di Mauricio Montoya
A molti di noi è accaduto varie volte che il periodo della Quaresima sia trascorso senza che abbiamo messo in pratica il proposito di offrire o qualche altro obiettivo che ci eravamo proposti di raggiungere. Il cuore resta inquieto e pensiamo: “E ora cosa posso fare per rimediare?”
Per aiutarvi a rispondere a questo interrogativo, vorrei condividere alcuni punti sull’offerta nella vita del cristiano, tenendo conto del fatto che dobbiamo innanzitutto sapere cosa offrire.
Sapevate che all’epoca di San Paolo si faceva già una colletta?
La cosiddetta “colletta per i santi” era una raccolta di beni a favore di quei cristiani di Gerusalemme che avevano bisogno di essere soccorsi dalle altre comunità cristiane, in particolare coloro che per via della persecuzione o dell’abbandono della vita precedente per seguire Cristo avevano lasciato o perso tutto, e che attraverso l’assemblea avevano chiesto a Paolo e a Barnaba di non dimenticarsi dei poveri (Gal 2, 10).
Queste collette, ha ricordato Benedetto XVI, hanno in San Paolo un forte senso di carità e di fede, di benedizione e di liturgia, visto che “amore per i poveri e liturgia divina vanno insieme, l’amore per i poveri è liturgia”.
Paolo chiedeva che la colletta per i poveri venisse raccolta i primi giorni della settimana, cioè il giorno del Signore (domenica, giorno della celebrazione), e che vi ciascuno dei membri della comunità offrisse i propri risparmi.
Chiedeva anche che questo avvenisse prima della sua visita alla città. Ad esempio, in 1 Corinzi 16, 1-3, chiedeva che venissero scelti alcuni membri degni di essere inviati con la colletta a Gerusalemme.
L’offerta ci permette di partecipare alla kenosis del Signore
Facendo un paragone con la generosa kenosis del Signore, che è il mistero in cui Cristo, essendo di condizione divina, si abbassa alla condizione umana (Filippesi 2, 6-11), Paolo chiede alle comunità di donarsi in modo uguale ai propri fratelli.
Li invita ad essere grandi nella carità come i membri di altre comunità (2 Cor 8). In questa sede è necessario chiarire che quando nella teologia paolina si parla di “poveri” si fa riferimento a Mt 5, 3: “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli”.
Parliamo della Chiesa che era chiamata alla povertà, alla piccolezza, e che stava anche affrontando problematiche per via della persecuzione, abbandono di beni e impieghi a causa della conversione alla fede cristiana.