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Come intendere la ricchezza dell’Eucaristia ora che non possiamo andare in chiesa?

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FamVeld | Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 11/04/20

di Mauricio Montoya

“Gesù è il Figlio primogenito di Dio, figlio che ammira e ama suo Padre, e che ogni giorno vuole offrirgli un regalo di azione di grazie, ma chiede ai fratelli di firmare la carta del regalo. Quel regalo è l’Eucaristia, e la firma dev’essere onorata essendo dono per la vita altrui” – padre Raniero Cantalamessa OFMC.

L’Eucaristia è l’azione di rendimento di grazie per eccellenza, oltre ad essere l’atto di donazione di Cristo come sacrificio gradito al Padre. Sacrificio che consiste nel fatto che Gesù si fa vittima di espiazione per noi, senza alcuna eccezione.

In questo tempo di quarantena in cui i nostri templi sono chiusi, molti di noi sono privati della celebrazione dell’Eucaristia “di presenza”, e ci resta solo la consolazione della sua celebrazione virtuale.

Siamo sinceri, non è lo stesso, già solo a partire dall’assenza dell’effetto sacramentale. Senza volermi addentrare in questo, vorrei che pensassimo al valore che ha l’Eucaristia nella nostra vita e nella nostra fede.

Offriamo un sacrificio a Dio

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Daniel Jedzura I Shutterstock

Nell’Eucaristia, il sacerdote offre a Dio il sacrificio dell’altare, ma una cosa che spesso trascuriamo è che noi, come sacerdoti battesimali, in unione al sacerdote che presiede la celebrazione liturgica, offriamo la nostra vita come offerta di questo sacrificio.

Le varie intenzioni, necessità o difficoltà con cui arriviamo al tempio ogni giorno, quando vengono consegnate a Dio diventano offerta dell’altare. È per questo che è necessario arrivare in chiesa in anticipo, per poter pregare e consegnare la nostra offerta a Dio.

E ora che non possiamo andare in chiesa?

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By winui | Shutterstock

In primo luogo, penso che il fatto di non avere la possibilità di andare al tempio e di celebrare l’Eucaristia ci abbia permesso di sentire la mancanza di questa ricchezza, di valorizzarla molto di più. In altre parole, è diventato reale il detto “Nessuno si rende conto di quello che ha finché non lo perde”.

Dico questo perché è capitato a tutti di essersi sentiti un giorno semplicemente pigri e di essere andati a Messa senza essere “collegati” totalmente. O peggio ancora, di esserci andati pur preferendo fare qualcos’altro.

Questi giorni in cui non possiamo andare in una chiesa ci hanno portati a provare un maggior desiderio di unirci a Gesù sull’altare. Non so se capita anche a voi, ma ogni volta che mi unisco alla celebrazione eucaristica attraverso i mezzi di comunicazione mi chiedo “Cosa proveremo quando torneremo nei nostri templi?”

L’Eucaristia è vivere di adorazione e unione con Dio

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By Aquarius Studio | Shutterstock

Come creature che siamo, riconoscendo umilmente la nostra piccolezza ci uniamo intimamente a Dio, e in questa unione siamo invasi da uno stupore di fronte al riconoscimento della sua grandezza e della sua bontà. Questo ci fa uscire da noi stessi e da quel piccolo mondo che possediamo, trasportandoci alla grandezza della presenza sacramentale del Signore nell’Eucaristia.

La nostra partecipazione attiva al sacramento eucaristico ci permette di partecipare all’amore senza fine che si dona a noi con infinita gratuità, il che deve portarci a una profonda adorazione della signoria onnipotente, buona e provvidente di Dio.

La bellezza della celebrazione liturgica, la sua armonia e la sua nobiltà, portano l’anima all’adorazione e all’unione con lo Spirito di Dio. Per questo, siamo chiamati a lasciarci trasportare da quello stesso Spirito in mezzo al silenzio, ai canti, all’ascolto della Parola, alla preghiera, ai gesti e agli ornamenti liturgici.

È lo Spirito che ci guida a un’adorazione piena e sincera di Dio. C’è una bellissima conferenza online che parla del mistero dell’Eucaristia, e forse in questo periodo di quarantena vi verrà voglia di vederla. Si intitola Conocer la misa para hacernos Eucaristía (Conoscere la Messa per diventare Eucaristia), e sono certo che possa esservi molto utile.

In questo periodo di isolamento, lo spazio per l’adorazione è l’intimità del cuore. È in questo momento che diventano concrete le parole del Vangelo che ci invitano ad andare nella nostra stanza e a pregare lì il Padre.

Riconosciamo la grandezza della misericordia e della bontà di Dio nella vostra vita, e sbocceranno le parole per pregare e adorare il Signore, che ci ascolta in ogni momento.

Non si tratta solo di celebrare l’Eucaristia, ma di essere Eucaristia

Questa pandemia, la quarantena e il fatto di non poter assistere agli atti liturgici devono portarci a scoprire una ricchezza della nostra fede che è quella di trasformare la nostra vita in Eucaristia. Sì, non spaventatevi, abbiamo tutti celebrato l’Eucaristia come sacerdoti battesimali che in unione al sacerdozio ministeriale celebrano un sacrificio gradito al Padre. La domanda che potremmo porci oggi è “Siamo Eucaristia?”

Nel Vangelo di Giovanni (4, 24), Gesù ci dice come dev’essere la nostra adorazione: “Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità”. Questa pericope del testo è servita nel corso degli anni a designare qualcosa di essenziale per la fede degli uomini: che la nostra preghiera, il nostro culto e la nostra celebrazione devono essere in spirito e verità.

Ciò vuol dire che deve nascere dal più intimo dell’essere e che nella più assoluta sincerità si deve unire al vivere la quotidianità. In poche parole, è un appello alla coerenza: celebrazione e vita.

Siamo quindi Eucaristia, e la nostra vita sia una testimonianza palpabile di quello che celebriamo e in cui crediamo. La preghiera e la spiritualità che viviamo siano così umili e sincere da irradiare come luce che illumina il mondo e come sale che dà sapore e vita alla società, arrivando a incarnare le parole di San Francesco d’Assisi “Predica il Vangelo in ogni momento, se necessario usando le parole”. La nostra vita annunci sempre Cristo.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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