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5 sacerdoti che non potevano servire il proprio gregge come volevano

PRIESTS

Public Domain | Public Domain | Jennifer Udoka Igboanugo/CC BY-SA 4.0

Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 22/04/20

Ai fedeli manca la Messa, ma anche i sacerdoti stanno soffrendo, perché sentono la mancanza del proprio popolo. Padri, questi santi sono per voi!

Da varie settimane, i fedeli di buona parte del mondo non possono assistere alla Messa, e se possiamo ritrovarci a invidiare i sacerdoti che vediamo ricevere l’Eucaristia mentre celebrano la Messa trasmessa in televisione o al computer, è importante che i laici ricordino che i nostri sacerdoti odiano tutto questo. Non hanno scelto una vita da eremiti e non vogliono servire offrendo solo il Santo Sacrificio della Messa da soli. Vogliono distribuire l’Eucaristia, ascoltare Confessioni, battezzare bambini.

Cari sacerdoti, grazie per la vostra obbedienza, la vostra fedeltà, la creatività nel ministero e la vostra paternità spirituale. Vi offro questi intercessori, sacerdoti santi che sono stati separati dal proprio gregge, impossibilitati a servirlo come avrebbero voluto e come si aspettavano di fare. La loro testimonianza di santità vi incoraggi, e la loro intercessione faccia sì che questo periodo di esilio dal vostro popolo possa essere un’opportunità di grazia sconfinata.

Il beato Cyprian Michael Iwene Tansi (1903-1963) era parroco in Nigeria. Aiutava i suoi fedeli a costruire case, andava in bicicletta da un villaggio all’altro, ascoltava Confessioni per ore, difendeva i diritti delle donne e ha portato molte anime a Gesù. Era un testimone così valido che 70 dei suoi parrocchiani sono diventati sacerdoti. Padre Tansi, però, si sentiva chiamato alla vita monastica, e quindi ha lasciato la sua parrocchia per diventare trappista in Inghilterra, sperando di riuscire un giorno a tornare in Africa. Il pastore il cui ministero aveva portato tanto frutto era improvvisamente un novizio, a cui non veniva chiesto altro che ascoltare e a cui era impedito di ascoltare Confessioni. Per anni non ha potuto svolgere alcun ministero, e anche se alla fine gli è stato permesso di ascoltare nuovamente Confessioni è morto prima di riuscire a tornare in Africa.

San Pacifico di San Severino (1653-1721) era un sacerdote francescano, brillante predicatore che girava per le campagne finché non gli vennero delle piaghe ai piedi così profonde da impedirgli quasi di camminare. Si ritirò allora nel confessionale, dove era felice di servire il suo popolo ascoltando Confessioni per sei ore al giorno, finché perse l’udito. Dopo di ciò, si “accontentò” di celebrare la Messa, fino a quando perse anche la vista. In base a tutti i canoni terreni, Pacifico era inutile. Trascorse quasi 30 anni nel dolore e nell’isolamento, ma con la preghiera e la guida della sua comunità continuò a servire il popolo anche se non poteva più offrire i sacramenti.

Il beato Pietro Kibe (1587-1639) era un cristiano giapponese a cui venne più volte negato l’ingresso nella Compagnia di Gesù per via della sua razza. Alla fine andò a Roma per diventare sacerdote gesuita, poi trascorse otto anni in viaggio per tornare in Giappone. Affrontò tempeste e assalti dei pirati e rifiutò passaggi su navi che andavano in Giappone finché non costruì una propria imbarcazione per compiere l’ultimo tratto del suo viaggio. Anche un naufragio non riuscì a fermare questo sacerdote, che voleva stare accanto al suo popolo. Alla fine riuscì ad arrivare in Giappone, dove servì i cristiani clandestini per nove anni prima di essere tradito e martirizzato.

San Giovanni Roberts (1577-1610) era un convertito gallese e sacerdote benedettino clandestino in Inghilterra che non rinunciò mai al suo servizio al popolo. Arrestato, venne esiliato dall’Inghilterra, ma vi tornò per servire le vittime della peste. Arrestato una seconda volta, venne bandito ancora una volta, ma tornò quasi subito per servire ancora una volta come sacerdote clandestino. La terza volta in cui venne arrestato fu imprigionato per vari mesi prima di ssere mandato ancora una volta in esilio, dal quale tornò. Arrestato nuovamente, fuggì dalla prigione e tornò a esercitare il suo ministero. Arrestato per la quinta volta, venne bandito ma riuscì a intrufolarsi di nuovo nel Paese. Roberts venne arrestato per la sesta volta (in otto anni) e martirizzato. Fu un sacerdote che amò veramente il suo popolo fino alla fine.

San Teofilo il Penitente (m. 538) non è un esempio da imitare – almeno non nella sua risposta iniziale alle avversità. Arcidiacono di Adana, in Turchia, venne scelto come vescovo, ma rifiutò per umiltà. Sfortunamente, la sua umiltà non era abbastanza forte da sopportare la calunnia. Quando venne accusato di furto e rimosso dal suo ministero, Teofilo voleva vendicarsi a tutti i costi, e cercò un negromante che lo aiutasse a fare un patto col diavolo, rinunciando a Gesù e venendo la sua anima con un patto siglato con il sangue. Grazie al cielo Teofilo aveva una coscienza ben formata e si pentì presto, confessandosi pubblicamente e morendo tre giorni dopo.

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