarie – precisa il vescovo– rientra anche per noi in quella ‘fase-2’ che in questi giorni è la protagonista dei dibattiti e delle discussioni in corso a tutti i livelli».

«L’auspicio è che questo rientrare nelle chiese sia l’occasione per ripensare un nuovo modo di vivere ilVangelo, un nuovo modo di abitare il nostro tempo. Anche nelle ore più oscure – aggiunge monsignor Tisi – il Signore passa, è passato tanto in questi giorni e ci sta mostrando nuovi scenari e nuove opportunità. Evitiamo di finire in sterili polemiche e contrapposizioni: questa – conclude l’Arcivescovo – è l’ora per inventare, insieme, il nuovo» (La Voce del Nord Est, 30 aprile).


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